I pizzaioli napoletani contro Flavio Briatore? La pizza del discusso imprenditore italiano, dopo quella di Cracco, è diventata uno dei trend social del momento a causa dell’aspro dibattito di queste ore. Briatore ha infatti creato la sua catena di pizzerie: Crazy Pizza. Di crazy (pazzo) però, a leggere i commenti sul web, ci sarebbero soprattutto i prezzi delle pizze che vanno da un minimo di 15 euro per una classica margherita ai 65 euro per la Pata Negra, fatta con il prosciutto iberico più famoso al mondo.
Il video di Flavio Briatore
Alle critiche che lo hanno sommerso in questi mesi, Flavio Briatore ha risposto con un video che è diventato subito virale.
“Io chiedo come fanno gli altri a vendere una pizza a 4-5 euro? Cosa ci mettono dentro questi signori? Pagano stipendi, affitti, ingredienti, gas, luce, ammortamenti…?”.
Flavio Briatore
Dunque, il ragionamento è semplice: per Briatore fare una pizza di qualità e venderla a un prezzo popolare sarebbe impossibile.
A Napoli però, dove la pizza è simbolo e cultura, i prezzi sono rimasti sempre bassi negli anni nonostante la città vanti alcuni tra i migliori maestri pizzaioli del mondo, in una tradizione che non a caso è diventata Patrimonio UNESCO dell’Umanità.
Quella di Briatore ha tutti gli aspetti dell’illazione: ma vuoi vedere che questi pizzaioli partenopei risparmino sulle materie prime o lavorino a nero?
Parola allora ad alcuni maestri pizzaioli che, per tradizione familiare, per esperienza personale e per professionalità, sono da ritenersi dei veri e propri ambasciatori della pizza nel mondo: parliamo di Salvatore Di Matteo, Gino Sorbillo e Marco Pellone. Che convengono: la pizza napoletana è un alimento popolare. Quella di Briatore, invece…
Sorbillo: “Briatore? Si rivolge alle persone del suo mondo. Flavio, quando vuoi le mie porte sono aperte”
“Di pizzerie che fanno pizze di qualità a prezzi popolari tra 4-5-6 euro ce ne sono decine di migliaia se non centinaia di migliaia; di quelle con i prezzi alla Briatore, ce ne saranno un paio in tutta italia e questo già fa capire molto”. Musica e parole di Gino Sorbillo, vera e propria superstar della pizza napoletana che partendo dai Decumani ha costruito un brand iconico in tutto il mondo.
“Ognuno sceglie la sua politica commerciale”, spiega Sorbillo. “Noi delle pizzerie popolari napoletane facciamo i numeri e abbiamo un ottimo rapporto qualità prezzo. Non è sempre il cliente che sceglie la tua pizzeria ma puoi essere anche tu pizzaiolo a scegliere la cliente attraverso una politica commerciale. Se io mettessi la pizza a 25 euro perderei lo studente, il disoccupato, l’impiegato, le persone che arrivano a stento a fine mese, per rivolgermi ad un target più benestante. Questo però, per il mio percorso personale e familiare, non l’ho mai voluto fare“.
Continua: “C’è chi, come Flavio Briatore, ha scelto di rivolgersi alle persone del suo mondo, a chi può pagare una pizza 65 euro. Buon per lui, questa cosa non la critico nemmeno, semplicemente non è una politica che adotterò mai. Nonostante i riconoscimenti che ho avuto, dalla Michelin al Gambero Rosso, ho sempre scelto di offrire, di servire e di vendere la mia pizza al popolo, come si è sempre fatto”.
E i costi? “Io uso il miglior olio d’Italia per la frittura, lo stesso che usano gli chef stellati, e ci friggo le mie pizze fritte che vendo a prezzi popolari”, afferma con vigore Sorbillo. “Per la pizza uso uno olio umbro che è tra i più apprezzati d’Italia, utilizzo il fior di latte Napoli che ha avuto tutti i riconoscimenti possibili del mondo del food, e, come tanti pizzaioli napoletani, usciamo con un prezzo umano. C’è chi invece sceglie di fare una pizza più piccola, di dire che la farina viene da Marte, che il lievito ha 2000 anni di vita pur di giustificare i prezzi spropositati”.
“Mi auguro per Flavio – conclude Sorbillo – che venda le pizze e sono sicuro che lo farà perché lui è un personaggio famoso e a volte le persone vanno nei ristoranti più costosi solo per mettere la foto sui social. Dunque ognuno sceglie la sua politica, io però invito Flavio, quando vorrà assaggiare una pizza popolare, da cui in realtà derivano anche le sue pizze più costose, più ovattate e più brillantante, a venire in uno dei miei locali le porte saranno aperte“.
Di Matteo: “Briatore? Se non ci crede gli facciamo vedere le fatture”
“Fare una pizza di qualità e venderla a 6 euro è possibilissimo: quello che dice Briatore è semplicemente sbagliato“. Parola di Salvatore di Matteo, erede di una lunghissima tradizione di famiglia nel cuore del centro storico partenopeo e ora alla guida della pizzeria Pizza Madre in piazza Municipio.
“Se parliamo di una margherita – spiega Di Matteo – con 6 euro e facendone 150 / 200 al giorno, un’attività va in attivo sicuramente. Io, che non gestisco più la pizzerie storica di famiglia in via dei Tribunali, ho una pizzeria gourmet a Roma e una qui nel centro partenopeo. Ciò nonostante, esco con una margherita a 6 euro e utilizzo materie prime di altissima qualità, con prodotti di prima scelta”.
“Se Briatore non ci crede gli facciamo vedere le fatture“, ride Salvatore Di Matteo che poi aggiunge: “Ho altre cose a prezzi più elevati, come le bottiglie di vino da 100 euro, però la pizza deve rimanere accessibile a tutti perché nasce come piatto popolare e saporito che sostituisce uno spaghetto al pomodoro e questo non lo può cambiare nessuno“.
Pellone: “Abboccati come i pesci all’amo nella polemica. Quella di Briatore non è una pizza che ha a che fare con il prodotto napoletano”
“Partendo dal presupposto che è possibile fare una pizza di qualità anche a 6 euro – racconta Marco Pellone, erede di una lunga tradizione di famiglia e al forno della pizzeria Pellone della popolarissima Loggetta a Napoli – questa su Briatore è una polemica sterile e inutile e, come ogni volta, i pizzaioli napoletani sono abboccati come i pesci all’amo“.
“Io sono convinto – continua Pellone – che ognuno ha il diritto di fare il proprio prodotto come meglio vuole e di venderlo al prezzo che decide. Alla fine l’unica cosa che conta è l’utile della pizzeria e il prodotto che deve essere quello con cui la persona si identifica. Quella fatta da Briatore è una mera scelta commerciale e il prezzo lo si sceglie in base ai clienti che si vuole attirare. Non mi scandalizzo per i prezzi di Crazy Pizza, i clienti pagano per l’esperienza completa. Ci sono differenze anche a Napoli, la pizzeria del lungomare non ha gli stessi prezzi di quella di quartiere. Ma anche all’interno della stessa pizzeria”.
“Io, ad esempio, offro anche una pizzetta a portafoglio che costa 1,50 euro, un mordi e fuggi, ed è normale che abbia un prezzo diverso rispetto alla pizza servita a tavola“, spiega Pellone. “In più questa polemica non dovrebbe proprio toccare i pizzaioli napoletani, perché quella di Briatore non è una pizza che ha a che fare con il prodotto napoletano. Eppure oggi si parla di Crazy Pizza e forse qualcuno vorrà andare a spendere un po’ di soldi per provare questa famosa pizza di Briatore“.