Il Made in Italy? E’ tutto “digitale”: il report Assintel 2024 sulle leve imprenditoriali

Il mercato ICT italiano continua a crescere a ritmi superiori a quelli dell’economia nazionale, consolidando il suo ruolo strategico per lo sviluppo economico e l’innovazione delle imprese. Si evidenzia in particolare una crescita del +4,1% per il settore ICT business nel 2024, per un valore complessivo di 42,4 miliardi di euro, e una previsione di crescita del +4,6% nel 2025.

Questi i dati di sintesi che si evincono dall’Assintel Report 2024 sul digitale, realizzato da Assintel-Confcommercio insieme alle società di ricerca TIG e Istituto Ixé, con gli sponsor AWS, Grenke, Infocert, Intesa Sanpaolo, TIM, e presentato oggi nel corso di un evento alla Camera dei Deputati.

Il report mette in evidenza che le aziende italiane, sebbene si muovano in uno scenario economico complesso e in una cornice prudenziale di controllo dei costi, stanno dimostrando un forte interesse nell’adozione di tecnologie innovative come driver di competitività. La crescita è trainata dagli investimenti tecnologici delle grandi organizzazioni (imprese e PA), che rappresentano il 53% del mercato ICT business e che crescono del +4,9%, pesando 22,5 miliardi di euro.

settori verticali che nel 2024 hanno più investito in ICT sono la Pubblica Amministrazione (+6%), fortemente sostenuta dai fondi PNRR, l’Industria (+5,9%), le Utilities (+5,7%), e il settore finanziario (+5,4%).

livello geografico, il Nord-ovest rimane il mercato principale per volume (+4,9%), mentre il Nord-est segna il tasso più alto di crescita (+5,4%), trainato dall’innovazione delle imprese locali. Il comparto che cresce maggiormente è quello dei Servizi IT (+8,6%), a cui segue quello del Software (+4,6%), fanalino di coda l’Hardware, meglio dello scorso anno ma a crescita zero.

«Per valorizzare il Made in Italy Digitale – commenta la presidente Assintel, Paola Generali – è vitale coltivare una partnership fra il mondo delle imprese e quello della politica a tutti i livelli, da quello territoriale a quello nazionale fino allo sfondo più ampio dell’Unione Europea. Il comparto ICT nazionale è costituito in maggioranza da micro, piccole e medie imprese e startup, che sono protagoniste della modernizzazione del Paese, fianco a fianco delle PMI della domanda sul territorio, sebbene debbano scontrarsi quotidianamente con un contesto che premia solo le grandi organizzazioni. Il Governo può e deve valorizzare maggiormente le peculiarità che caratterizzano il tessuto innovativo del nostro Paese, con politiche che premino l’aggregazione delle imprese ICT, investimenti che garantiscano una vera liquidità e normative che diano loro accesso e pari dignità ai mercati della Pubblica Amministrazione dominati esclusivamente dalle grandi aziende».

«“Qui ed ora” – prosegue Generali – è il momento di dare una svolta significativa all’economia digitale del nostro Paese, diversamente qualsiasi strategia digitale nazionale non potrà essere realizzata, perché per realizzarla sono indispensabili le coraggiose, innovative, operose PMI del Digitale vale a dire il nostro Made in Italy Digitale che supporta il Made Italy della Domanda: in breve la nostra economia nazionale».

I dettagli della ricerca

Le imprese utenti continuano a investire in modo crescente nel digitale: nel 2024 per il 27% di loro la spesa in innovazione è in crescita e per il 62,2% stabile. Solo il 7% dichiara una frenata. Migliora anche la percentuale di imprese completamente analogiche: sono solo 45.000, il 2,9% su totale, contro l’8,5% dello scorso anno.

Il cloud e l’intelligenza artificiale sono le tecnologie emergenti con prestazioni migliori. Dal punto di vista delle PMI ICT, esse sono early adopter: le testano e le utilizzano per prime, per poi immetterle nella loro offerta sul mercato. Il 68% del campione ha già integrato soluzioni cloud, mentre il 45% prevede l’adozione di AI entro il 2025. A livello di tassi di crescita del mercato, l’AI cresce del +34,4%, Il Cloud del +25,2%, la Cybersecurity del +13,1% e la BI/Analytics del +8,7%.

Sul versante della Domanda, i livelli di adozione delle tecnologie emergenti sono ancora bassi e in larga misura si limitano ad una prima fase di sperimentazione: solo il 4% delle imprese, soprattutto di grandi dimensioni, è già in fase applicativa avanzata.

Il report rileva anche gli ostacoli che il mercato ICT italiano deve affrontare, sia lato Offerta sia lato Domanda. Il 54% delle PMI ICT segnala la scarsità di risorse economiche come principale ostacolo alla crescita, a cui si somma la difficoltà ad accedere a finanziamenti (30%).  C’è poi l’aspetto culturale: per il 54% delle aziende fornitrici, un ostacolo alla crescita è anche una cultura aziendale dei clienti poco orientata al cambiamento, a cui si somma la loro difficoltà nel definire strategie digitali collegate ai propri modelli di business (40%). Questi valori trovano corrispondenza anche nelle rilevazioni sulle aziende utenti: le risorse economiche restano al primo posto per il 40,7% del campione, in crescita di quasi 10 punti rispetto allo scorso anno. Al secondo posto il tema della cultura aziendale e delle competenze, significativo per il 31,1% di loro. Trasversale a tutti è il tema delle competenze digitali, che nell’ICT diventa problematico: il 92% delle aziende prevede un’occupazione stabile o in crescita, ma il 39% di loro lamenta difficoltà a trovare risorse con competenze specifiche.

I commenti

«I dati indicano una crescita significativa del mercato ICT italiano, spinta dagli investimenti tecnologici delle grandi aziende. Tuttavia, l’adozione delle PMI di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale è limitata, commenta Giulia Gasparini, Senior Leader SMB EU SOUTH di AWS. AWS supporta le imprese di ogni dimensione nella trasformazione digitale grazie a soluzioni flessibili, all’accesso ad AI e analytics per aumentare la competitività, a programmi di formazione IT. Affinché l’ecosistema ICT italiano possa esprimere appieno il suo potenziale, è tuttavia fondamentale che venga definito un quadro normativo chiaro, adottando un approccio basato sui rischi e che consideri attentamente le esigenze specifiche di tutte le aziende, dalle grandi multinazionali alle PMI, nella definizione dei requisiti e degli obblighi regolamentari sull’Intelligenza Artificiale».

«Le piccole e medie imprese e i liberi professionisti adesso noleggiano anche i software invece di acquistarli – fa notare Aurelio Agnusdei, country manager di Grenke Italia, società specializzata nel noleggio operativo di beni strumentali per imprese e professionisti e leader di mercato nel nostro Paese – Fotocopiatrici e sistemi EDP (hardware), macchinari industriali, ma anche attrezzature da ufficio restano i beni più noleggiati nel mercato italiano che da gennaio ad agosto 2024 vale quasi 950 milioni di euro (in crescita del 15% rispetto ai primi otto mesi del 2023)».  

«Con la continua crescita del mercato ICT in Italia, che supera i 42 miliardi di euro, sta crescendo anche la consapevolezza delle PMI sui temi di sicurezza informatica – commenta Danilo Cattaneo, CEO di InfoCert – Al contempo, è cruciale garantire la sicurezza e l’affidabilità di tutte le transazioni digitali e in questo il digital trust diventa la base su cui costruire il futuro dell’economia digitale, assicurando che l’adozione di nuove tecnologie sia sostenuta da sistemi sicuri e certificati. Solo così possiamo supportare un ecosistema digitale in espansione, dove innovazione e fiducia viaggiano di pari passo, creando valore per imprese, cittadini e istituzioni».

«Vogliamo favorire l’adozione da parte delle PMI di soluzioni digitali innovative, facilitando l’accesso a servizi semplici e alla portata di tutti  – afferma Paolo D’Andrea, Responsabile Small & Medium Market di TIM – Le nostre applicazioni, arricchite con funzionalità abilitate da Intelligenza Artificiale, riguardano gli ambiti di sistemi di collaborazione e cloud, marketing digitale, sicurezza e connessioni evolute dedicate.- Soluzioni che rispondono alle esigenze delle PMI e che consentono loro di affrontare con successo le sfide del mercato con maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro, migliorando la relazione con i clienti e ottimizzando i processi produttivi».

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