La direttiva europea sulle case green è una bomba ad orologeria destinata ad esplodere. E il Governo è ancora in grado – almeno fino al mese di giugno – di intervenire e porre rimedio a delle regole che sono inapplicabili alla quasi totalità del patrimonio immobiliare italiano.
Ma facciamo un passo indietro per comprendere meglio i contorni della “questione case green” e cosa comporta, in termini pratici, l’applicazione della direttiva europea.
Case green, che sta succedendo?
Secondo la direttiva dell’Unione Europea – di cui abbiamo già parlato – l’intero patrimonio immobiliare italiano (ma non solo) va ristrutturato per essere sostenibile e con un impatto energetico minore.
In altre parole, rispetto al “purché se ne parli” dei mesi scorsi, il Parlamento europeo ha dato il primo sì e c’è una data, o meglio un anno, per migliorare energeticamente le case di tutti gli italiani.
La commissione per l’industria, la ricerca e l’energia dell’Europarlamento ha dato in queste ore, come da timeline, il via libera alla proposta di revisione della direttiva sulle performance energetiche degli edifici e il testo approvato in commissione recita più o meno così: gli edifici residenziali (di tutti i 27 Paesi membri) dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e di tipo D entro il 2033.
Lo scorso martedì, inoltre, il Parlamento Europeo ha approvato il mandato negoziale su una proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni e ridurre consumo energetico e emissioni nel settore edilizio.
L’obiettivo della proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, quindi di rendere le case green, è una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ristrutturare un più ampio numero di edifici inefficienti sotto il profilo energetico e migliorare la condivisione delle informazioni sul rendimento energetico sono altri obiettivi della proposta.
Secondo la direttiva sulle case green, inoltre, gli edifici dell’Unione Europea sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha approvato una proposta legislativa di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che fa parte del pacchetto “Pronti per il 55%”. Con la nuova normativa europea sul clima del luglio 2021 entrambi gli obiettivi per il 2030 e il 2050 sono diventati vincolanti a livello europeo.
Insomma, quello di efficientare il patrimonio immobiliare europeo e rendere le case green è un obiettivo del tutto nobile e da perseguire. Ma in Italia, in realtà, la situazione rischia di essere più complicata di come sembra sulla carta, soprattutto a valle della bomba scoppiata sul superbonus.
Case green e case italiane: si può fare o no?
Secondo Unimpresa, la direttiva europea sulle cosiddette case green
“è una bomba che sta per esplodere che corre il rischio di paralizzare il mercato immobiliare del nostro Paese. Senza correzioni, l’Italia avrà problemi grandissimi per quanto riguarda la concessione di mutui per l’acquisto di abitazioni e sorgeranno difficoltà consistenti per l’erogazione di prestiti alle piccole e medie imprese concessi sulla base di garanzie immobiliari”.
Questo perché
“con le nuove regole europee – che entreranno in vigore a giugno con un cronoprogramma a tre tappe: 2027, 2030, 2033 – gli immobili ‘fuori legge’, quelli che non rispettano i nuovi requisiti di efficienza energetica, subiranno inevitabilmente un deprezzamento: ciò, dunque, avrà effetti sia sui nuovi mutui sia sui nuovi prestiti, in particolare alle pmi, sostenuti da garanzie immobiliari“.
Unimpresa in un documento spiega che la situazione in cui si troveranno i proprietari degli 8 milioni di immobili da adeguare agli standard energetici Europei, il 60% del totale, è accostabile a quella di chi è responsabile di un abuso edilizio. Secondo Unimpresa, quando il perito della banca farà le opportune verifiche su un immobile posto a garanzia di un mutuo o di un prestito, la procedura potrebbe bloccarsi di fronte alla constatazione di “irregolarità” proprio sul concetto di case green.
“Significa che le banche – e ci risulta che qualche gruppo sita già ragionando in questi termini – potranno dare mutui di importo molto più basso, perché le case non “a norma” avranno meno valore in termini di garanzie rispetto all’importo del mutuo erogato“.
Tradotto in altri termini: perché è pericolosa la direttiva sulle case green?
“Chi vuole comprare una casa non ancora ristrutturata e andrà in banca per il mutuo, avrà quindi problemi e un piccolo imprenditore che vorrà finanziare la sua nuova attività o avrà bisogno di liquidità per fare investimenti potrebbe avere seri problemi a utilizzare il suo immobile come garanzia. Tutto questo vuol dire che i prezzi delle case potrebbero crollare e il mercato immobiliare, conseguentemente, potrebbe correre il rischio di paralizzarsi” afferma Unimpresa.
“Ci troviamo in questa situazione perché, come sempre, le regole europee vengono disegnate sugli standard dei paesi del Nord, dove ci sono situazioni molto diverse rispetto all’Italia. È la politica italiana che in Europa non si fa sentire e conta zero” spiega il consigliere nazionale di Unimpresa, Cristiano Minozzi.
Quale potrebbe essere, allora, la soluzione per contrastare la direttiva sulle case green o almeno adeguarla al contesto italiano?
“A nostro avviso, occorre fare due cose: la prima è compito del governo, che deve intervenire a Bruxelles sulla direttiva che è già stata approvata dal Parlamento europeo.
C’è tempo fino a giugno per correggere la norma, da una parte adattando le nuove regole, cercando di inserire adattamenti Paese per Paese, secondo le differenze di ciascun “parco” immobiliare; dall’altra, altrettanto importante, allungando i tempi entro i quali sarà obbligatorio ristrutturare le abitazioni e gli edifici, per renderli più efficienti sul piano energetico.
La seconda cosa da fare, in Italia, quindi è sempre compito del Governo, è mettere mano al sistema degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie, per renderli strutturali e permanenti. Occorre trovare nuovi sistemi per consentire ai proprietari di immobili di avere incentivi” aggiunge Minozzi.