Dal 5 al 7 marzo Bologna ospita MECSPE 2025, l’evento di riferimento per l’industria manifatturiera e l’innovazione tecnologica. Il software resta l’anima della trasformazione digitale ancora in atto e che oggi sta portando a universi fino a qualche anno fa fantascientifici e inimmaginabili. Tra le aziende che parteciperanno al MECSPE c’è anche Fortress Lab, realtà meridionale di spessore nel settore ICT.
Alessandro Tateo, CEO di Fortress Lab, quali sono le trasformazioni più significative che stanno ridefinendo il modo in cui le aziende approcciano lo sviluppo software e l’integrazione tecnologica nei loro processi?
“La vera rivoluzione non sta solo nell’adozione di nuove tecnologie, ma nella loro integrazione strategica nei processi aziendali. Non si tratta più di scrivere codice in modo tradizionale, ma di costruire ecosistemi software intelligenti, scalabili e adattivi.
Un trend sempre più evidente è l’ascesa delle piattaforme low-code e no-code, che stanno abbattendo le barriere tecniche e consentendo a un numero sempre maggiore di professionisti di sviluppare soluzioni senza una profonda conoscenza del codice. Questo significa ridurre drasticamente il time-to-market e colmare il divario tra business e IT. Ma attenzione: non è la fine dello sviluppo tradizionale, piuttosto un cambio di paradigma verso un approccio più modulare e componibile.
Parallelamente, vediamo una crescente adozione di architetture a microservizi, che consentono alle aziende di scalare le proprie applicazioni in modo più efficiente. Questo approccio consente di sviluppare, distribuire e aggiornare singoli componenti di un’applicazione senza compromettere l’intero sistema, garantendo maggiore agilità e resilienza.
L’AI sta poi giocando un ruolo chiave nell’ottimizzazione dei processi di sviluppo: oggi, strumenti basati su machine learning possono suggerire miglioramenti al codice, individuare vulnerabilità di sicurezza in tempo reale e persino automatizzare test e deployment. L’AI-driven development è destinato a diventare una best practice nei prossimi anni”.
Un altro tema centrale è la crescente importanza delle Progressive Web App (PWA). Quale sarà il loro ruolo nel futuro delle aziende?
“Il concetto di mobile-first non è più un’opzione, ma un imperativo per chi vuole rimanere competitivo. Le Progressive Web App (PWA) stanno colmando il divario tra le applicazioni web e quelle native, offrendo prestazioni elevate, accessibilità immediata e una user experience fluida su qualsiasi dispositivo.
I vantaggi sono evidenti: le PWA eliminano la dipendenza dagli store digitali, riducendo i costi di distribuzione e aggiornamento delle app. Possono essere aggiornate istantaneamente senza bisogno di reinstallazione, e grazie alle tecnologie di caching e ai service worker, garantiscono un’esperienza utente fluida anche in condizioni di connettività limitata.
Per le aziende che operano in contesti complessi come il B2B e il B2B2C, le PWA sono una soluzione strategica: permettono di accedere a informazioni critiche, gestire ordini e interagire con i clienti in tempo reale, senza necessità di infrastrutture complesse o app native su ogni piattaforma”.
Anche il mondo DevOps sta subendo una forte evoluzione. Quali sono i principali cambiamenti che dobbiamo aspettarci nei prossimi anni?
“DevOps non è più solo una metodologia di sviluppo, ma una cultura aziendale a tutti gli effetti. Stiamo assistendo a una profonda integrazione tra DevOps, AI e automazione, che sta ridefinendo il modo in cui il software viene progettato, testato e distribuito.
Il concetto di AI-driven DevOps sta prendendo piede: algoritmi di machine learning vengono impiegati per monitorare le performance delle applicazioni, prevedere anomalie prima che si verifichino e ottimizzare i rilasci in tempo reale. Questo non solo migliora la qualità del software, ma riduce drasticamente il rischio di downtime e vulnerabilità di sicurezza.
Un altro elemento cruciale è il passaggio dal Continuous Integration/Continuous Deployment (CI/CD) tradizionale a un approccio “GitOps”, dove l’intera gestione dell’infrastruttura e del deployment avviene attraverso repository Git. Questo garantisce maggiore tracciabilità, sicurezza e coerenza nelle pipeline di rilascio.
Infine, vediamo un’accelerazione nell’adozione di Infrastructure as Code (IaC), che consente di automatizzare la gestione e il provisioning dell’infrastruttura IT con la stessa logica del software development. Questo approccio permette di scalare rapidamente, mantenendo ambienti di sviluppo, test e produzione sempre allineati e sicuri”.
Java è ancora oggi un pilastro dello sviluppo software. Con l’evoluzione delle tecnologie cloud-native e delle nuove architetture, quale sarà il suo ruolo nei prossimi anni?
“Java ha dimostrato una capacità di adattamento straordinaria nel tempo. Nonostante l’emergere di linguaggi più moderni e specializzati, rimane una colonna portante dell’enterprise software grazie alla sua affidabilità, scalabilità e all’ecosistema consolidato.
Oggi Java è protagonista nell’ambito delle architetture cloud-native e dei microservizi, grazie a framework come Spring Boot che semplificano la creazione di applicazioni modulari e scalabili. Inoltre, con l’avvento di GraalVM, Java ha fatto un salto di qualità in termini di prestazioni, riducendo i tempi di avvio e il consumo di memoria, rendendolo più competitivo rispetto a linguaggi tradizionalmente più leggeri.
Detto questo, è innegabile che alcuni linguaggi come Rust, Go e Kotlin stiano guadagnando terreno, specialmente in ambiti dove la gestione delle prestazioni e la sicurezza della memoria sono critiche. Ma il vero punto di forza di Java è la sua solidità e la vastissima community di sviluppatori che continua a innovarlo. In un contesto di trasformazione continua, il successo non è solo una questione di linguaggio, ma di come le aziende bilanciano innovazione e affidabilità”.