A Caserta il gioco da tavolo entra in carcere per aiutare i detenuti a reinserirsi

Giochi Uniti dona una ludoteca alla casa circondariale "Francesco Uccella" e porta laboratori di gioco da tavolo all'interno della struttura.

Laboratori ludici dedicati ai detenuti della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere “Francesco Uccella”, con il gioco da tavolo come protagonista e strumento di supporto per il reinserimento sociale degli ospiti della struttura.

Questo è il cuore di “Giocare dentro”, il progetto che vede impegnata Giochi Uniti, casa editrice di riferimento nel panorama italiano, nota per titoli come Carcassonne e Catan e molto apprezzata dagli appassionati del settore. L’azienda porta il gioco da tavolo all’interno del carcere, offrendo ai detenuti un’opportunità di crescita e condivisione. In totale, sono previsti quattro incontri durante i quali autori ed esperti del settore utilizzeranno il gioco come strumento per promuovere il benessere e lo sviluppo personale dei partecipanti.

In un ambiente come il carcere, dove l’isolamento e la conflittualità sono un rischio concreto, i giochi da tavolo possono diventare uno strumento prezioso per educare, riabilitare e costruire nuove possibilità di relazione. Giocare significa entrare in uno spazio regolato, dove il rispetto delle regole, la comunicazione e la collaborazione diventano elementi fondamentali. Attraverso il gioco, i detenuti hanno l’opportunità di sviluppare competenze sociali, imparare a gestire le emozioni, affrontare la sconfitta e la vittoria con equilibrio e, soprattutto, sperimentare modalità di interazione diverse da quelle imposte dalla vita carceraria.

Dal punto di vista sociologico ed educativo, il gioco è molto più di un semplice passatempo. Albert Bandura, con la sua teoria dell’apprendimento sociale, ha dimostrato che osservare e imitare comportamenti positivi aiuta a interiorizzare nuovi modelli di relazione, un aspetto fondamentale in un contesto in cui spesso prevalgono dinamiche di tensione e diffidenza. Allo stesso modo, il concetto di capitale sociale di Putnam e Bourdieu ci spiega come il gioco possa creare legami di fiducia e collaborazione tra i detenuti, migliorando il clima della comunità carceraria e facilitando il reinserimento nella società. Johan Huizinga e Roger Caillois hanno esplorato il valore del gioco come spazio di sperimentazione e apprendimento, un territorio neutrale in cui chi partecipa accetta regole condivise e si allena a gestire la complessità della vita sociale.

All’interno delle carceri, l’uso dei giochi può trasformarsi in un’occasione concreta per rafforzare il senso di appartenenza, ridurre la solitudine e sviluppare capacità di pensiero critico. Nei laboratori ludico-educativi, educatori e psicologi possono guidare i detenuti attraverso esperienze di gioco cooperativo, in cui la collaborazione diventa essenziale per raggiungere un obiettivo comune, oppure attraverso giochi di ruolo e storytelling, che permettono di mettersi nei panni di qualcun altro e sviluppare una maggiore empatia. Anche i giochi gestionali e strategici possono essere strumenti preziosi, aiutando i partecipanti a esercitare la pianificazione, la risoluzione di problemi e la capacità di prendere decisioni con consapevolezza, tutte competenze fondamentali per affrontare il ritorno alla vita fuori dal carcere.

In questo contesto, il gioco non è solo un’attività ricreativa, ma una vera e propria palestra di socialità, un modo per apprendere nuove abilità e riscoprire il valore della condivisione. In un luogo dove le giornate possono sembrare tutte uguali, una partita a un gioco ben scelto può rappresentare una piccola rivoluzione: un momento in cui le barriere si abbassano, le persone si incontrano e si aprono spiragli di cambiamento. Perché il gioco non cambia solo una partita, ma può cambiare un intero percorso di vita.

Il taglio del nastro della nuova ludoteca del carcere di SMCV F. Uccella (foto: Ufficio Stampa)

“Che il gioco da tavolo possa alleviare lo stress e favorire socialità, cooperazione e comunicazione è un dato di fatto; così come è risaputo che esso sia, per sua natura, inclusivo, democratico e orizzontale”, afferma Stefano De Carolis, direttore operativo di Giochi Uniti. “Siamo convinti che queste caratteristiche si adattino perfettamente alle attività di reinserimento dei detenuti. Del resto, se è vero, come sostenevano Churchill e Mandela, che il valore di una società si misura dal modo in cui tratta i propri detenuti, vogliamo contribuire concretamente a questo miglioramento”, aggiunge.

Dello stesso avviso è Gabriele Mari, formatore, educatore ludico e game designer, che sottolinea: “Il gioco da tavolo è strutturato e regolamentato. Giocare insieme significa accettare e rispettare regole condivise. In questo senso, il gioco diventa una metafora della legalità, del rispetto per gli altri e per le norme che regolano la vita in comunità: un autentico percorso di rieducazione alla socialità”.

All’interno di questa iniziativa, avviata il 27 febbraio con il primo dei quattro incontri in presenza, Giochi Uniti donerà una ludoteca alla casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, garantendo così una presenza stabile del gioco da tavolo nella struttura.

Grande soddisfazione espressa da Marco Puglia, coordinatore dell’ufficio di sorveglianza del carcere, che dichiara: “Un sentito ringraziamento a Giochi Uniti. Questo progetto rappresenta un riconoscimento concreto della volontà dell’azienda di contribuire a una visione nuova e dinamica delle strategie trattamentali”.

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