Reddito di Libertà per donne vittime di violenza: un passo in avanti per ricominciare

Entra in vigore il reddito di libertà per aiutare le donne vittime di violenza che vivono una particolare situazione di fragilità socioeconomica

Liberare le donne vittime di violenza dallo stigma e dare loro la concreta possibilità di ripartire. Da oggi, su proposta di Italia Viva, entra in vigore il Reddito di Libertà a favore dell’indipendenza economica delle donne che fuoriescono dai percorsi di perpetuata violenza – fisica e psicologica – e dei loro figli minori.

“Si tratta di un aiuto fondamentale per chi spesso non riesce a sfuggire da minacce e violenza perché sotto ricatto dal punto di vista economico” annuncia su Facebook la viceministra alle Infrastrutture Teresa Bellanova.

Un reddito di libertà per ricominciare dopo la violenza

Il decreto sul Reddito di Libertà, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dello scorso 20 luglio, introduce un sostegno per promuovere il reale percorso di indipendenza e di autorealizzazione a favore dell’emancipazione delle donne che fuoriescono dai percorsi di violenza.

Se fino ad adesso molti progetti finanziati dalle Regioni o dal Ministero hanno previsto un pocket money, ossia una sorta di portafoglio minimo di sussistenza, il Reddito di Libertà sosterrà in via prioritaria le spese per garantire la dignità alla persona che ha bisogno di ricominciare da capo: parliamo di un aiuto per assicurare l’autonomia abitativa, l’autonomia personale, il percorso formativo – scolastico per i figli minori. Ed è compatibile anche con il Reddito di Cittadinanza.

Un tassello importante – spiega il Ministro Bellanova – che si aggiunge al percorso che avevamo intrapreso già con il Governo Renzi quando all’interno del Jobs Act prevedemmo un congedo di 3 mesi retribuito al 100% per le donne vittime di violenza di genere. La ratio della norma era garantire nuove forma di tutela alle donne vittime di violenza di genere consentendo alle stesse di assentarsi dall’attività lavorativa per svolgere percorsi di protezione certificati senza perdere posto di lavoro. Oggi, con il Reddito di libertà, lo Stato dà un sostegno concreto a queste donne, per permettere loro di ricominciare a vivere, finalmente libere“, conclude Bellanova.

Il contributo, chiaramente, è destinato alle donne che hanno subito violenza e si trovano in situazioni di particolare vulnerabilità sociale, economica e familiare, che abbiano seguito un percorso – anche di sostegno psicologico – con i centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai Servizi Sociale o Socioassistenziali degli Enti Locali.

E’ finanziato con un fondo già messo a disposizione di tre milioni di euro, ripartito fra le Regioni e le Province Autonome. Il Reddito di Libertà può raggiungere, per il momento e salvo ulteriori finanziamenti, la cifra massima di 400 euro mensili per un periodo che arriva fino alle dodici mensilità.

La domanda per accedere al Reddito di Libertà va presentata all’INPS con un’autocertificazione del soggetto ricevente e la dichiarazione firmata dal rappresentante legale del Centro antiviolenza che la segue. E ancora va aggiunta la dichiarazione del servizio sociale professionale di riferimento che ne attesti lo stato di bisogno legato alla situazione straordinaria o urgente.

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