Come cambia il Superbonus 110% dopo la conversione in legge del dl

Con ok Senato, viene convertito in legge il dl Superbonus. Deroghe per i lavori alle villette, stop alla cessione del credito tranne in casi eccezionali.

Tanto tuonò che non piovve, o almeno non del tutto: con l’ok al Senato (94 voti favorevoli, 72 contrari e 2 astenuti) diventa legge il decreto Superbonus, nato con l’obiettivo di risolvere il problema (politico e economico) derivato da una delle misure più controverse che l’esecutivo a componente pentastellata ha fatto suo vessillo.

Il complesso sistema di agevolazioni fiscali per la ristrutturazione degli edifici, messo nel mirino dal centrodestra a trazione FdI praticamente già dall’insediamento, sopravvive nella logica. Ma viene confermato il cambio dei modi, su tutti la cessione del credito a cui è confermato il no (salvo alcuni casi in deroga che vedremo nel resto dell’articolo).

Sebbene le opposizioni non festeggino (clamorosa ad esempio la presa di posizione del Partito democratico che parla di un testo pericoloso e che presenta lacune che riferito all’intero sistema Superbonus 110% fa quasi sorridere come constatazione) di fatto la misura a sostegno del comparto edile (e non solo) si salva dal “taglione” totale paventato a inizio legislatura.

Ma quali sono le modifiche sostanziali all’impianto dell’agevolazione? Nello specifico:

Deroga villette

Per queste tipologie di abitazioni è stato esteso il temine ultimo per portare in detrazione al 110% i crediti 2022, previsto inizialmente per la fine di questo mese, al 30 settembre, dando quindi maggiore agio a chi è possessore di una siffatta abitazione di cedere il credito. Conditio sine qua non: aver completato il 30% dei lavori entro settembre 2023.

Proroga Cessioni

È stata introdotta la possibilità di effettuare la comunicazione agli enti preposti nel caso in cui il contratto di cessione non sia stato concluso alla data del 31 marzo 2023: si potrà arrivare al 30 novembre.

Detrazioni in 10 anni

In pratica la detrazione spettante anziché compensarla su 4 anni, come previsto inizialmente dal decreto, Viene spalmata in dieci anni; in questo modo si riesce a sfruttarla.meglio soprattutto per quegli operatori che non hanno molta capienza economica. Questa opzione potrà essere esercitata nella dichiarazione 2024. Ciò significa che bisognerà stare fermi un anno. Chi indica la rata già nel 2023 perde questa possibilità.

Superbonus 110%, il 17 febbraio resta lo spartiacque

Resta però un dato, che è poi quello attorno a cui ruota il tutto: il 17 febbraio 2023 – data in cui è stato approvato il decreto legge originale – resta il giorno ultimo utile per le cessioni del credito.

Tutto ciò che verrà dopo non potrà vedere applicati sistemi come la cessione del credito e lo sconto in fattura: questo si traduce, in estrema sintesi, nel fatto che chi vuole fare lavori deve comunque tirar fuori i soldi. Basta, insomma, a giri di denaro che non si vedono e che sono stati poi il vero tasto dolente della misura, dando la spalla a truffe e frodi.

Le spese dello scorso anno potranno comunque essere cedute oltre marzo salvo il pagamento di una sanzione di 250 euro. Ci sono, inoltre, una serie di deroghe. Il credito potrà essere ceduto ancora per chi si avvale di bonus per la rimozione delle barriere architettoniche, così come quelli sugli immobili danneggiati dall’alluvione nelle Marche e dai terremoti. Potranno cedere il bonus anche le cooperative di abitazioni, le Onlus e le IACP.

L’esperto: “Palliativi indispensabili”

“Il decreto legge approvato al Senato a distanza di un giorno dalla Camera in tema Superbonus contempla diverse novità, alcune delle quali attesissime per sbloccare la situazione di stallo in cui gi operatori del settore ed i proprietari erano caduti a seguito dei provvedimenti che si sono avuti: ben 34 dalla data di approvazione della 34/2020!”.

Lo spiega a F-Mag il vicepresidente ALA Campania, Sindacato degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani, ing. Raffaele De Rosa. “Forse la piu importante – continua – è quella che riguarda le villette e le unità indipendenti“.

“Per come la cosa è andata – continua De Rosa – personalmente ritengo che aver bloccato le cessioni a febbraio scorso abbia rappresentato una sconfitta per tutto il sistema Paese. Limitare alle detrazioni escludendo quindi le cessioni ha comportato una perdita di appeal al provvedimento derogando la sicurezza, invece necessaria, del nostro patrimonio immobiliare“.

“Tutti i provvedimenti inseriti nella legge di conversione con modifiche del decreto cessioni, sono dei palliativi indispensabili per non fare fallire le imprese ed i professionisti. Quindi bisogna constatare, in questo frangente, che la volontà è stata quella di aver perso una grande opportunità per mettere in sicurezza il nostro patrimonio”.

Le grandi imprese pubbliche

Altro elemento di grande interesse seguente alla conversione in legge è la paventata entrata in gioco di alcune delle aziende top “pubbliche” in Italia. Su tutte, Enel X e CDP. Ma in che modo si tradurrà in fatti il contributo delle grandi imprese pubbliche?

“Questa – prova a rispondere l’ing. De Rosa – è una partita ancora aperta e da giocare. Dalle notizie che circolano, l’entrata in campo di Cassa Depositi e Prestiti o Enel X potrebbe avvenire già da giugno in dipendenza della definizione del meccanismo di cessione dei crediti incagliati. Allo stato attuale, dopo l’entrata in vigore del nuovo provvedimento, le modalità di cessione risultano essere suddivise in questo modo: una prima cessione libera; tre cessioni al sistema bancario; un’ulteriore cessione, senza alcuna possibilità di ricessione, dalle banche verso i clienti non consumatori”.

“Quindi, stando a questa modalità, si darà certo respiro a quelle pratiche che hanno i requisiti per cedere al 110% sperando che le percentuali di cessioni non strozzino gli operatori e dia liquidità che è il vero assente in tutta questa vicenda“, conclude De Rosa.

Exit mobile version