Dopo il boom del 2021, il valore complessivo delle criptovalute sul mercato finanziario è diminuito del 65%: secondo le rilevazioni Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa), nel corso del 2022 il calo registrato dalle criptovalute ha raggiunto i minimi in termini di valore di mercato.
Un dato che spinge a fare numerose considerazioni, fra cui una valutazione reale dei rischi connessi alle criptovalute – soprattutto per i “consumatori” più inesperti – e la capacità delle stesse di permeare il mercato economico.
E, d’altra parte, l’esistenza delle criptovalute stesse rendono forse ancora più urgente l’ufficializzazione dell’Euro Digitale, la prima crypto-moneta europea ancora in fase di sperimentazione? Ma andiamo con ordine.
Criptovalute, quanto interesse suscitano?
Secondo l’analisi del Consob sulle criptovalute, il mercato a queste afferenti rappresenta solo una piccola percentuale del valore complessivo dei mercati americani (1,9%), asiatici (2,6%) ed europei, mediorientali e africani (3,6%). Questo suggerisce che, nonostante l’interesse generato dalle criptovalute, il loro impatto complessivo sui mercati finanziari globali è ancora relativamente limitato.
In Italia, inoltre, sebbene la percentuale di popolazione che possiede criptovalute è ancora relativamente bassa rispetto ad altri Paesi europei e internazionali, l’Osservatorio Consob ha rilevato un aumento sia del numero di investitori che scambiano criptovalute, sia dell’interesse generale per questo tipo di attività. Questo interesse è alimentato, tra le altre cose, dalle aspettative di guadagni facili e dalla tendenza delle persone a sovrastimare le proprie conoscenze in materia.
Proprio per questo motivo, si rilevano come necessari e “prioritari, in una prospettiva di tutela, la comprensione e il monitoraggio di fenomeni innovativi, quali i mercati delle cripto attività, che vedono i risparmiatori inconsapevolmente esposti a nuove fonti di rischio, per le quali l’ordinamento vigente non risulta ancora sufficientemente attrezzato”.
Ed è in questo quadro che si inserisce l’Euro Digitale. Vediamo come.
Perché è necessario una criptovaluta ufficiale come l’Euro Digitale
“L’irrompere sul mercato delle cryptocurrency e delle piattaforme di loro negoziazione e integrazione con gli strumenti finanziari tradizionali ha accresciuto le difficoltà di trovare una soluzione all’insieme dei problemi che esse pongono all’attenzione delle autorità di vigilanza” spiega il presidente della Consob, Paolo Savona, nel suo discorso al mercato finanziario.
E sottolinea: “un contributo alla soluzione congiunta del problema passa dall’applicazione di queste tecniche alla creazione di forme nuove di moneta ufficiale, denominate ‘digitali’ o Cbdc (Central Bank Digital Currency), che se opportunamente regolate, consentirebbero di escludere l’uso monetario legale delle cryptocurrency”.
L’Euro Digitale, in questo contesto, rappresenterebbe la forma di moneta digitale emessa dalla BCE come complemento all’euro fisico esistente. Infatti, l’obiettivo finale è quello di fornire un mezzo di pagamento elettronico sicuro e stabile per i cittadini e le imprese dell’area euro.
Finora, è in fase di sperimentazione perché l’adozione dell’Euro Digitale nel portafogli delle cirptovalute comporta una serie di sfide tecniche, legali e di sicurezza che richiedono una valutazione approfondita. La BCE, infatti, sta attualmente analizzando gli aspetti tecnici e legali dell’euro digitale, oltre a condurre consultazioni con il pubblico e gli stakeholder per raccogliere opinioni e valutare gli impatti potenziali.
L’idea di un’euro digitale è stata stimolata da diversi fattori, tra cui l’aumento dei pagamenti digitali, l’innovazione tecnologica nel settore finanziario e l’emergere di criptovalute private come Bitcoin e altre. E per il Presidente della Consob
“La conseguenza dell’introduzione e della diffusione di monete ufficiali a registro veramente decentrato, come la blockchain dei bitcoin – ha detto Savona – sarebbe di demonetizzare i depositi bancari e indirizzare l’operatività delle banche nell’alveo della gestione del risparmio, senza però privarle della possibilità di continuare le loro prestazioni nel sistema dei pagamenti in regime di concorrenza”.
Un riforma di cui, ha sottolineato il presidente Consob
“beneficerebbero sia le scelte di politica monetaria, perché stabilirebbero una più diretta trasmissione dei loro effetti all’economia reale, sia le gestioni delle banche che, liberatesi dell’assillo di una possibile fuga di depositi, potrebbero governare meglio l’equilibrio tra le scadenze dei loro passivi e attivi, la cui alterazione è la causa principale di molte crisi bancarie e fonte di rischi sistemici”.
L’Euro Digitale, tuttavia, sarebbe una forma di moneta digitale centralizzata, emessa e controllata dalla BCE, a differenza delle criptovalute decentralizzate come Bitcoin. Ma avrebbe il vantaggio di rappresentare un caposaldo dell’economia digitale europea, in particolare se riuscirà ad abilitare gli intermediari vigilati a sviluppare su di esso servizi innovativi a valore aggiunto, permettendo di soddisfare esigenze attualmente non soddisfatte o di semplificare i processi esistenti e di espandere l’offerta di servizi e prodotti innovativi alla clientela. Vedremo cosa accadrà.