Un dipendente sereno, che sta bene con sé stesso, con i colleghi e con i superiori, è un dipendente più produttivo e più proattivo: partecipa attivamente alla vita aziendale e si sente parte degli obiettivi raggiunti, con enormi benefici anche per la comunità in cui la società opera.
Ogni anno viene stilata la classifica dei “best places to work”, dalla quale, però, vengono escluse molte imprese che non hanno raggiunto standard adeguati di wellness. Tanto per dare uno sguardo ai numeri, Stimulus, società di consulenza per il benessere psicologico nei luoghi di lavoro, si è occupata di ben 8.040 consulenze richieste dai dipendenti; di questi, il 77% si è rivolto agli psicologi per difficoltà personali, il 65% per difficoltà professionali e il 16,4% per difficoltà in entrambi gli ambiti.
Poiché le persone trascorrono otto e passa ore giornaliere a lavoro, occorre attuare delle strategie mirate che possono aiutarle ad affrontare costruttivamente eventuali frizioni con colleghi e superiori, anche per non incorrere in situazioni ancora più tossiche.
Cybergossip e gossip alla macchinetta del caffè, cosa fare
“Per gestire al meglio situazioni di pettegolezzo dal vivo oppure chat dannose, la parola chiave è comunicazione, che deve essere il più aperta e rispettosa possibile – afferma Alessandro Da Col Mindset ed Executive Coach e co-fondatore, insieme ad Alessandro Pancia, dell’Accademia Crescita Personale Meritidiesserefelice – l’ideale, sarebbe, però, non partecipare a conversazioni negative che alimentano ulteriormente il gossip in azienda. Questo perché, se non vogliamo che gli altri parlino male di noi, noi dobbiamo fare altrettanto, seguendo il principio evangelico “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.
Il Mindset ed Executive Coach Alessandro Pancia spiega l’importanza di non alimentare il “chiacchiericcio” se ci troviamo coinvolti forzatamente in queste dinamiche, ma cercare in tutti i modi una via di uscita.
“Fatto questo, dobbiamo parlare in tutti i modi in privato con la persona che ci ha denigrato, ma in modo calmo e assertivo, senza estrinsecare apertamente la nostra rabbia e la nostra frustrazione. È importante focalizzarci sempre sulla soluzione del problema, anziché sulla critica, mantenendo la tranquillità e la reputazione professionale e concentrandosi sull’adozione di un comportamento positivo”. Anche perché bisogna ricordare che noi siamo in azienda per lavorare e per ottenere un risultato: è questo il focus su cui dobbiamo orientare questo dialogo che dobbiamo assolutamente affrontare perché in gioco c’è la nostra serenità interiore.
Come conciliare i rapporti amichevoli con quelli strettamente professionali
È assolutamente possibile conciliare rapporti amichevoli con quelli prettamente professionali, ma la chiave sta nel bilanciare l’empatia con i colleghi e il rispetto della propria professionalità. L’azienda è un luogo dove si esercita un ruolo e dove si devono raggiungere degli obiettivi, non un posto per divertirsi.
“Ciò significa che i ruoli e le mansioni ad essi collegati devono essere sempre rispettati, altrimenti, in caso di eccessiva disponibilità, le altre persone potrebbero approfittarsene – spiega Alessandro Da Col – il risultato? Dobbiamo svolgere tanto lavoro aggiuntivo ma non abbiamo il coraggio di comunicare apertamente questa overdose di compiti”.
In breve, non si ha la forza per ribellarsi perché abbiamo raggiunto un livello troppo elevato di confidenza. Quindi, sì all’empatia, ma bilanciata con il rispetto della personalità: siate genuini, siate ascoltatori attenti, siate aperti alla collaborazione e trovate interessi comuni con i colleghi. Questo è molto utile perché in azienda tutti abbiamo un obiettivo da raggiungere, ma dobbiamo lavorare senza screzi, evitando, per esempio, di parlare di argomenti troppo delicati e personali, come la religione e la politica.
Una gestione efficace della separazione tra la vita privata e professionale
È molto, molto importante riuscire a creare dei confini chiari tra vita privata e professionale. In azienda ciascuno di noi ha un ruolo da esercitare, quindi è fondamentale rispettare, anche mentalmente, gli orari.
“Questo significa che sul lavoro non dobbiamo manifestare problemi, crisi esistenziali e preoccupazioni – sottolinea Alessandro Pancia – la famiglia, gli amici e il tempo libero devono sempre stare fuori dalla vita professionale. Per gestire il tutto e saper scindere al meglio questi due ambiti, dobbiamo imparare a gestire le nostre emozioni, praticando, per esempio, il rilassamento e la mindfulness”. Queste pratiche sono utili per liberare la nostra mente dalle preoccupazioni personali durante le ore in azienda e per evitare quegli scatti d’ira la cui unica conseguenza è quella di performare sempre meno e male. Bisogna tenere a mente che, delle nostre situazioni negative, ne risente non solo il luogo di lavoro, ma anche gli stakeholder esterni, in primis i clienti.
Confidarsi, ma con chi?
Le persone si individuano “a pelle”. Cosa significa? Quando abbiamo a che fare con individui che, anche se alcune volte ci sgridano, facendoci notare in maniera dura quelli che sono i nostri errori e i nostri difetti, ma che, contemporaneamente, ci motivano e ci caricano, quelle sono le persone migliori per potersi confrontare.
Quando, invece, alcuni colleghi iniziano a fare pettegolezzi, a criticare negativamente in modo non costruttivo e a giudicare, questo modo di agire deve rappresentare per noi un campanello d’allarme. Il motivo è molto semplice: se lo fanno con gli altri, allora lo faranno quasi sicuramente anche con noi.
Quindi, allontaniamoci da loro perché sono persone tossiche. “Per vedere come un individuo si comporta con noi, bisogna osservare il suo modo di agire con gli altri, anche in nostra presenza, facendoci queste domande: è invidioso? Giudicante? Cerca di abbassare l’autostima altrui? In questo caso, non bisogna raccontare assolutamente le nostre problematiche. Se, invece, abbiamo a che fare con una persona che, anche se particolarmente riservata, è diretta, schietta, dice le cose come stanno, è propositiva, attiva e cerca di trovare soluzioni e non problemi, dando un supporto ma senza giudizi, allora ci possiamo aprire e confidarle tranquillamente le nostre difficoltà”, suggeriscono Alessandro Da Col e Alessandro Pancia.
Qualche suggerimento per promuovere un ambiente di lavoro positivo quando si lavora a stretto contatto per lunghi periodi.
Condividere per lungo tempo uno stesso spazio non è semplice, ma possiamo ugualmente impegnarci attuando questi tre piani:
- Mettere in atto, all’interno del team, una comunicazione aperta, positiva e non edulcorata, dicendo le cose come stanno, una comunicazione fatta con il cuore, fornendo a tutti strumenti per migliorarsi e per crescere come persone.
- Creare dei percorsi di team building per rafforzare i legami. Organizzando dei giochi di squadra ad hoc, per esempio, si possono risolvere problemi e ottimizzare le dinamiche interne (pensiamo al caso in cui qualcuno del team sta soffrendo perché vive un dramma personale che può ripercuotersi sull’operato del gruppo di lavoro). L’obiettivo è quello di non farsi prosciugare da dinamiche lavorative pesanti ma rivolgerle a nostro favore, considerandole un arricchimento. Così si migliora il benessere dei lavoratori e dell’azienda.
- Incentivare la responsabilità personale e delle proprie azioni, senza accusare e dare la colpa agli altri.