Fin dall’inizio dei tempi, con l’avanzare dell’innovazione tecnologica i produttori cinematografici, gli scrittori e i creativi dell’industria dei videogiochi ci hanno abituato ad immaginare scenari fantascientifici e realtà distopiche in cui uomo e macchina erano in qualche modo connessi in modo intimo e intuitivo.
La domanda delle domande, per noi di fine Novecento cresciuti sulle fascinazioni immaginifiche di film imperdibili come Terminator e Matrix, scampati al terribile Millennium Bug, magnetizzati da serie tv come Black Mirror e incuriositi da innovazioni come l’intelligenza artificiale, i Google Glass e la realtà virtuale, è questa: ci siamo sempre chiesti se il cervello umano potesse interfacciarsi direttamente con i computer e con altre forme di intelligenza artificiale. Ma per rispondere a questo interrogativo, e delineare un primo profilo di Neuralink, bisogna fare un passo indietro.
Neuralink e l’innovazione di Elon Musk
Chi non ha mai sentito parlare delle idee lucidamente folli, visionarie e tecnologicamente avanzate di Elon Musk alzi la mano. Il miliardario-guru della tecnologia, patron di aziende del calibro di Tesla, Space X e acquirente ultimo di X (ex Twitter), sa sempre come sorprendere il pubblico con le sue provocanti sfide alla comunità scientifica, tecnologica e imprenditoriale.
E Neuralink fa parte di questo scenario: fondata nel 2016 dallo stesso Musk, è un’azienda di neurotecnologia che ha l’obiettivo di sviluppare tecnologie avanzate per far sì che la mente umana fosse connessa alle macchine. L’idea alla base di Neuralink, infatti, è quella di creare un collegamento diretto tra il cervello e i dispositivi elettronici, consentendo una comunicazione più rapida ed efficiente tra il sistema nervoso e le macchine.
Prima di continuare, è necessario aprire una parentesi: tutto ciò che riguarda il rapporto fra uomo e macchina, in senso ampio, impone interrogativi etici circa l’utilizzo di questi strumenti. Per poter agire, Neuralink ha ottenuto l’approvazione dalla Food and Drug Administration per condurre i primi test su soggetti umani: alla fine del 2023 sono stati reclutati i primi volontari per l’esperimento. In precedenza, in Neuralink sono stati effettuati una serie di test su animali che hanno suscitato polemiche tra gli animalisti a causa della presunta violazione dell’Animal Welfare Act.
Il progetto Neuralink
Il progetto di Neuralink si concentra su diverse aree di ricerca, compresa l’elaborazione delle informazioni neurali, la registrazione delle attività cerebrali e lo sviluppo di interfacce neurali. Una delle tecnologie chiave sviluppate da Neuralink è rappresentata da sottili fili flessibili, noti come “neural lace“, che possono essere impiantati nel cervello per registrare e stimolare l’attività neuronale.
Fra gli altri, l’obiettivo a lungo termine di Neuralink è quello di utilizzare queste tecnologie per trattare una varietà di disturbi neurologici e migliorare le capacità cognitive umane. Infatti, tra le potenziali applicazioni ci sono il ripristino delle funzioni motorie in individui con lesioni spinali, la gestione di disturbi neuropsichiatrici e la creazione di interfacce avanzate per la comunicazione tra cervello e computer.
Delineato lo scenario in cui si muove, è facile comprendere come mai Neuralink abbia ottenuto l’attenzione globale per le sue ambizioni futuristiche. Venendo – finalmente! – a noi, in queste ore su X è stato pubblicato l’annuncio di Elon Musk che ha segnato una svolta epocale:
“Il primo impianto di Neuralink è stato fatto su un essere umano. Si sta riprendendo bene. I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento dei picchi neuronali”.
L’annuncio ufficiale di Elon Musk rivela che il primo impianto su un essere umano è stato effettuato con successo. Che cosa significa questo? Che siamo di fronte ad una potenziale svolta epocale: con il progresso di Neuralink attraverso l’uso di un chip è possibile leggere le onde cerebrali e convertirle in comandi per un dispositivo esterno. Questo significa che le persone che hanno subito traumi spinali o sono impossibilitate da problemi neurologici possono comunicare con il mondo, controllando un cursore o una tastiera, solo attraverso il pensiero: finora era possibile solo utilizzando lo sguardo, come nel caso di Hawking.
La sfida di Musk con Neuralink, adesso, consiste nel verificare se i dati rilevanti provenienti dalla corteccia premotoria, responsabile del controllo delle braccia e delle mani, possono essere accuratamente convertiti in comandi per un computer e, naturalmente, se quest’ultimo è in grado di interpretarli correttamente. Da questi primi esperimenti si potrà comprendere se Neuralink riuscirà a rivoluzionare il cervello attraverso l’implementazione di chip.