Tutelare la reputazione online è la nuova frontiera legale: parola di Piera Di Stefano, Avvocato del Web

"Tra le innumerevoli esigenze di tutela emerse negli ultimi anni, da parte non soltanto di persone fisiche, ma anche di aziende, vi è senz’altro quella di salvaguardare o riabilitare la propria reputazione su Internet"

Gli utenti del world wide web sono diventati, soprattutto con la spinta dei social network, sempre più protagonisti e creatori di contenuti di qualsiasi genere. Sembra quasi lapalissiano affermare che, con una ricerca su Google, è possibile scoprire tutto di una persona o di un’azienda. Ma, spesso, capita che questi contenuti possano ledere qualcuno e andare ad incidere negativamente sulla reputazione, intrappolando il malcapitato nel dedalo di pagine, siti e commenti negativi.

Fortunatamente, da un punto di vista legale, è possibile fare qualcosa: ne abbiamo parlato con l’Avvocato del Web Piera Di Stefano, che fornisce un servizio legale finalizzato alla devisualizzazione e rimozione dai motori di ricerca e dal web, in generale, di contenuti negativi associati ad una persona fisica o ad un’azienda (vicende personali, giudiziarie, commenti diffamatori, recensioni e materiale audio-video negativi), proteggendo la reputazione online.

La reputazione è un biglietto da visita indispensabile, soprattutto oggi che – con un semplice clic – sul web è possibile risalire a qualsiasi tipo di informazione. Come nasce il vostro progetto?

A 32 anni dalla nascita del world wide web, possiamo senz’altro affermare che la “connessione” è diventata non solo un’opportunità, ma anche una necessità e, al tempo stesso, un rischio. Sono nate nuove forme di comunicazione e marketing, nuovi prodotti, nuovi servizi, nuove professioni, nuove abitudini, costumi, modi di pensare, neologismi, diversi modi di vivere l’intimità, il sesso, la politica, l’informazione, l’istruzione e addirittura nuove forme di psicosi e dipendenze. Abbiamo assistito e, tutt’ora assistiamo, alla nascita di nuovi diritti e di nuove istanze di tutela, da parte degli utenti, per problematiche inedite, che via via necessitano di essere risolte sulla base di leggi chiare ed uniformi.

Tali dinamiche hanno inevitabilmente impattato anche sulla professione forense, giacché l’avvocato ha una funzione sociale, un ruolo anche di prevenzione nei conflitti tra cittadini e Stato, rendendosi garante del rispetto dei principi costituzionali da parte del potere costituito. Questo ruolo può essere efficacemente svolto soltanto nella misura in cui l’avvocato conosce, approfondisce e comprende le variabili sociali, economiche e politiche che determinano il sorgere di nuove richieste di tutela dei propri diritti da parte dei cittadini stessi, rendendosi parte attiva nell’elaborazione di “soluzioni” nuove, in linea con il cd. diritto vivente, ma anche in grado di azionare processi tali da essere oggetto di legiferazione.

Tra le innumerevoli esigenze di tutela emerse negli ultimi anni, da parte non soltanto di persone fisiche, ma anche di aziende, vi è senz’altro quella di salvaguardare o riabilitare la propria reputazione su Internet. L’immagine sul web di organizzazioni o persone è, invero, costantemente condizionata da contenuti, veri o falsi che essi siano, sui quali difficilmente possiamo esercitare un controllo, atteso che essi circolano e si diffondono in Rete in maniera spesso virale. Vi sono strumenti sia giuridici, che di ingegneria informatica e web communication, che permettono di proteggere o “riparare” la propria reputazione on line.

Nel 2012, sia io che il mio socio, l’avv. Michele Di Somma, abbiamo trasformato queste riflessioni sul cambiamento in atto – il cui elemento rivelatore è stata l’esperienza diretta sia giudiziale, che stragiudiziale – in una scelta professionale precisa, che ha portato alla creazione di un servizio legale, denominato T.R.ON® – Tutela della Reputazione ONline®, dedicato alla difesa della reputazione digitale di persone fisiche ed aziende. Il processo di “innovazione” della nostra attività ci ha portato, poi, a creare il progetto Avvocato del Web®, presentato ufficialmente a Milano nel marzo 2017 presso la sede di ConfcCommercio, in occasione del primo Convegno Nazionale “Le Professioni del Futuro”, organizzato da Asseprim ed InTribe Trend. Avvocato del Web® è concepito come una Rete di professioni e competenze diversificate tali da fornire soluzioni adeguate alle problematiche legate all’uso di internet e, in generale, delle nuove tecnologie. Da allora, quel processo ha subito un’accelerazione, che ci ha permesso di creare importanti sinergie con il mondo dell’informatica e della comunicazione, ma anche con moltissimi colleghi e colleghe”.

In termini di “diritto all’oblio” (previsto e contenuto anche nel GDPR) come siamo posizionati in Italia?

Negli ultimi anni in Italia, sempre più aziende e professionisti hanno acquisito una consapevolezza maggiore dell’importanza strategica di essere posizionati efficacemente on line, ricorrendo a figure ad hoc, quali esperti di SEO, web communication e digital marketing. Ciò ha comportato, pertanto, una maggiore sensibilità verso la cd. web reputation, intesa quale vero e proprio asset, non solo da implementare, ma anche da difendere con adeguati strumenti tecnico-informatici e legali.

Il cd. diritto all’oblio, inteso specificatamente quale diritto a non vedere più associati dai motori di ricerca al proprio nominativo contenuti negativi, falsi o obsoleti, dopo la famosa sentenza “Google Spain” del 2014, è stato formalmente riconosciuto con l’art. 17 del Regolamento Europeo per la Protezione dei dati personali 679/16 e le Linee Guida n. 5/2019 dell’EDPB (European Data Protection Board) hanno ben specificato i casi in cui è possibile esercitare legittimamente tale diritto nei confronti di Google e simili. Il passo in avanti che l’Italia dovrebbe compiere, come previsto nella Riforma Cartabia, è la previsione, nelle modifiche alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale in materia di comunicazione, “(…) che il decreto di archiviazione e la sentenza di non luogo a procedere o di assoluzione costituiscano titolo per l’emissione di un provvedimento di deindicizzazione che, nel rispetto della normativa dell’Unione europea in materia di dati personali, garantisca in modo effettivo il diritto all’oblio degli indagati o imputati” (art. 1, comma 25, DDL numero 2435-A.). Ciò dovrebbe far sì che le richieste di deindicizzazione nei confronti di Google e dei siti sorgente, tra cui le testate giornalistiche, siano accolte più velocemente e, in caso di inerzia, vi sia una tutela rafforzata, trattandosi di diritto riconosciuto in un provvedimento dell’autorità giurisdizionale nazionale.

Al di là di ciò che i decreti legislativi stabiliranno nello specifico, tale previsione nella Riforma della Giustizia è un segnale importante del processo di recupero di quel “garantismo mediatico” imprescindibile per evitare o, quantomeno, ridurre gli effetti nefasti delle cd. macchine del fango, che trovano oggi nei social un carburante inesauribile”.

Tentativi di truffe, phishing, furti di identità, attacchi hacker: il rapporto Clusit, l’Associazione Italiana della sicurezza informatica, ha confermato che negli ultimi 4 anni vi è stato un aumento del 78% degli attacchi verso le PMI italiane. Come si possono difendere i professionisti o le aziende?

La grande scommessa di questi anni e dell’immediato futuro è e sarà un cambiamento di mindset, da parte degli imprenditori, che ponga l’etica al centro dei processi aziendali e della governance. Non basta una compliance formale alle leggi a proteggere le PMI da attacchi informatici, rischi di infedeltà dei lavoratori, furti di informazioni riservate, sanzioni per violazioni della privacy. Se un processo di adeguamento alle norme non viene compreso correttamente attraverso una formazione profonda e completa da parte di chi fa parte dell’azienda, a qualsiasi livello e titolo, il cd. fattore umano farà inevitabilmente da inconsapevole elemento di sabotaggio interno di quelle regole.

Oggi essere competitivi sul mercato significa comprendere le grandi opportunità che questo tipo di approccio offre all’azienda, in termini anche e soprattutto di autoresponsabilizzazione e reputazione, nei confronti dei propri clienti, attuali e potenziali, e dei propri stakeholders. Continuare, invece, a pensare che gli adempimenti previsti da una legge siano soltanto un costo, che, malgrado tutto, va pagato ed in fretta, senza perdere troppo tempo nell’automatizzare nuovi processi virtuosi, attraverso, appunto, la formazione, significa restare esposti a qualunque tipo di “sinistro” e rischiare di pagare il doppio, il triplo in termini di perdita di fatturato e di immagine”.

Quanto è sentita l’importanza del tema legale sul web anche da parte dei professionisti?

“Per quanto riguarda la classe forense, il processo civile telematico (cd. PCT) e, da ultimo, quello penale (cd. PPT), unitamente alla “remotizzazione” delle udienze e degli adempimenti derivante dall’emergenza pandemica, hanno senz’altro aumentato in maniera notevole la consapevolezza da parte degli avvocati dell’importanza non solo di approfondire maggiormente le dinamiche del web ed, in generale, delle nuove tecnologie, come operatori e come utenti, ma anche di comunicare, nel rispetto dei principi deontologici, la propria professionalità ed immagine su Internet, rafforzando così il proprio ruolo in un mondo che cambia e chiede risposte continue a nuove istanze di tutela dei cittadini nascenti dall’impiego, ormai massivo, degli strumenti tecnologici nel mondo del lavoro, nella pubblica amministrazione e nella scuola.

Ritengo che la cd. digitalizzazione sia una sfida che i professionisti, in linea generale, hanno accolto come opportunità di crescita, di “revisione critica” e, al tempo stesso, di riaffermazione di valori condivisi da salvaguardare rispetto alle distorsioni della cd. tecnica”.

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