Che l’Europa – la Commissione Europea – avesse promosso e adottato il Chips Act lo sapevamo da un po’ di tempo: era lo scorso febbraio e, a valle della congiuntura pandemica e dei suoi effetti sulle economie globali, si era palesato in tutta la sua complessità il fatto che l’Eurozona vivesse sotto lo scacco di altre potenze mondiali (e non sapevamo ancora della guerra fra Russia e Ucraina…) rendendosi “dipendente” dalle forniture altrui di materiali cibernetici come chip e semiconduttori.
Fino a quel momento, infatti, l’Unione Europea nel suo complesso deteneva soltanto una fetta pari al 10% del mercato transcontinentale divenendo – viste le complessità su scala globale – un obiettivo facile di logiche di mercato concorrenziali, in primis quelle dettate dalla Cina.
In un’economia sempre più spinta dall’innovazione tecnologica e dal bisogno di microchip e semiconduttori, con il Chips Act l’Europa si era posta un anno fa l’obiettivo di rendersi più indipendente e competitiva sul mercato globale e in quello interno, assicurando ai Paesi membri non solo un approvvigionamento interno ma una maggiore competitività sul piano mondiale.
Un obiettivo ambizioso, che nelle scorse ore ha visto aggiungersi alla strategia due nuovi tasselli legislativi attraverso il Parlamento Europeo: si tratta di due progetti di legge, uno sul “Chips Act” che mira a rafforzare la capacità tecnologica e l’innovazione nell’ecosistema dei semiconduttori nell’Eurozona e un secondo sul Chips Joint Undertaking per aumentare gli investimenti per lo sviluppo di questo tipo di ecosistema europeo.
I “passi avanti” del Chips Act
Secondo un’indagine svolta dalla Commissione Europea, solo nel 2020 (anno di inizio della pandemia globale) sono stati fabbricati in tutto il mondo più di mille miliardi di microchip, pari a circa 130 chip per ogni abitante del pianeta Terra. Chip, microchip e semiconduttori si trovano ovunque al giorno d’oggi: sono essenziali per i cellulari, i computer, gli elettrodomestici, le automobili, le apparecchiature industriali e altro ancora.
La carenza di semiconduttori e microchip dovuta all’emergenza sanitaria globale (per lo stop alla produzione, certo, ma anche per la mancanza di materie prime dovuta alla contingenza pandemica), ad esempio, ha quasi del tutto bloccato il mercato delle automobili.
In questo senso, quando è stato approvato, il Chips Act ha previsto un investimento di 10 miliardi di euro dall’Unione Europea, 30 dai programmi Horizon 2030 e Next Generation EU e 5 da investitori privati (fra cui Intel) e il macro obiettivo strategico di portare la produzione interna di semiconduttori e microchip almeno al 20% entro il 2030.
Tornando ad oggi, gli eurodeputati si sono concentrati maggiormente sui semiconduttori di nuova generazione e sui chip quantistici. Nelle proposte richiamate nel paragrafo precedente, verrebbe creata una rete di centri di competenza per affrontare la carenza di competenze e attrarre nuovi talenti nella ricerca, nella progettazione e nella produzione. La legislazione sosterrebbe anche progetti volti a rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento dell’Unione Europea attirando investimenti e costruendo la capacità produttiva.
Misure per rispondere alle carenze future
Sempre con le proposte di legge sul Chips Act, vi è l’intenzione di istituire un meccanismo di risposta alle crisi, con la Commissione che valuta i rischi per l’approvvigionamento di semiconduttori dell’Unione Europea e indicatori di allerta precoce negli Stati membri che potrebbero far scattare un allarme a livello comunitario.
Ciò consentirebbe alla Commissione di attuare misure di emergenza come dare priorità alla fornitura di prodotti particolarmente interessati o effettuare acquisti comuni per gli Stati membri. I deputati sottolineano che la catena di fornitura dei chip dovrebbe essere mappata per identificare possibili colli di bottiglia.
I deputati sottolineano inoltre l’importanza della cooperazione internazionale con partner come Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud e Taiwan. La Commissione dovrebbe istituire un’iniziativa di diplomazia dei chip per affrontare qualsiasi futura interruzione delle catene di approvvigionamento.
Inoltre, in una votazione separata, i deputati hanno adottato con 68 voti a favore, nessun contrario e quattro astensioni, la proposta dell’impresa comune Chips, attuando le misure previste nell’ambito di un’iniziativa “Chips per l’Europa“. Il regime mira a sostenere lo sviluppo di capacità su larga scala attraverso investimenti in infrastrutture di ricerca, sviluppo e innovazione a livello dell’UE e apertamente accessibili. Consentirebbe inoltre lo sviluppo di tecnologie dei semiconduttori all’avanguardia e di nuova generazione. I deputati sottolineano che per stimolare l’innovazione saranno necessari nuovi fondi, nonché una riallocazione dei fondi da Horizon Europe .
Prossimi passi
Sul Chips Act, il mandato negoziale sarà annunciato all’apertura della sessione plenaria del 13-16 febbraio a Strasburgo. Se non vi sarà alcuna richiesta di sottoporre al voto in plenaria la decisione di avviare i negoziati, il Parlamento potrà avviare i colloqui con il Consiglio. Il Parlamento voterà sulla proposta dell’impresa comune Chips Act durante la stessa sessione.