Il mondo che affronta il cambiamento e che va verso obiettivi di sostenibilità non più procrastinabili cambia anche il modo di esprimersi e comunicare. Spesso lo fa strizzando l’occhio a favore di telecamera o di giornale, mentre invece il cambiamento di paradigma è totale e totalizzante: si tratta di un modo diverso di intendere il mondo in contrapposizione con modelli attualmente obsoleti.
Vanno man mano prendendo forma nuove figure professionali che entrano nella vita di tutti i giorni e quella del circular economy manager è una di queste, forse una delle figure chiave della svolta verso un mondo capace di reggersi sulle sue game.
Sull’economia circolare, i falsi miti e i cambiamenti necessari ne abbiamo parlato con uno dei primi e più influenti manager di economia circolare, Nicola Tagliafierro. Classe 1977, Tagliafierro è uno dei maggiori esperti di sostenibilità ed economia circolare in Italia. Divulgatore e manager di lungo corso, è attualmente capo della sostenibilità di Enel X dove fino al 2020 ha ricoperto il ruolo di Circular Economy Manager. Precedentemente ha lanciato la startup EcoSost grazie alla quale ha vinto anche il Wind Green Awards. È inoltre autore, direttore scientifico del master EIIS dedicato sul circular economy management ed è ambasciatore di sostenibilità dei GreenBlueDays
Nicola Tagliafierro, cosa si intende quando si parla di Economia Circolare?
“La circolarità rappresenta un modello economico che, a differenza di quello lineare, in cui la stabilità dipende dal continuo aumento dei consumi e all’utilizzo della discarica nel momento di fine vita, si basa sul mantenimento durevole (e quindi sostenibile) dei beni che vengono immessi sul mercato garantendone la massimizzazione dell’utilizzo.
Quando parliamo di economia circolare intendiamo un cambiamento che imprese e consumatori devono realizzare e che riguarda una rivisitazione completa degli attuali modelli di business e degli stili di consumo che, ad oggi, richiedono troppe risorse e generano un’enorme quantità di scarti che il nostro Pianeta non è più in grado di assorbire. Come in un grande schema Ponzi, viviamo in un sistema basato su risorse limitate e promesse insostenibili: un modus operandi vecchio e obsoleto, che ha sempre generato grandi disequilibri sociali e ambientali, tanto più macroscopici quanto più vasti i mercati coinvolti”.
Che cos’è per lei la Circular Economy?
“L’economia circolare è un nuovo sistema economico ed è molto di più del binomio riciclo-riuso. L’economia circolare vuole ridurre al minimo la produzione di scarti e rifiuti, fino a eliminare questa del tutto utilizzando tutte quelle innovazioni che consentono di aumentare l’utilizzo e il riutilizzo dei prodotti, o che prevedono l’uso di materiali rinnovabili, biodegradabili o riciclati.
L’economia circolare dispone di cinque leve, cinque princìpi fondamentali o cinque modelli di business che vengono utilizzati per indurre questo cambiamento: Input sostenibili, Condivisione o Sharing, Prodotto come servizio, Allungamento della vita utile dei prodotti e Riciclo e Riuso.
È importante sottolineare però che l’economia circolare è un sistema economico completo, e si intuisce quindi facilmente che possa funzionare solo grazie al contributo di tutti gli attori del tessuto sociale, entrando nella totalità dei processi innescati. Questo è fondamentale per capire che, quando cambia un sistema economico, devono cambiare l’intera società e i meccanismi che la regolano“.
Che pericolo c’è che questo modello di business da positivo si trasformi in negativo, come accade ad esempio con il fenomeno del greenwashing?
“Non vedo un pericolo diretto legato all’applicazione dei principi dell’economia circolare. Non ci sono effetti negativi perché tutti i principi ed i fondamentali contenuti all’interno di questo modello sono ispirati all’efficienza, all’utilizzo razionale e rigenerativo delle risorse, a quello di close the loop dei processi. Pertanto la sua applicazione non può che essere positiva da tutti i punti di vista.
Si tratta, in fondo, di recuperare una forma mentis che in passato attraverso la tradizione ci ha sempre accompagnato. Basta pensare al mondo agricolo che da sempre ha applicato tutti i principi dell’economia circolare perché nessuna risorsa venisse sprecata rendendo i processi efficienti e l’utilizzo delle risorse minimo. Un pericolo che vedo è connesso alla numerosità delle terminologie che vengono utilizzate per descrivere questo nuovo modello.
Purtroppo, oggi assistiamo ad un sempre crescente numero di termini (come ad esempio green economy, blue economy, rigenerative economy, sharing economy, ect) per descrivere comunque sempre gli stessi concetti. Spesso questi termini sono frutto di azioni strategiche e di marketing da parte di autori, professori o giornalisti che hanno bisogno di creare aspettative ed audience rispetto ai loro scritti o talks. La verità è che dovremmo concentrarci tutti sulla circular economy come modello prevalente dopo quello dell’Economia lineare che speriamo di lasciare tutti a breve. Bisogna unire le forze per rafforzare, identificare i perimetri, analizzarlo, svilupparlo, creare corsi di formazione, inserire questa materia…”.
Sono di facile applicazione i principi di Economia Circolare?
“Non esistono cambiamenti semplici! Un sistema economico così come un’organizzazione è normalmente resistente ai cambiamenti anche se questi sono chiaramente positivi. Il vantaggio della circular economy risiede nella sua intrinseca capacità di portare dei vantaggi distribuiti a tutti gli attori sociali. Quando si applicano i modelli di business significa che si incentiva la nascita di nuove aziende che producono o trasformano materiali rinnovabili, oppure di aziende che forniscono servizi in condivisione come l’oramai consolidato ‘car sharing’. Ancora, basti pensare alla nascita di nuove start up che si occupano di rigenerazione di prodotti elettronici come i telefonini. Tutto questo è economia circolare ma nello stesso tempo è anche sviluppo economico in grado di generare nuove risorse e posti di lavoro per la collettività e nello stesso tempo salvaguardare la sostenibilità del nostro pianeta efficientando l’utilizzo delle risorse naturali. Si tratta di una vera situazione win-win per tutti gli attori coinvolti!“.
Cosa possono fare le persone per rendere più sostenibile le azioni della vita quotidiana?
“I singoli individui possono lavorare prevalentemente su 4 aree che coinvolgono la vita quotidiana. In particolare: cosa mangiamo, come ci muoviamo, come abitiamo la nostra casa e cosa compriamo per i nostri bisogni personali…
Nella pratica si tratta di mettere in campo le giuste scelte! Optare per cibi possibilmente naturali ed a km0, evitare packaging inutili utilizzando possibilmente prodotti sfusi ed utilizzando contenitori multiuso, muoversi preferendo mezzi pubblici o mezzi elettrici o ancor meglio in sharing, comprare detersivi biodegradabili ed evitare di incorrere nelle logiche del fast fashion scegliendo pochi capi durevoli e possibilmente realizzati con materiali naturali.
Non da meno sono tutte le scelte legate alla casa ed in particolare quelle legate al mondo dell’energia e dell’efficienza. La prima consiste nel privilegiare la produzione da solare ma se questa non fosse possibile perché non si dispone di un tetto, basta scegliere un fornitore che ci garantisca energia green e quindi prodotta da impianti eolici, solari, idroelettrici o geotermici. Non dimentichiamoci però dell’efficienza che rappresenta la forma più alta di sostenibilità, risparmiare a monte è la chiave suprema e la scelta di elettrodomestici a basso consumo ed abitudini che riducono al minimo gli sprechi è il primo passo da compiere”.