Unimpresa: bene proroga contributi Sud, ma c’è ancora da fare per donne e under 36

"Sarebbe importante rendere strutturale tale riduzione contributiva, così da permettere alle nostre imprese di pianificare realmente la loro attività in un arco temporale a medio-lungo termine"

Dopo la denuncia dei giorni scorsi di Unimpresa sull’aumento, previsto per quest’anno, del costo del lavoro nel Mezzogiorno a causa della scadenza dei contributi alle assunzioni, il Ministro delegato al Sud Mara Carfagna ha annunciato stamane che

La Commissione europea ha approvato la richiesta del governo italiano di prorogare fino al 30 giugno 2022 la decontribuzione del 30% per le imprese che operano nelle regioni meridionali.

“L’attenzione e il rispetto dei tempi con cui l’Italia ha seguito la partita della proroga della decontribuzione al Sud hanno avuto un positivo riscontro”, afferma il ministro Mara Carfagna. “L’Europa rispetta gli impegni e conferma la misura fino al 30 giugno 2022. È una sicurezza per le imprese che investono e investiranno nel Mezzogiorno”.

Ministero del Sud

Ma, ancora, non basta a tirare un sospiro di sollievo. Il perché lo spiega sempre Unimpresa.

La battaglia di Unimpresa per il Mezzogiorno

“Accogliamo con favore l’apertura della ministra per il Sud, Mara Carfagna, sulla nostra richiesta per ripristinare la “Decontribuzione Sud”” sottolinea Giovanni Assi, consigliere nazionale di Unimpresa in relazione al rischio di una stangata da 1,2 miliardi di euro al mese per 1,5 milioni di aziende del Sud.

“Sarebbe importante rendere strutturale tale riduzione contributiva, così da permettere alle nostre imprese di pianificare realmente la loro attività in un arco temporale a medio-lungo termine. Le imprese – sostiene Assi – avrebbero la certezza di poter contare su un costo del lavoro più basso: in questo modo si darebbe impulso a nuove possibili assunzioni. Fondamentale, soprattutto, sarà garantire copertura alla misura già da questo mese di gennaio per evitare esborsi finanziari aggiuntivi e non preventivati da parte degli imprenditori del Mezzogiorno”.

“Oltre alla Decontribuzione Sud, – aggiunge il consigliere nazionale – il governo deve ottenere quanto prima, dalla Commissione europea, la possibilità di confermare anche gli sgravi contributivi per l’assunzione degli under 36 e delle donne”.

Unimpresa

Dal prossimo 16 febbraio, infatti, le imprese che operano nel Mezzogiorno potrebbero fare i conti con lo stop di diversi sgravi contributivi: una serie di riduzioni sui versamenti previdenziali del personale che, nel corso del 2021, avevano consentito di ridurre significativamente il costo del lavoro.

Secondo quanto segnalato dal Centro studi di Unimpresa, dal 2022, “solo” la Decontribuzione Sud ha un peso di circa 900 milioni di euro al mese. I bonus per i neoassunti under 36 o donne, invece, raggiungono la cifra di 300 milioni al mese che pesano nelle casse delle aziende.

Come già spiegato dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale, però, resta aperto il confronto per far proseguire la decontribuzione anche oltre la scadenza del 30 giugno, cogliendo l’opportunità di un legame con le priorità indicate da Next Generation EU in merito agli obiettivi di sostenibilità ambientale e di digitalizzazione.

“Personalmente – conferma Carfagna – resto impegnata perché l’agevolazione sia ‘stabilizzata’ nel medio periodo, così da rappresentare un sostegno strutturale al rilancio dell’occupazione nel Mezzogiorno, in particolare di quella giovanile e femminile”.

Ministero del Sud

Occorre, pertanto, fare qualcosa anche per le donne e per i più giovani: questi sgravi prevedono una riduzione del 100% dei contributi a carico delle aziende. Infatti, l’esonero contributivo under 36 stabilito dalla legge 178 del 2020 (articolo 1, commi 10-15), stabilisce uno sgravio del 100% dei contributi per 48 mesi per le regioni del Sud; e lo sgravio contributivo donne del 100% introdotto con la stessa norma del 2020 (commi 16-19). 

“Il nostro territorio va sostenuto costantemente perché se è vero che il Sud nel 2021 ha ripreso la sua crescita, questa continua ad essere inferiore rispetto alla crescita del Nord, dopo un 2020 nel quale la pandemia ha reso sostanzialmente omogenei gli andamenti territoriali nel Paese, nel 2021 il pil del Centro-Nord si attesterà a più 6,8% mentre nel Sud crescerà del 5%, ed è anche per questo che non possiamo permetterci nessun passaggio a vuoto cercando di sfruttare nel miglior modo possibile le opportunità che dovranno arrivarci dal Pnrr” aggiunge Assi.

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