Che il Governo non avesse ben chiaro di cosa si parlasse quando sulle scrivanie dei ministri è arrivato il fascicolo Campi Flegrei è palese dalle parole di una manciata di giorni fa di Gilberto Pichetto Fratin, a capo del dicastero Ambiente e Sostenibilità. “Quella dei Campi Flegrei – afferma a Torino Pichetto a margine di un evento – è un’area che è costantemente sotto controllo, ed è sotto controllo perché è molto instabile: è il problema di tutta l’area vesuviana”.
Ora sappiate che la correlazione tra Vesuvio e Campi Flegrei è campo di un dibattito che si perde nella notte dei bradisismi da cui però sembra uscire convinta una certezza: sarà anche vero che un battito d’ali di farfalla qui può generare un ciclone dall’altra parte del mondo ma le attività dei due vulcani non influirebbero in alcun modo l’una sull’altra.
Che non lo sappia il cittadino, diciamocelo, può starci. Che non lo sappia Pichetto Fratin invece è un po’ più grave. Ma facciamola passare come una papera, un liscio… insomma, chi non sbaglia mai nella vita? Concentriamoci invece sul “costantemente sotto controllo”.
In queste ore il Governo ha tirato fuori dal cilindro il cosiddetto “Decreto Campi Flegrei”. Ribadisce a più riprese che “ci sono 52 milioni di euro” stanziati per ciò. È parte del titolo, quella più rimbombante, come se i soldi da soli potessero fermare la terra che balla ormai ininterrottamente da mesi. Cinquantadue milioni, ripete Nello Musumeci, ministro per la Protezione Civile. Cinquantadue milioni, si complimenta Vincenzo De Luca, governatore della Regione Campania. Cinquantadue milioni passano le radio nei GR e i TG nei servizi.
Ma a cosa serviranno questi 52 milioni? Andando a spulciare le sintesi di stampa di tale misura, leggiamo che ci saranno delle “analisi di vulnerabilità” dell’edilizia pubblica e privata. Un “monitoraggio sismico” delle strutture. Quindi, controllo dell’area. Come avessimo scoperto ieri il bradisismo e i Campi Flegrei.
Ma andiamo avanti: i soldi serviranno per “agevolare le assunzioni di personale qualificato” (leggesi: dotarci di qualcuno che capisca cosa accada davvero e non per finta); “verificare criticità” sulle eventuali infrastrutture di trasporto nella zona al centro del problema (leggesi: controllare che le strade non cedano mentre ce ne fuggiamo); per un piano di comunicazione ad hoc (e qui siamo al capolavoro: informare la popolazione del problema e distribuire un milione di opuscoli – sì, opuscoli e sì, un milione – nelle scuole). Infine, ultimo ma non ultimo, un nuovo piano di evacuazione tra tre mesi, che è quello che poi tutti si chiedevano in quanto quello attualmente in vigore si può sintetizzare così: “Fate voi, e se non ce la fate fatecelo sapere che vi sbattiamo un po’ qua un po’ là in 72 ore a seconda di dove abitate, ma non abbiamo ancora chiaro in che modo”.
Al cittadino pagante tasse e reclamante servizi e efficienza, nel leggere tali misure dopo l’ultima scossa notturna – talmente forte da aver avuto il potere incredibile di destare persino il primo cittadino di Napoli e farlo uscire dal silenzio dietro cui era barricato – dovrebbe sorgere una sola domanda: ma tutto quello che c’è in questo piano – che ci viene ribadito ad ogni occasione costare 52 milioni – non dovrebbe già essere TUTTO in piedi? Operante e funzionante?
L’evacuazione aggiornata, il personale specializzato nei Comuni, i controlli alle infrastrutture pubbliche e private… arrivano davvero oggi come una novità? Non dovrebbero rappresentare il quotidiano? Il consueto?
I Campi Flegrei – quell’area “bellissima tra mare e collina” come definiva Bagnoli Edoardo Bennato che ne è cantore oltre che cittadino illustre, o quella raccontata con dovizia di particolari anche da Goethe nel suo Viaggio in Italia – sono situazione nota da millenni, quindi figurarsi da decenni. L’escalation di eventi sismici preoccupanti di questi giorni li ha solo portati alla ribalta, ma se Pichetto parlasse a un puteolano scoprirebbe che lo stesso ormai è rassegnato, non certo sorpreso.
Viene quindi solo da dire che in questo quadro da 52 milioni di perplessità, forse ha ragione proprio Musumeci quando dice che “c’è stata incuria, facciamo il pane con la farina che abbiamo”. Che è esattamente il contrario di quel “controllo vesuviano costante” di cui parla Pichetto. E che confermerebbe in toto la necessità di un piano straordinario per ciò che dovrebbe essere normale.