Ostruzionismo, ostracismo, rallentamenti: li denuncia tutti in un forte comunicato stampa il presidente dell’UNGDCEC (Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili) Matteo De Lise. Il riferimento è a “Resto al Sud“, il programma di incentivi per sostenere la nascita e lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e libero professionali nelle regioni meridionali e nelle aree del centro Italia colpite dal sisma.
La misura, secondo il presidente De Lise, negli ultimi due mesi sta subendo forti rallentamenti. Il perché? Di difficile comprensione, secondo il leader dell’UNGDCEC. “A chi presenta domande arrivano ‘comunicazioni di motivi ostativi’ pretestuose e ostruzionistiche, che il più delle volte si rifanno a una valutazione soggettiva e personale dell’istruttore, piuttosto che a elementi oggettivi”, affonda De Lise che ribadisce: “Il tutto in spregio della normativa di riferimento e alle finalità della misura stessa, che è quella di incentivare nuove realtà imprenditoriali, valorizzandone il potenziale umano”.
De Lise annuncia che verrà richiesto urgentemente un incontro con Invitalia, l’Agenzia nazionale di sviluppo del Ministero dell’Economia, per chiarire la situazione, “nell’ottica di una proficua collaborazione con gli Enti gestori e nel rispetto istituzionale e dei ruoli”.
Resto al Sud, cosa lamenta l’UNGDCEC
Ma a cosa si devono queste lamentele dei giovani commercialisti? Intanto, spiega De Lise, “le contestazioni per tenore e contenuto risultano prive di elementi oggettivi di valutazione“. “In molte occasioni – aggiunge – riguardano l’assenza di requisiti soggettivi per l’attività richiesta a finanziamento, laddove non siano neanche richiesti (ad esempio, possesso dei requisiti di impiantistica DM 37/2008 per impresa edile)”.
“Altre volte – continua – si parla di ‘domande non formulate in sede di colloquio’, che non ci sembra altro che una frase di stile. Inoltre, alcune segnalazioni dei colleghi riferiscono una sorta di ostilità da parte di Invitalia alle richieste di agevolazione pervenute da richiedenti con il supporto del dottore commercialista”. Su questo punto, De Lise è categorico: “Riteniamo molto grave questo modus operandi; il professionista, anziché essere considerato una risorsa per l’intero Paese, sarebbe visto infatti come elemento di disturbo e, per qualcuno, reo di comportamenti poco virtuosi”.