È stato accolto qualche settimana fa con toni trionfali, ma lo stop all’iter per decarbonizzare le auto europee è stato – appunto – uno stop. Temporaneo. La posizione di Germania, Italia e Polonia nel giro di qualche settimana è diventata soprattutto la posizione dell’Italia, con la Germania che si è defilata dal gruppo per votare nelle scorse ore a favore della sola registrazione di nuove auto con emissioni di anidride carbonica pari a zero dal 2035 in poi. L’Europa quindi – attraverso il suo Consiglio – conferma la volontà di perseguire l’obiettivo emissioni zero per il comparto dei veicoli.
Questo però non si traduce più in sole auto elettriche perché il motore a scoppio al momento è destinato a sopravvivere alla scure del 2035.
L’eccezione alle auto elettriche che conferma la regola
L’eccezione al regolamento riguarda i carburanti sintetici (c.d. e-fuels), che potranno essere utilizzati per alimentare motori a combustione interna anche dopo il 2035. Si tratta di un’eccezione limitata ma che potrebbe riscrivere in parte le regole del gioco.
La partita ora si sposta quindi su un altro piano: quali carburanti sono da considerarsi amici della natura? In una fase delicata in cui l’attenzione sui proclama green è elevatissima (si veda la questione del green claims) c’è ad esempio la proposta di Forza Italia (a firma di Massimiliano Salini, che è stato relatore del Partito Popolare Europeo in commissione Trasporti) che chiede di includere anche i biocarburanti tra i CO2 neutral fuels (carburanti neutrali per emissioni) in quanto “tutti sanno che la neutralità di e-fuels e biocarburanti si fonda egualmente sulla compensazione della Co2: se questa modalità di calcolo delle emissioni, detta Life cycle approach, vale per un tipo di combustibile, deve valere anche per l’altro. Entrambi sul punto sono tecnicamente neutri”.
Al momento non sembra però che l’Europa sia aperta ad altre deroghe dopo quella già sudata sugli e-fuel che strizza l’occhio principalmente ai cugini tedeschi e – stando a qualche autorevole osservatore – alle loro beghe interne. Inoltre, come sottolinea Adnkronos, la “Commissione Europea ufficialmente non si espone troppo, ma nel testo della dichiarazione allegata al regolamento si parla esclusivamente di Rfnbo, acronimo da business school che sta per Renewable Fuels of Non-Biological Origin, definizione che non include i biocarburanti“.
L’Italia “si farà trovare pronta”
“Sugli e-fuel possiamo diventare i primi perché ci mettiamo già quasi 4 miliardi di euro nel campo della ricerca non temiamo nessun altro; sui biocarburanti siamo pronti ad andare avanti per dimostrare la neutralità per quanto riguarda la captazione e a valle le emissioni”. Così torna sull’argomento il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin nel suo intervento durante il Forum per l’intermodalità sostenibile di Roma.
Pichetto Fratin ostenta ottimismo (“È un percorso che può portare il nostro Paese ad essere all’avanguardia nella decarbonizzazione al 2030 e al 2050”, afferma) nonostante i toni siano completamente diversi rispetto a qualche settimana fa.
“Il Governo italiano – aggiunge – investe sull’idrogeno 3,6 miliardi; la partita degli e-fuel l’avremo tra 7-8 anni, c’è chi dice 10 con un investimento come quello che stiamo facendo a livello dell’idrogeno e anche con il trasferimento dall’Africa di idrogeno o corrente elettrica, possiamo diventare anche i primi produttori di e-fuels“. E sui biocarburanti Pichetto Fratin si sbilancia. “Voglio l’apertura sulla scientificità e non sull’ideologia: se riusciamo ad arrivare con la ricerca ad una compensazione, se la captazione supera l’emissione, quel carburante ha la neutralità ed è idoneo; chiaro che va dimostrato scientificamente”.
Stellantis: “Decisione andava presa prima”
“Stellantis sarà assolutamente pronta per rispettare” la scadenza del 2035 data dall’Unione Europea, ma “la decisione su questo punto andava presa prima, magari nel 2014 o 2015”. Musica e parole di Carlos Tavares, ad di Stellantis, che direttamente dal Freedom of Mobility Forum ricorda che “il settore automobilitico ha dimostrato di poter essere ‘carbon neutral’ […] eppure deve fare i conti con un approccio dogmatico”.
“Stiamo imponendo una tecnologica unica al posto di una competizione salutare”, aggiunge Tavares evidenziando i possibili problemi legati all’elettrificazione forzata come quello “della carenza di materie prime” per la realizzazione di tutte le batterie richieste dal bando UE. “Neppure i Parlamenti – chiosa amaramente sarcastico Tavares – possono sconfiggere la fisica”.