Addio al Reddito di Cittadinanza, arriva il MIA, la nuova Misura di Inclusione Attiva – al momento al vaglio del Governo dopo le modifiche annunciate nella Legge di Bilancio 2023. Ma andiamo con ordine.
Addio Reddito di Cittadinanza: cosa sta succedendo
Dunque, se fino a questo momento abbiamo sentito parlare di Reddito di Cittadinanza, a partire dai prossimi mesi – verosimilmente da agosto 2023 – la misura, che già ha subito numerosi tagli a partire da gennaio di quest’anno – si chiamerà MIA.
Come anticipato nell’introduzione, l’acronimo MIA sta per “Misura di Inclusione Attiva” e persegue lo scopo che si è prefissato il neonato Governo Meloni per l’anno in corso: tagliare (e, talvolta, letteralmente cancellare) la misura di sostegno al reddito finora in essere.
Al momento, infatti, il Reddito di Cittadinanza potrà essere richiesto solo fino al 31 agosto 2023 ed erogato al massimo per un solo anno, prevedendo non solo un meccanismo di decalage del contributo ma anche l’immediata cancellazione dello stesso al momento in cui si rifiuta qualsiasi offerta di lavoro (in barba alla “congruità” del ricollocamento lavorativo). Non solo. Non verrà più erogato se, nel nucleo familiare, vi sono presenti soggetti minorenni che non hanno completato l’obbligo scolastico.
Che cos’è il MIA e perché ne sentiremo parlare
Secondo la bozza di testo sul nuovo sussidio, il MIA sostituirà il Reddito di Cittadinanza in modi differenti. Il Governo, infatti, sta studiando come separare i target di riferimento, ossia le tipologie di nuclei familiari cui si rivolge (ad esempio, famiglie con over 60, inabili al lavoro, minori, disabili o, al contrario, nuclei che non rientrano in nessuna fattispecie).
Il MIA – Misura di Inclusione Attiva – ricalca in realtà i suoi predecessori, almeno negli intenti:
“Il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva. – ha spiegato ad Agorà il sottosegretario all’Economia, Federico Freni – Quindi, ovviamente, non è una retromarcia. Si era detto che si sarebbe cambiato il reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole. E questo si sta facendo. Con il Mia ci sarà, entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e Reddito di cittadinanza”.
Ritroveremo, pertanto, anche nel MIA il sostegno ai nuclei più fragili – dopotutto, lo Stato sociale in Italia è già stato fatto a brandelli, ci mancherebbe solo cancellarlo del tutto – ma con alcune differenze nelle tempistiche e nelle modalità di erogazione del contributo.
Le novità contenute nel MIA
Secondo le anticipazioni che ha ottenuto il Corriere della Sera, il Ministro al Lavoro e alle Politiche Sociali Elvira Calderone entro due settimane presenterà al Consiglio dei Ministri il decreto legge per riformare il Reddito di Cittadinanza.
Ciò che sappiamo sul MIA è che la misura sostituirà il Reddito di Cittadinanza verosimilmente a partire dal prossimo autunno e non verrà cancellato per le categorie degli “occupabili” (ossia coloro che, in qualche modo, sono ricollocabili nel mercato del lavoro).
Infatti, secondo le fonti di Governo, i nuclei beneficiari verranno divisi fra
- famiglie in difficoltà senza soggetti occupabili
- famiglie in difficoltà con soggetti occupabili
In primis questa distinzione indica che, nel primo caso, i requisiti per richiedere il MIA al posto del Reddito di Cittadinanza riguarderà le famiglie con almeno un minorenne o un over 60 o un disabile; nel secondo caso, quelle in cui almeno un membro ha tra i 18 e i 60 anni di età. Quindi la famosa platea di occupabili, stimata in 300mila persone monofamiliari e 100mila con più membri che ancora prendono il Reddito di Cittadinanza, dovrà presentare domanda per la MIA Misura di inclusione attiva.
Importi del MIA e soglia ISEE
Sempre secondo le anticipazioni, la soglia minima del MIA sarà di 500 euro per un nucleo composto da una sola persona che rientra nella categoria dei “non occupabili“. A questa cifra potrebbe aggiungersi un ulteriore contributo per l’affitto, non ancora quantificata, che sostituirebbe i famosi 280 euro previsti dal Reddito di Cittadinanza attualmente. La durata del MIA, in caso di nuclei con soggetti non occupabili, è di 18 mesi e dovrebbe trascorrere almeno un mese per una nuova richiesta, ma con durata massima, in questo caso, di 12 mesi.
Per gli occupabili, invece, la situazione si complica: l’assegno del MIA prevede una base di 375 euro al mese e la durata non dovrebbe essere superiore ai 12 mesi, con impossibilità di richiederlo immediatamente per una ulteriore annualità (dovrebbe trascorrere anche in questo almeno un mese per una nuova richiesta, ma non è un dato certo). Anche in questo caso è previsto il meccanismo del décalage: per i nuclei con persone occupabili la MIA scadrà dopo un anno la prima volta, dopo sei mesi alla seconda richiesta e la terza richiesta di potrà fare solo dopo una sospensione di un anno e mezzo.
La riforma permetterà anche a chi ha un lavoro dipendente di cumulare la MIA con lo stipendio fino a 3mila euro l’anno, così da scoraggiare il lavoro in nero.
Per quanto riguarda la soglia ISEE, il MIA può essere richiesto a partire da 7.200 euro, contro i 9.360 euro attuali del Reddito di Cittadinanza. Secondo le stime in questo modo dovrebbero restare fuori dalla MIA un terzo degli attuali percettori del Reddito. Sarà cambiata la cosiddetta scala di equivalenza che fa aumentare l’importo in base al numero dei componenti del nucleo familiare.
Ulteriori novità
Fra le ulteriori novità che segneranno il passaggio dal Reddito di Cittadinanza al MIA, dovrebbe cambiare il requisito della residenza in Italia che dovrebbe scendere da 10 a 5 anni per evitare le censure della Consulta e dell’Unione Europea. Questa correzione farà sicuramente aumentare la platea dei potenziali beneficiari. Inoltre, sulla base della riforma, oltre ai centri pubblici per l’impiego dovrebbero essere coinvolte anche le agenzie private del lavoro per la ricerca dell’impiego dei beneficiari della MIA. Queste aziende riceveranno un incentivo per ogni occupabile che otterrà un contratto anche a termine o part-time.
Nella proposta di riforma c’è anche un innalzamento dei controlli sia verso chi non rispetta i patti di inserimento al lavoro sia per chi dichiara il falso. L’obiettivo di questa riforma è operare un’ulteriore stretta dopo quella già avvenuta che ha portato a gennaio 2023 a un calo di circa 200 mila beneficiari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e a una riduzione delle domande passate da 111 mila a 88 mila. In questo modo la speranza del governo è risparmiare 2-3 miliardi l’anno.
Come presentare domanda per il MIA
Secondo quanto trapela dal Governo, la domanda per ottenere la MIA andrà presentata online e il beneficio sarà riconosciuto solo dopo approfonditi controlli incrociati sul possesso dei requisiti e sul nucleo familiare. A quel punto i nuclei senza occupabili saranno indirizzati ai Comuni per percorsi di inclusione sociale, gli occupabili saranno mandati ai centri dell’impiego.
Sarà sviluppata una piattaforma online cui dovranno iscriversi gli occupabili per ricevere le offerte congrue di lavoro. Basterà un solo rifiuto per perdere la MIA. L’offerta sarà ritenuta congrua se la sede di lavoro è nella provincia di residenza o in province confinanti e saranno congrue anche offerte di contratti brevi purché superiori ai 30 giorni.