Questa volta proprio non ci sta: la BCE si è smarcata dalla Federal Reserve americana e continua a perseguire la sua corsa verso il rialzo dei tassi di interesse, anche questa volta di 0,25 punti percentuali, ponendo il tasso-base al 4%.
BCE ancora rialza: inflazione troppo alta
Come aveva preannunciato la presidente della BCE Christine Lagarde nei giorni scorsi, l’intenzione dell’Eurotower è quella di continuare la stretta per combattere l’inflazione in area euro, riscontrata come ancora troppo alta.
La decisione presa oggi dal consiglio direttivo, infatti, conferma il rialzo dei tassi di 0,25 punti percentuali, contrariamente a quanto annunciato ieri sera dalla Federal Reserve americana che – al momento e verosimilmente fino all’autunno – ha optato per uno stop generale all’incremento dei tassi, assestando la quota al 5,25%.
Apriamo una partentesi: aspramente criticata per la politica di stretta monetaria portata avanti, sia la BCE che la FED hanno l’obiettivo di tenere, nel lungo periodo, l’inflazione attorno al 2%. Secondo quanto ha comunicato il Presidente della FED Powell nella conferenza stampa di ieri sera, fra l’altro, questo “stop” (il primo dopo undici rialzi consecutivi) non va visto come battuta d’arresto ma come parentesi per osservare le risposte del mercato. Ragionevolmente, secondo Powell, si arriverà alla percentuale di inflazione desiderata solo nell’arco dei prossimi due anni e, per questo motivo, non sono esclusi altri rialzi in futuro.
Allo stesso modo, la BCE continua la sua strozzatura: sebbene l’inflazione sia diminuita, comunque è ancora “troppo elevata per un periodo di tempo troppo prolungato”.
In base alle nuove proiezioni di giugno, gli esperti dell’Eurosistema si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3,0% nel 2024 e al 2,2% nel 2025. La BCE osserva come “gli indicatori delle pressioni di fondo sui prezzi rimangono elevati, sebbene alcuni di essi mostrino timidi segnali di attenuazione”.
Rivista al rialzo anche la stima per l’inflazione ‘core’, cioè quella considerata al netto della componente energetica e alimentare, che nel 2023 dovrebbe collocarsi al 5,1%, per poi ridursi al 3,0% nel 2024 e al 2,3% nel 2025. Gli esperti della BCE hanno poi rivisto lievemente al ribasso le proiezioni per l’espansione economica per quest’anno e il prossimo, indicando ora un tasso di crescita dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024 e dell’1,6% nel 2025.
La necessità di un nuovo rialzo: ecco perché i tassi aumentano ancora
Con il nuovo rialzo da 25 punti, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,00%, al 4,25% e al 3,50%, con effetto dal 21 giugno 2023.
La Bce ribadisce poi che “il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione torni all’obiettivo del 2% a medio termine e per preservare l’ordinato funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria”.
Il problema – che rende necessario, secondo la BCE, l’aumento dei tassi – è l’incertezza delle prospettive: la stessa Presidente Lagarde spiega che i rialzi continueranno “almeno fino a luglio” perché l’Eurozona “non è ancora arrivata a destinazione: ha molta strada da fare” e “non sono previste pause”.
Ma quali sono le prospettive sul futuro? A quanto arriveranno, alla fine, i tassi di interesse dopo questa serie infinita di rialzi?
“Non faccio nessun commento su quale potrebbe essere il tasso finale” dopo la lunga serie di rialzi – spiega Lagarde – “sapremo qual è quando saremo a quel punto, per ora quello che ci guida è l’obiettivo dell’inflazione al 2%” non un livello predefinito di tassi. Il che vuol dire, in altri termini, che il futuro è ancora tutto da scrivere.