Crollano le visualizzazioni dei siti web. La causa è la pandemia da Covid-19
Perché crollano le visualizzazioni dei siti web? La pandemia da Covid-19 ci ha costretti all’improvviso a nuovi stili di vita, la limitazione imposta sugli spostamenti, il distanziamento sociale, la chiusura di molte attività commerciali e lo smart-working, ha incrementato il tempo di permanenza presso le nostre abitazioni in modo esponenziale.
Ed è così che da Febbraio 2020, per la prima volta nella storia, tutti gli abitanti della Terra, hanno dovuto uniformarsi ad un nuovo stile di vita, impensabile fino a pochi mesi fa. La permanenza in casa ha limitato se non annullato le nostre attività sociali e fisiche, incrementando l’utilizzo dei servizi internet, dalla semplice posta elettronica, ai sistemi di videoconferenza, ai social, fino alle forsennate ricerche sul web.
I primi a subire un incremento del traffico internet e ad adeguare i loro sistemi, sono stati i servizi di video streaming, tra cui Netflix, Amazon Prime e simili. Ma ad avvantaggiarsi di tali limitazioni sono stati soprattutto i siti web e in particolar modo le ricerche sui motori di ricerca. Dalle analisi che ho estrapolato su circa 100 siti web di vario genere, sia orizzontali che portali verticali tra cui sport, e-commerce, giardinaggio, tecnologico, ecc., l’incremento del numero di visite è stato peri al 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
E’ stato un periodo d’oro per chi lavora in ambito SEO, ha ottenuto di più, lavorando di meno, molto di meno, il numero di ricerche su Google, ogni mese a partire dal mese di Febbraio è aumentato mese dopo mese, ed ecco che sono nati nuovi visitatori, costretti in casa, impossibilitati nel fare altro.
Guardando i grafici relativi la diffusione della pandemia, questi seguono in modo pedissequo l’incremento dei visitatori dei siti web. Per chi fosse interessato all’importanza e al numero utile di visitatori sul proprio sito web, lo rimando ad un post che scrissi alcuni anni fa, ma ancora perfettamente utile ai giorni d’oggi.
Proprio a partire dal mese di febbraio 2020, la curva dei positivi da covid-19 inizia la sua “triste” salita, costringendo i Governi alla chiusura delle attività e l’introduzione di insolite restrizioni sui nostri movimenti. Identica impennata si ha sui siti web, tendenzialmente le pagine ricercate sui motori di ricerca aumentano, ed è così che fino a Marzo 2021, in modo più o meno uniforme gli altre 100 siti analizzati, visualizzano una impennata nelle visite, mediamente del 35%.
Dopo la salita il crollo delle visite web
Al partire dal mese di Marzo 2021, la campagna vaccinale e la conseguente minore diffusione della pandemia, sta via via consentendo finalmente attività all’aperto, maggiormente intensificate dopo oltre un anno e mezzo di “reclusione”.
La curva della pandemia pertanto dal mese di marzo 2021 inizia fortunatamente e inesorabilmente la sua discesa e allo stesso modo, diminuisce rapidamente anche la curva relativa alle visite ottenute dai siti web, che risulta più bassa rispetto al traffico web dello stesso periodo del 2019, epoca precedente alla pandemia.
Ciò è dovuto ad un minore utilizzo di internet a partire da Marzo 2021, diversamente da alcuni mesi fa unico passatempo durante le giornate di “clausura” che tutti ricorderemo.
Va posto rimedio, prima che il crollo sia inesorabile
In definitiva in questi giorni, crolla il traffico web e crolla anche chi si era pavoneggiato su un migliore posizionamento sui motori di ricerca, anzi ha peggiorato il risultato, alcuni siti web hanno smesso di macinare visite per la prolungata carenza di originalità nei post inseriti e nel mancato adeguamento del nuovo modo di utilizzare i motori di ricerca. Altri invece non hanno investito nelle giuste tecniche di posizionamento, proprio quando durante la pandemia era necessario, perdendo ulteriormente visite.
Crolla anche il tempo di permanenza per pagina web
Un dato interessante è invece quello della permanenza sulle pagine web, mentre nel periodo pandemico il numero di visite ha subito un’impennata, nello stesso periodo invece il tempo di permanenza nelle pagine, che denota un reale interesse del visitatore ai contenuti, ha subito una riduzione del 15% circa. Ciò vuol dire che gli utenti hanno iniziato a cercare di più, ma al minimo problema del sito web sono andati via subito.
Questo evidenzia come la maggior parte dei siti web, ed in particolare quelli che mediamente hanno un tempo di permanenza per pagina sotto i 25 secondi, pur avendo avuto un incremento di visite, risultano inadeguati ai visitatori più attenti e utili. Questa pandemia ci ha insegnato che i siti web devono essere veloci, rapidi, diretti all’informazione strettamente necessaria a quanto ricercato sui motori di ricerca e soprattutto costantemente aggiornati nei contenuti.