Con il 2022 si apre una pagina importante della storia del nostro Paese. La crisi economica e sociale causata dalla pandemia ha forzato gli Stati membri dell’Unione Europea verso strumenti finanziari condivisi che accompagnassero le comunità verso una ripresa veloce e sostenibile.
L’Italia ha risposto presentando all’Europa un Piano, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), finanziato con le risorse del Next Generation EU per un importo pari a 191,5 miliardi di euro e integrato, per gli investimenti complementari, con risorse aggiuntive pari a 30,6 miliardi.
Il PNRR, con la struttura fatta di scadenze e obiettivi da raggiungere, missioni e interventi trasversali, ha un pregio, ovvero quello di aver posto gli Stati di fronte alla necessità di guardare al proprio interno e in un’ottica di Europa. Ma a dirla meglio, è stata la pandemia che ci ha costretto: se non ci fosse stata questa orribile ondata di morte e paura, probabilmente il PNRR e quanto ne deriva non avrebbe avuto modo di esistere.
Il PNRR se ben utilizzato e gestito potrà essere un pregiato lascito che lasciamo ai nostri figli e nipoti, avviando un percorso di crescita economica più forte, più equa e più giusta. Il nostro Paese potrà avere una pubblica amministrazione efficiente, trasparente, informatizzata, trasporti migliori, asili nido più numerosi, sanità più vicina ai cittadini, un mercato del lavoro fatto anche a misura di donna. E questo è se ben utilizzato e ben gestito.
Ad oggi fonti istituzionali ci dicono che l’Italia ha raggiunto i 51 obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza concordati con la Commissione Europea con scadenza il 31 dicembre 2021 (Presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la tradizionale conferenza stampa di fine anno); a dicembre, ultimi ma non ultimi, sono stati presentati i bandi che mettono subito a disposizione un terzo dei fondi PNRR relativi alla Missione 4 – Istruzione e Ricerca che riguardano la realizzazione e messa in sicurezza di asili nido e scuole per l’infanzia, per la costruzione di scuole innovative, per l’incremento di mense e palestre, per la riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico. Più del 40% dei fondi messi a bando sarà destinato al Mezzogiorno.
Sono stati inoltre stanziati, tra gli altri, i fondi per lo sviluppo delle aree colpite dai terremoti del 2009 e 2016, affidando ad ANAS i lavori sulla rete stradale statale del cratere e ad Rfi la riqualificazione di 11 stazioni ferroviarie, per la costruzione di 5 Centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera in ambiti tecnologici e per la rigenerazione di almeno 250 piccoli borghi, per il miglioramento e meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani, per Infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post consumo, ammodernamento dell’impiantistica e realizzazione di nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica cd. “Textile Hubs”, per la concessione di risorse destinate al consolidamento delle farmacie rurali, per la promozione dell’ecoefficienza e riduzione dei consumi energetici nelle sale teatrali e nei cinema, pubblici e privati, per interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore, per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, per gli Ecosistemi dell’innovazione nel Mezzogiorno, per le Isole Verdi, oltre a decine di migliaia di professionalità elevate che hanno avuto o avranno a breve l’opportunità di accedere alla PA per una sfida più che interessante.
Tra gli interventi che maggiormente mi appassionano, per storia e per professione, c’è GOL Garanzia Occupabilità dei Lavoratori, e il Piano Nazionale per le Nuove Competenze, finalizzati ad un servizio più diretto e adeguato anche a livello di prossimità territoriale, garantendo inoltre la formazione dei disoccupati, con particolare riferimento a donne, giovani, persone con disabilità, lavoratori over 55 e dando peculiare rilevanza alla formazione in ambito digitale e tecnologico.
GOL e il Piano Nuove Competenze sono previsti nell’ambito della Riforma 1 della Missione 5 del PNRR e rappresentano una delle sfide maggiormente impegnative per le Regioni e per chi si occupa di politiche integrate Lavoro Formazione Welfare Sviluppo.
Uno dei punti cardine di GOL è la Prossimità dei Servizi, punto a cui tengo in modo particolare e chi mi conosce da più tempo sa quanto io abbia lavorato affinché si arrivasse a strutturare servizi di prossimità, ovvero capillari sui territori e vicino alle esigenze di cittadini e imprese.
Da anni, infatti, sto studiando il rapporto tra capacità di attrazione e impatto dei servizi in funzione della loro presenza territoriale e il valore che i cittadini danno ad un determinato servizio in relazione alla tipologia di bisogno o di bisogni da soddisfare. Mi spiego meglio: per un cittadino che abita in un Comune in alta montagna o con particolari difficoltà nei trasporti pubblici raggiungere il centro per l’impiego più vicino richiede particolare sforzo. Meglio sarebbe un punto nel suo Comune o comunque nel comprensorio che inizi a decodificare il suo bisogno che, probabilmente, non è solo di lavoro, ma di formazione piuttosto che di assistenza.
Perché noi diamo per scontato che chi si reca al centro per l’impiego sia immediatamente spendibile sul nostro mercato del lavoro o abbia le idee talmente chiare da fare richieste precise e circonstanziate. L’esperienza mi dice che non sempre è così, e che occorrono punti specialistici molto capillari che sostengano i centri per l’impiego in ottica di prossimità, efficienza e impatto.
Un po’ come il servizio sanitario così il servizio per il lavoro: un sistema pubblico privato a disposizione del cittadino e dell’impresa, punti di “immediato soccorso” con personale specializzato e una specie di triage della disoccupazione (da un codice bianco=situazione poco critica ad esempio un fresco laureato in materie tecnico scientifiche che chiede supporto per la mobilità geografica al codice rosso=situazione altamente critica ad esempio un nucleo familiare in povertà assoluta con presenza di minori e disabili).
È di tutta evidenza che i bisogni che esprimono i cittadini siano differenti e a più dimensioni. La sfida di GOL e del PNRR più in generale è proprio questa: saper cogliere e riconoscere le differenze, saper trovare soluzione adatte. Solo in questo modo, ne sono convinta, potremo davvero iniziare a sperare in un Paese con meno disuguaglianze e più giustizia sociale.