L’Assegno unico e universale è una legge che impoverisce il welfare familiare. Chi ci segue, sa già che a marzo scorso, con una disamina approfondita su numeri e fondi a disposizione, la redazione di F-Mag ha rilevato come l’assegno unico e universale portasse, in realtà, ad un indebolimento del welfare e non al suo potenziamento.
Sebbene l’idea alla base sia lodevole – ossia, quella di universalizzare il contributo di sostegno alle famiglie, indipendentemente dal reddito e dalla capacità contributiva – i circa 20 miliardi di euro per l’anno 2022 messi a disposizione non basteranno a dare a tutte le famiglie il contributo massimo di 250 euro.
Il Governo, infatti, aveva approvato la Legge per l’Assegno unico e universale a marzo scorso, prevedendo un assegno “unico” – in sostituzione, quindi, degli ANF ma anche del bonus bebè, le detrazioni per i figli a carico e le varie misure analoghe – e universale, ossia allargato a tutta la popolazione con figli fino ai 21 anni, indipendentemente dalla posizione contributiva.
Ad essere più colpite, conti alla mano (qui gli importi disponibili per famiglia) sono le famiglie con un ISEE di fascia media: in altre parole, questo si traduce in un contributo minore a parità di tasse versate. Un iniquità che sicuramente avrà un peso non da poco per le famiglie, soprattutto a fronte della congiuntura pandemica che ancora rappresenta una difficoltà.
La posizione dei sindacati sull’Assegno unico e universale
“Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” recita un proverbio che ben si addice alla ministra Bonetti e ai tanti parlamentari che, in questi mesi, hanno fatto “orecchie da mercante” alle reiterate denunce della Uila e della Uil sulle iniquità introdotte con la riforma dell’assegno unico universale che vengono oggi confermate dall’Ufficio parlamentare di bilancio, la massima autorità dei conti pubblici” tuona oggi il segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza commentando i dati pubblicati oggi dal quotidiano La Repubblica.
“A causa di questa riforma, certifica l’Ufficio parlamentare di bilancio, oltre un milione di figli a carico di 746.000 famiglie italiane (il 10% del totale) percepiranno, infatti, un sostegno più basso del precedente, con una perdita annua media di 503 euro a famiglia e 362 a figlio. È un dato che abbiamo denunciato già dal mese di ottobre” spiega Mantegazza “al quale il governo ha timidamente risposto introducendo nella riforma una ‘finta clausola di salvaguardia’ che però non si applica a tutti e che, per giunta, avrà solo 12 mesi di efficacia”.
“La massima autorità dei conti pubblici conferma i nostri dati: si tolgono risorse ai più poveri, a chi nel tempo si è comprato casa, a chi ha un Isee un po’ più alto perché paga le tasse, per darle a chi le tasse non le paga e non intende presentare l’Isee e a chi è benestante e dei 50 euro al mese che la la legge gli regala potrebbe farne a meno” aggiunge Mantegazza “inoltre, come ripetiamo da mesi, non esiste ancora piena consapevolezza tra i lavoratori dipendenti dell’altra grande iniquità di questa riforma: la perdita delle anticipazioni in busta paga degli assegni e delle detrazioni“.
“Consigliamo alla ministra Bonetti e al Governo di correre rapidamente ai ripari” conclude Mantegazza “perché la Uila metterà in campo tutte le iniziative utili a correggere questa legge sbagliata e ingiusta, pensata e realizzata da chi ha scarsa conoscenza e poca pratica con il Paese reale”.