Un ulteriore passo in avanti sull’attuazione del Chips Act arriva dal Parlamento Europeo: dopo l’appuntamento di circa tre settimane fa, si passerà adesso ad una fase negoziale con i Paesi membri dell’Eurozona.
Chips Act: a che punto eravamo
Ma andiamo con ordine. Nella “puntata precedente” del Chips Act sono state presentate due proposte di legge, una pura sul “Chips Act” con l’obiettivo di rafforzare la capacità tecnologica e l’innovazione nell’ecosistema dei semiconduttori nell’Eurozona; una seconda sul Chips Joint Undertaking (o impresa comune dei chip), per aumentare gli investimenti per lo sviluppo di questo tipo di ecosistema europeo.
In altre parole, con le proposte di legge presentate in precedenza, verrebbe creata una rete di centri di competenza per affrontare la carenza di competenze e attrarre nuovi talenti nella ricerca, nella progettazione e nella produzione. La legislazione sosterrebbe anche progetti volti a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Unione Europea attirando investimenti e costruendo la capacità produttiva.
Perché e a cosa è utile il Chips Act europeo
Ancora un attimo di pazienza prima di procedere nel delineare le novità delle scorse ore. Per avere una visione completa, infatti, è necessario comprendere il contesto in cui si è mossa l’Unione Europea: secondo un’indagine svolta dalla Commissione, solo nel 2020 (anno di inizio della pandemia globale) sono stati fabbricati in tutto il mondo più di mille miliardi di microchip, pari a circa 130 chip per ogni abitante del pianeta Terra.
Chip, microchip e semiconduttori si trovano ovunque al giorno d’oggi: sono essenziali per i cellulari, i computer, gli elettrodomestici, le automobili, le apparecchiature industriali e altro ancora. Proprio nel corso della congiuntura pandemica, tuttavia, è stata evidente la stretta dipendenza dell’eurocontinente dagli approvvigionamenti esteri: basti ricordare, ad esempio, il rallentamento (se non in alcuni casi il blocco) del mercato dell’automotive, tremendamente compromesso nella produzione proprio per la carenza di semiconduttori.
In questo senso, quando è stato approvato, il Chips Act ha previsto un investimento di 10 miliardi di euro dall’Unione Europea, 30 dai programmi Horizon 2030 e Next Generation EU e 5 da investitori privati (fra cui Intel) e il macro obiettivo strategico di portare la produzione interna di semiconduttori e microchip almeno al 20% entro il 2030.
Il Chips Act, pertanto, è visto come necessario in un’economia sempre più spinta dall’innovazione tecnologica e dal bisogno di microchip e semiconduttori, per rendere l’Eurocontinente più indipendente e competitivo sul mercato globale e in quello interno, assicurando ai Paesi membri non solo un approvvigionamento interno ma una maggiore concorrenzialità sul piano mondiale.
Il prossimo step del Chips Act
Tornando a noi, nelle scorse ore il Parlamento ha definito la sua posizione negoziale su due progetti di legge: uno sul “Chips Act”, che mira a rafforzare la capacità tecnologica e l’innovazione nel settore dei semiconduttori, e un secondo sull’impresa comune “Chip” per aumentare gli investimenti e rafforzare l’ecosistema industriale europeo dei semiconduttori.
Per quanto riguarda il Chips Act, i deputati hanno approvato il testo adottato dalla commissione industria, che propone misure per sostenere la produzione i semiconduttori di nuova generazione e dei microchip quantistici, e la creazione di una rete di centri per affrontare la carenza di competenze e attrarre nuovi talenti in materia di ricerca, progettazione e produzione.
Il relatore per il Chips Act Dan Nica (S&D, RO) ha dichiarato:
“Il Chips Act dell’UE dovrebbe affermare l’Europa come attore chiave nell’arena globale dei semiconduttori. Non solo il bilancio deve essere commisurato alle sfide e finanziato con denaro fresco, ma l’UE deve essere leader nella ricerca e nell’innovazione, avere un ambiente favorevole alle imprese, un processo di autorizzazione rapido e investire in una forza lavoro qualificata per il settore dei semiconduttori. Il nostro obiettivo è garantire la crescita in Europa, prepararsi alle sfide future e disporre dei giusti meccanismi per affrontare le crisi”.
Si vogliono inoltre sostenere i progetti che mirano ad aumentare la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Unione Europea, attirando investimenti e sviluppando la capacità produttiva. Infatti, i deputati vogliono istituire un meccanismo di risposta alle crisi, bastato sulla valutazione della Commissione dei rischi per l’approvvigionamento di semiconduttori e su una serie di indicatori negli Stati membri, che potrebbero far scattare un’allerta a livello europeo.
Tale situazione consentirebbe alla Commissione di introdurre immediatamente misure di emergenza, come stabilire una lista di priorità per la fornitura di prodotti particolarmente colpiti dalla carenza, o effettuare acquisti comuni per gli Stati membri.
La relatrice sull’impresa comune Chip Eva Maydell (PPE, BG) ha dichiarato:
“I microchip sono parte integrante della transizione digitale e verde dell’UE, nonché della nostra agenda geopolitica. Chiediamo nuovi finanziamenti che riflettano l’importanza strategica del settore europeo dei chip. Anche i partner e i concorrenti dell’Europa stanno investendo molto nei loro impianti di semiconduttori, nelle loro competenze e nell’innovazione.
Forse non abbiamo l’enorme potenza finanziaria degli Stati Uniti, ma il bilancio offerto dalla Commissione e dal Consiglio deve riflettere la serietà della sfida”.
Cosa avverrà nel prossimo futuro in merito al Chips Act allora? Il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con i Governi degli Stati membri su entrambi i dossier. Occorrerà capire come si evolverà la situazione nei prossimi mesi per comprendere se l’Europa unita potrà essere in grado di perseguire l’obiettivo che si è posta.