Dalla Galleria Umberto all’area Est: il “trasloco” dell’Ordine degli Architetti di Napoli è il simbolo di una città che cambia

“Non è solo un trasloco, è una scelta”, afferma con convinzione il presidente degli architetti napoletani, Lorenzo Capobianco. “Una scelta che interpreta con coerenza e visione la centralità del tema della rigenerazione. Ci spostiamo in un’area che rappresenta una delle sfide urbane più rilevanti di Napoli: un quartiere in trasformazione, dove sono in corso importanti interventi pubblici e privati, e dove anche la nostra presenza vuole diventare parte attiva di un processo di cambiamento”.

Non è un semplice cambio di indirizzo, ma un cambio di prospettiva. Una dichiarazione d’intenti che prende la forma di un edificio e di una scelta coraggiosa. Domani, mercoledì 24 settembre, l’Ordine degli Architetti di Napoli e provincia inaugura la sua nuova sede, lasciando dopo oltre due decenni il salotto monumentale della Galleria Umberto per immergersi in una delle aree più dinamiche e complesse della città: Napoli Est.

La nuova casa dei progettisti partenopei sarà al “Brin 69”, in via Brin 55, un luogo che è già di per sé simbolo di quella rigenerazione urbana che oggi è al centro del dibattito e della professione.

“Non è solo un trasloco, è una scelta”, afferma con convinzione il presidente degli architetti napoletani, Lorenzo Capobianco. “Una scelta che interpreta con coerenza e visione la centralità del tema della rigenerazione. Ci spostiamo in un’area che rappresenta una delle sfide urbane più rilevanti di Napoli: un quartiere in trasformazione, dove sono in corso importanti interventi pubblici e privati, e dove anche la nostra presenza vuole diventare parte attiva di un processo di cambiamento”.

L’evento di inaugurazione sarà una giornata densa di riflessioni, a partire dai saluti istituzionali che vedranno la partecipazione del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, e del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, a sottolineare il valore strategico di questa scelta per l’intera comunità. Con loro, i direttori delle facoltà di Architettura, Marella Santangelo (Federico II) e Ornella Zerlenga (Vanvitelli), a rinsaldare il legame indissolubile tra professione e mondo accademico.

Il cuore della giornata sarà il seminario deontologico “Architettura e società: etica e rigenerazione”. Un titolo che è già un programma, un’occasione per confrontarsi sul ruolo sociale dell’architetto e sulle implicazioni etiche del fare architettura oggi. Il dibattito, diviso in due sessioni, vedrà alternarsi figure di spicco del mondo accademico, professionale, istituzionale e della magistratura, tra cui Pasquale Belfiore, Bruno Discepolo, Ambrogio Prezioso, Sergio Zeuli e Luigi Vicinanza.

L’inaugurazione di domani non è quindi solo un taglio del nastro, ma l’inizio di un percorso. È il segnale potente di una professione che scende in campo, che abbandona la comfort zone del centro storico per abitare la frontiera, là dove la città si reinventa. Un gesto che riafferma con forza una verità fondamentale: l’architettura non è solo estetica, ma è prima di tutto un atto politico e sociale, un motore indispensabile per costruire il futuro delle città.

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