Decontribuzione Sud prorogata, ma c’è una “falla”: la denuncia di Unimpresa

"La nuova proroga estende la misura fino al prossimo 31 dicembre e la lega alle conseguenze economiche del conflitto tra Russia e Ucraina, senza fissare, tuttavia, i tetti per le aziende né i plafond complessivi".

Mentre le aziende del Mezzogiorno tirano un sospiro di sollievo per la proroga della Decontribuzione Sud – la misura che “detassa” le nuove assunzioni nelle Regioni dell’Italia meridionale – fino al prossimo 31 dicembre, Unimpresa lancia un grido di allarme: ci sarebbe, adesso, una “falla” nel beneficio contributivo.

Cos’è la Decontribuzione Sud

Prima di andare oltre, occorre fare un passo indietro. La misura Decontribuzione Sud è uno sgravio sgravio contributivo introdotto per favorire l’occupazione nel Mezzogiorno del Paese. La misura, secondo i calcoli fatti da Unimpresa, vale circa 900 milioni di euro su base mensile per i territori interessati.

In altre parole, con la Decontribuzione Sud le aziende del meridione che assumono possono ottenere uno sconto del 30% sui contributi previdenziali complessivi dovuti dal datore di lavoro per i propri dipendenti. Avvicinandoci al nodo della questione, la Legge di Bilancio 2021 ha esteso l’esonero contributivo fino al 31 dicembre 2029, applicando alla normativa il meccanismo del décalage: invariato fino al 2025 e passa poi dal 30% al 20% e 10% tra il 2026 e il 2029.

La Decontribuzione Sud così introdotta, però, era soggetta all’approvazione della Commissione Europea, che in un primo momento aveva prorogato l’agevolazione solo fino al 30 giugno 2022, per poi prorogarla al 31 dicembre 2022. 

Cosa è successo, dunque? Unimpresa spiega che “La proroga concessa dalla Commissione europea lo scorso 24 giugno si fonda su una motivazione differente, più restrittiva: fino al 30 giugno, infatti, il beneficio contributivo era legato alla crisi pandemica attraverso il Temporary Framework dell’Unione europea e garantiva sgravi fino a un tetto di 2,3 milioni di euro per ciascuna azienda; la nuova proroga, invece, estende la misura fino al prossimo 31 dicembre e la lega alle conseguenze economiche del conflitto tra Russia e Ucraina, senza fissare, tuttavia, i tetti per le aziende né i plafond complessivi”.

La “falla” nella Decontribuzione Sud

Secondo il Centro Studi di Unimpresa, pertanto, “al momento vi è una grandissima confusione sugli scenari possibili rispetto al nuovo plafond utilizzabile e soprattutto su cosa rientra e non rientra nello stesso, con la conseguenza che molte aziende, nel dubbio, nel timore di dover restituire le somme con relative sanzioni ed interessi, saranno costrette a cessare la fruizione immediatamente”.

Questo accade anche perché non è palese l’utilizzo dello strumento della proroga – di per sé immaginato sulla breve durata – “considerando che il decreto legge 104 del 2020 aveva stabilito una tabella di marcia preciso: 30% di riduzione dei contributi fino al 2025, 20% per il 2026 e il 2027, 10% per il 2028 e 2029“.

«Si tratta di una falla che corre il rischio di far venire meno l’appeal di quello che è senza dubbio il beneficio contributivo più importante per le aziende del Mezzogiorno e che per molte di loro è una àncora di sopravvivenza, in un momento drammatico dell’economia italiana, con le stime di crescita che diminuiscono mese per mese e con al contrario l’inflazione che sale sempre di più anche a causa del prolungarsi del conflitto tra Russia e Ucraina» commenta il consigliere nazionale di Unimpresa, Giovanni Assi.

«Unimpresa chiede subito al Ministro Carfagna, che tanto si è battuta per ottenere questa proroga, di intervenire personalmente e di aiutare le aziende nel fare chiarezza su questi punti al fine di dare certezza alle nostre imprese e soprattutto di evitare un ulteriore incremento del costo del lavoro che sarebbe letale soprattutto nell’attuale contesto economico del Paese» aggiunge Assi.

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