Ci siamo lasciati, nella scorsa puntata, chiedendoci “A che punto siamo con l’Euro digitale?“. Era lo scorso ottobre e la BCE, la Banca Centrale Europea informò che era partita la sperimentazione sulla moneta digitale che avrebbe rafforzato il mercato unico europeo con una nuova stablecoin. Ma facciamo un passo indietro per capire meglio.
Euro digitale… di che parliamo?
Lo scorso anno abbiamo assistito al boom delle criptovalute: parole come bitcoin, blockchain, criptomonete e affini sono entrate nel parlare quotidiano. Questo perché gli investimenti in asset digitali e criptovalute, in tutto il mondo, sono cresciuti in modo esponenziale. E se, da una parte, molti Paesi hanno posto un freno attraverso regimi fiscali più o meno stringenti (soprattutto per evitare il traffico illecito di denaro), a livello globale si è compresa la potenzialità economica di trasferire somme di denaro in modo sicuro, tracciato e stabile attraverso un clic.
L’Europa, sulla scia di questa nuova possibilità, non poteva restare a guardare: quasi tutti i Paesi (dalla Russia all’India, passando per i dollari digitali) si stavano attrezzando per garantire ai propri cittadini una fetta del mercato della moneta digitale. L’Euro digitale, pertanto, nasce – dopo una lunga valutazione – come una sperimentazione in cui un euro digitale è una moneta della banca centrale, cioè garantita da una banca centrale, designata a soddisfare le esigenze dei cittadini. Pertanto, sarebbe priva di rischi e rispetterebbe la privacy e la protezione dei dati. Le banche centrali hanno il mandato di preservare il valore della moneta, indipendentemente dalla sua forma, fisica o digitale.
Riassumendo gli obiettivi che si era posta la BCE nello scorso autunno, c’è da chiarire che la sperimentazione serve proprio a comprendere come e in che modo l’emissione di un euro digitale impatterà sugli usi economici di cittadini e aziende, per questo si lavora nell’ottica di trovare soluzioni che siano prive di rischi. Ad ogni modo, gli affezionati al contante possono stare tranquilli: l’Euro digitale è una criptovaluta immaginata per integrare l’utilizzo del contante, non per sostituirlo. Il contante continuerà a essere disponibile nell’area dell’euro, in quanto l’euro digitale risponderebbe alle nuove esigenze dei consumatori in termini di strumenti di pagamento digitali rapidi e sicuri.
La decisione finale sull’Euro digitale
Nelle scorse ore, dunque, il consiglio direttivo della Bce ha informato che deciderà nel prossimo autunno se passare o meno alla “fase realizzativa” dell’euro digitale. Lo spiega Fabio Panetta, membro del comitato esecutivo della banca centrale, in audizione alla commissione Econ del Parlamento Europeo.
“Continueremo la nostra fase di indagine nel 2023 – dice – e coinvolgeremo regolarmente la commissione Econ nel nostro lavoro. Insieme alla Commissione Europea, stiamo ancora analizzando un possibile modello di compensazione per l’euro digitale. Parallelamente, stiamo rivedendo tutte le opzioni di design. Stiamo anche ultimando il lavoro sui prototipi”.
“Discuterò tutti questi argomenti con voi nei prossimi mesi – continua – prima che il Consiglio direttivo approvi qualsiasi opzione di progettazione e distribuzione. In autunno si concluderà la nostra fase di indagine. Solo a quel punto il consiglio direttivo della Bce deciderà se passare alla fase realizzativa. Passare alla fase realizzativa non significa emettere l’euro digitale. Durante questa fase svilupperemmo e testeremmo le soluzioni tecniche e gli accordi commerciali necessari per fornire e distribuire eventualmente un euro digitale, se e quando deciso”.
“L’eventuale decisione del Consiglio direttivo di emettere un euro digitale verrebbe presa in una fase successiva e solo dopo che il Parlamento e il Consiglio dell’Ue avranno adottato l’atto legislativo. Il progetto dell’euro digitale è una vera iniziativa europea. E non è solo un progetto tecnico: ha una chiara dimensione politica, in considerazione delle sue ampie implicazioni sociali. Tutti i responsabili politici europei devono quindi fare la loro parte, tenendo presenti i nostri rispettivi ruoli e mandati. E dobbiamo sempre cercare un ampio sostegno da parte dei cittadini europei”, conclude Panetta.