Economia

L’Italia punta agli investimenti esteri con il reshoring. Ecco come:

"Riportare le produzioni in Italia da una parte e favorire gli investimenti esteri nel nostro Paese per lo sviluppo e il rilancio della nostra industria rappresentano due passaggi importanti"

L’Italia si fa bella per le imprese straniere, puntando tutto sul reshoring. Ma facciamo un passo indietro: fenomeno opposto all’off-shoring (delolcalizzazione), il reshoring (rilocalizzazione) si traduce – in questo contesto – come una manovra di politica economica e industriale volta ad attrarre gli investimenti nel Paese e perseguire, al tempo stesso, sia una strategia di “rientro” per le aziende che in precedenza avevano delocalizzato all’estero la produzione che di “accoglienza” verso le aziende presenti negli altri Paesi e che sono intenzionate ad investire in Italia.

Il fenomeno del reshoring

La pandemia ha modificato gli equilibri economici del settore produttivo: l’alto costo del lavoro (come accade in Italia), unito all’emergenza sanitaria e adesso la difficoltà relativa all’approvvigionamento delle materie prime, ha fatto sì che molte aziende delocalizzassero le produzioni o tornassero ad investire nel proprio Paese di origine, chiudendo stabilimenti, danneggiando l’indotto e tagliando numerose centinaia di posti di lavoro.

Come spiega un articolo del Sole 24 Ore, il reshoring

 Se applicato all’ambito economico europeo, trattasi quindi di cambiare strategia a livello di catena del valore globale (GVC, Global Value Chain) riportando in patria o in Europa parte della produzione delocalizzata altrove negli anni precedenti. 

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la maggior pare dei casi di reshoring fa riferimento al settore manifatturiero (86%). Le aziende impegnate in questo cambio di rotta operano principalmente in industrie high-tech (macchinari ed equipaggiamenti 8%, computer/elettronica/prodotti ottici 15%, equipaggiamento per trasporti/logistica 7%, ecc.). A livello dimensionale, nel 60% dei casi si tratta di aziende con più di 250 addetti.

Se analizziamo i dati a livello territoriale, il numero maggiore di casi di rilocalizzazioni proviene da aziende basate nel Regno Unito (17%), Italia (15%), Francia (14%), Danimarca (8%), Norvegia (8%) e Germania (7%). Sebbene spesso si faccia riferimento a produzioni nei Paesi asiatici, in realtà il 47% dei casi analizzati si riferisce ad aziende che hanno rilocalizzato da nazioni dell’Area Economica Europea (EEA), soprattutto dalla Polonia e Germania, contro un 42% da Asia, Cina in primis.

Il fenomeno economico del reshoring, tradotto in chiave italiana, si pone l’obiettivo di valorizzare il il marchio Made in Italy e di attrarre, per lo sviluppo del Paese, quanti più investitori esteri possibile.

La decisione del Governo sul reshoring

E’ notizia di questa mattina che è stata istituita al Ministero dello sviluppo economico una segreteria tecnica a supporto del Comitato interministeriale per l’attrazione degli investimenti esteri, in attuazione a quanto previsto nel decreto legge aiuti.

A questo organismo, che sarà coordinato dal dirigente generale Amedeo Teti (già alla guida della Task force per le imprese in difficoltà a causa del conflitto in Ucraina), sono attribuiti compiti inerenti alla ricognizione di potenziali investitori strategici esteri, l’elaborazione di proposte di investimento e di strategie di offerta settoriale, l’implementazione di banche dati, la creazione di uno ‘sportello unico’ che accompagni e supporti gli investitori esteri in tutti gli adempimenti e le pratiche necessarie ai fini della concreta realizzazione dell’investimento in Italia.

L’obiettivo della nuova struttura è di individuare potenziali investitori, facilitando gli investimenti nel nostro Paese attraverso una più forte sinergia con la rete di ambasciate e consolati del MAECI nonché favorendo la collaborazione con gli strumenti messi in campo dall’ICE e Invitalia, adoperandosi al contempo per superare eventuali lungaggini burocratiche attraverso sia il nuovo meccanismo di fast track sia per fronteggiare il fenomeno delle delocalizzazioni.

“Riportare le produzioni in Italia da una parte e favorire gli investimenti esteri nel nostro Paese per lo sviluppo e il rilancio della nostra industria rappresentano due passaggi importanti sui quali ho puntato molto”, dichiara il ministro Giorgetti. “Per il reshoring – aggiunge – non servono le chiacchiere ma strumenti concreti e coordinati. Credo che la strada che abbiamo individuato, con l’organismo guidato da Teti riuscirà a mettere a terra progetti avvalendosi di tutti gli strumenti a disposizione: dalla collaborazione con gli altri ministeri alle opportunità offerte dal PNRR. Lavorando in sinergia con altre direzioni del ministero e con strategie a breve, medio e lungo termine, sarà possibile dare nuovi strumenti alla nostra industria”, conclude il ministro.

Federica Colucci

Napoletana, classe 1990, Federica Colucci è giornalista, HR e communication specialist. Già responsabile della comunicazione dell'Assessorato al Lavoro e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli, ha come expertise i temi del lavoro, del welfare e del terzo settore. È l'anima e la coordinatrice di F-Mag.

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