Digitale, tu quanto ne sai? 1 italiano su 2 niente. Ecco il test online per valutarsi

Gli italiani hanno un rapporto complesso con il mondo digitale. Secondo la ricerca di ‘Digital skill voyager’, il nuovo strumento per la valutazione delle competenze digitali offerto gratuitamente dai Pid – Punti impresa digitale delle camere di commercio, solo un italiano su due padroneggia gli strumenti di base di Internet, quasi 3 su 10 possono definirsi coach ma solo il 3,8% è leader e vanta competenze digitali avanzate.

La rilevazione non sorprende: la maggior parte dei nostri connazionali si qualifica, purtroppo e non sempre per sua colpa, fra gli “analfabeti del digitale”: secondo i dati diffusi da Pandasecurity a luglio dello scorso anno, in Italia vige un altissimo tasso di analfabetismo digitale (che spesso diventa anche funzionale), con circa il 79% di “ignoranti” del web. Stesso dato confermato dall’OCSE, che – per il rovescio della medaglia – ha evidenziato poi che solo il 21% degli italiani abbia un livello di alfabetizzazione digitale sufficiente. 

Il test per (auto) valutare le competenze del digitale

I dati sul rapporto degli italiani con il digitale sono preoccupanti. Qualche competenza in più sembrano averla i laureati che, in 4 casi su 10, rientrano nelle categorie dei coach digitali o degli e-leader a fronte del 21,6% dei diplomati. Certo è che anche tra quanti posseggono un titolo di studio elevato o addirittura un post-laurea i neofiti e gli allievi digitali sono ancora oltre la metà.

Se il 51,3% degli impiegati, che rappresentano il gruppo più cospicuo di persone che si sono cimentate con il ‘Digital skill voyager’ (43,5%), è solo “allievo” digitale, oltre un terzo vanta competenze di medio-alto livello. I manager (che sono il 9,2% dei partecipanti al test) mostrano una preparazione più avanzata, con il 43,7% che raggiunge i livelli di coach e e-leader (ma anche un 44,3% di “allievi”). Peggiore il posizionamento degli imprenditori (che sono l’11% dei 2mila partecipanti): più del 70% è alle prime armi con Internet (20,5% i neofiti, 51,5% gli allievi) e solo il 28% ha abilità superiori.

Per provare ad autovalutarsi, i Punti Impresa Digitale hanno messo a disposizione online Digital Skill Voyager, un test accessibile dal portale dedicato, impostato con le tecniche della gamification. Il viaggio che l’utente si trova ad affrontare nel tempo è composto da cinque tappe: Era Preistorica: digitalizzazione di base. Era antica: comunicazione e condivisione. Era medioevale: pensiero computazionale e coding. Era moderna: tecnologie digitali e le loro applicazioni. Era futura: innovazione e sostenibilità. Alla fine del percorso, in base alle risposte fornite, si ottiene una valutazione che consente di scoprire in quale area si è collocati: neofita digitale, allievo digitale, coach digitale oppure un digital-leader.

Il test Digital skill voyager fa parte degli strumenti di assessment digitale dei Pid e si va ad affiancare al ‘Selfi 4.0’ e allo ‘Zoom 4.0’ strumenti di valutazione della maturità digitale specifici per le imprese oltre che ai numerosi servizi diretti ad accrescere le competenze digitali dei lavoratori e degli imprenditori messi in pista dai Pid e oggi fruiti complessivamente già da oltre 380.000 imprese.

Sono circa 3.000 i percorsi info-formativo organizzati in circa quattro anni di attività, a cui hanno preso parte 196.000 imprese. Inoltre sono stati realizzati dei tutorial informativi, che hanno raggiunto oltre 172.000 imprese ed erogati voucher che, tra le altre cose, hanno consentito alle imprese di acquistare servizi di formazione e consulenza per la digitalizzazione.

“L’Italia sta affrontando a grande velocità la transizione digitale”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “Per portarla a pieno compimento, però, non bastano le tecnologie, serve il capitale umano che sappia utilizzarle, arricchendo ed innovando il proprio lavoro quotidiano. Occorre lavorare ancora di più, quindi, sulle competenze dei singoli cittadini e delle imprese, ambito prioritario di intervento dei Pid delle Camere di commercio”, continua Prete.

Il dato, insomma, è allarmante. Ed è ancora lunga la strada da fare.

Exit mobile version