La conferenza stampa seguente l’approvazione della manovra di Bilancio ce la aspettavamo sulla falsa riga della nuova verve di cui si è vestita Giorgia Meloni, l’ex pasionaria calatasi perfettamente nella veste istituzionale che le compete.
L’attesa, lo ammettiamo, c’era. Seguiva, del resto, mesi in cui ne abbiamo sentite davvero tante, e spesso tendenti al futile. La premessa non era quella di fare presto per poter prendere le redini di un Paese che doveva uscire dalla crisi? E invece dall’insediamento via alle danze: dal limite al contante al tira e molla sui POS e conseguenti sanzioni, dalle ricette digitali allo SPID senza tralasciare la caccia al cinghiale e le convocazioni via fax. E a fare spalla a tale narrazione dai palazzi romani hanno contribuito – oltre alla stampa – anche altri, ministri come Sangiuliano e Valditara ad esempio.
Ci aspettavamo altro, perché lo stand di Giorgia Meloni in questi mesi da capo del Governo era un tantino diverso da quello sfoggiato smodatamente nelle piazze prima ancora della sua campagna elettorale da vincente. Ed ecco che invece, con un coup de théâtre e di certo stile (lo ammettiamo), il Presidente del Consiglio tira fuori il coniglio dal cilindro. Un coniglio che – a destra – è come la gallina del famoso adagio: seppur vecchia fa buon brodo.
“Confermo che il presidenzialismo è una mia priorità, punto a farlo entro questa legislatura. Vorrei fosse una mia eredità”. E ancora: “Può solo fare bene all’Italia, consente stabilità e Governi frutto di indicazioni popolari chiare”. E sì, guarda “al modello francese ma non perché mi piaccia” (sia mai a fare un endorsement per i cugini transalpini, con cui vantiamo una rivalità simile a quella tra gli ultrà della Nocerina e quelli della Salernitana) ma perché “è il più condiviso”.
“Sullo strumento – aggiunge Meloni – bene una Bicamerale se utile, altrimenti è dilatorio […] Non escludo un’iniziativa del Governo, ma se è più coinvolgente nessun problema che parta dal Parlamento”.
Parliamo di fattibilità della proposta stessa: fatta salva la compatibilità con la struttura politica italiana tutta ancora da verificare, l’iter è sicuramente lungo. Andrebbe a impattare su altre priorità ben note e più urgenti (riforma della legge elettorale vi suggerisce qualcosa?). Richiederà l’intera legislatura (ok, Meloni continua a ribadire la fiducia che ripone nella sua maggioranza, ma siamo sicuri che arriverà ai 5 anni – vista anche la storia recente del nostro Paese?). E un eventuale referendum confermativo. Tutt’altro che banale, insomma.
Ma fingiamo che sia tutto meno complesso di quel che realmente è. Madama Presidente cosa intende fare davvero? In pratica di cosa parliamo? Questa piccola bomba di fine anno come è strutturata? In che modo? Meloni nella stessa frase infila “stabilità dei governi” e “presidenzialismo alla francese”. No, Presidente, non sono due concetti in linea l’uno con l’altro. Anzi. Quest’ultima dichiarazione non chiarisce certo le intenzioni di una proposta di riforma di tale portata, che andrebbe pesantemente a riscrivere l’ordinamento dello Stato Italiano e i suoi organi, e che ad essere sinceri non era chiara nemmeno nel programma di FdI.
Quindi, la proposta – vera – qual è? O almeno l’intenzione? Intende, Meloni, che si elegga direttamente il Presidente della Repubblica (come in Francia o negli Stati Uniti) o semplicemente vuole lanciarsi in un tentativo di rendere più stabili i Governi italiani che seguiranno? In questo secondo caso, comunichiamo che basterebbe cambiare la legge elettorale (anzi, in realtà nemmeno quello, perché con la legge elettorale attuale il Governo Meloni dispone di una schiacciante maggioranza).
Diciamoci la verità: il presidenzialismo meloniano continua ad essere, allo stato attuale, un ibrido senza troppa chiarezza. E diciamoci anche questo: in realtà questa dichiarazione d’intenti al momento sembra l’ennesima bandierina comunicativa fatta di tanta fuffa e poca sostanza (come in passato i già citati esempi di POS e limite contante, ma come dimenticare il decreto rave). Con quale obiettivo? Essenzialmente i motivi sono tre:
- mostrare al proprio elettorato che alcune battaglie sono ancora vive, quelle che in qualche modo (ma senza progettualità alcuna) hanno portato all’esito delle ultime elezioni, e dare quindi agli elettori un contentino;
- distogliere l’attenzione da una manovra che, casi curiosi a parte, è ed era prevedibilmente piuttosto piatta (lo abbiamo scritto in tempi non sospetti, inoltre l’eredità del precedente Esecutivo resta presente e pesante e la vera sfida – a cui il Governo crediamo arriverà – sarà la prossima Legge di Bilancio);
- distogliere l’attenzione sul fatto che tutte le altre bandierine che questo Governo ha sventolato hanno fatto una pessima fine.
Il problema con le bandierine senza sostanza è che appena ne ammaini una ne devi trovare un’altra da sventolare per coprire la tua incompetenza. Quale sarà la prossima inutile bandierina di questo Governo?