Criptovalute nella morsa europea: nuove norme, riciclaggio più difficile

La vera svolta europea sulle criptovalute è quindi arrivata oggi: per la prima volta è stato definito un quadro collettivo e comunitario a livello giuridico europeo per regolamentare i mercati delle cripto-attività (in gergo, i MICA). La finalità è quella di aumentare la trasparenza e prevedere un quadro regolatorio completo per gli emittenti di cripto asset e per i fornitori di servizi.

Al via la morta sulle criptovalute: nella seduta odierna, il Consiglio Europeo ha adottato una serie di misure per regolare il settore della criptomoneta con la finalità di rendere maggiormente complicato il processo di riciclaggio di denaro virtuale. Ma cerchiamo di comprendere meglio il quadro generale.

Il “pericolo” legato al mondo delle criptovalute

Ma le criptovalute sono pericolose o no? In realtà, al di là dei tentativi di truffa registrati più o meno ovunque, il pericolo “reale” connesso alla criptomoneta è legato alla trasparenza del mercato e il rating di legalità delle azioni proposte. Non sempre, infatti, dietro le transazioni in criptovalute si celano azioni lecite.

Il problema è molto sentito, sebbene in Italia si adotti ” a monte” un regime più aspro, volto anche ad un certo monitoraggio fiscale e una regolamentazione più severa. Ma, allargando gli orizzonti, si può dire che non è la prima volta che un continente decide di agire in tutela rispetto alle criptovalute: nell’Eurasia, infatti, ultima in ordine cronologico è stata la Turchia di Erdogan ad inasprire le regole contro l’uso non regolamentato delle criptovalute, aspetto questo complice della crisi economica dovuta alla pandemia.

Prima ancora, la linea dura è stata adottata anche dalla Cina e dall’India: si potrebbe, quindi, dire con serenità che l’Eurozona in realtà ha accumulato anche un “certo ritardo” nel prendere una decisione più severa. Che, attenzione: non vuol dire che fino a questo momento non fossero già regolamentate. Ma vediamo cosa è successo.

Criptovalute in Europa, la stretta: cosa cambia

La vera svolta europea sulle criptovalute è quindi arrivata oggi: per la prima volta è stato definito un quadro collettivo e comunitario a livello giuridico europeo per regolamentare i mercati delle cripto-attività (in gergo, i MICA).

La finalità è quella di aumentare la trasparenza e prevedere un quadro regolatorio completo per gli emittenti di cripto asset e per i fornitori di servizi.

Con l’atto di oggi, infatti, in tema di criptovalute vengono introdotte nuove norme antiriciclaggio, che riguardano le informazioni sui trasferimenti di fondi. In base alle nuove regole, i fornitori di servizi di criptovalute saranno obbligati a raccogliere e rendere accessibili informazioni sul mittente e sul beneficiario dei trasferimenti di criptovalute, indipendentemente dalla quantità oggetto di transazione, il che dovrebbe consentire la tracciabilità dei trasferimenti di cripto-asset, in modo da poter identificare meglio possibili transazioni sospette e bloccarle.

Il Consiglio ha infine raggiunto un accordo sulla propria posizione in merito alle modifiche alla direttiva sulla cooperazione amministrativa nel settore fiscale. Le modifiche riguardano principalmente la rendicontazione e lo scambio automatico di informazioni sui ricavi derivanti da transazioni in criptovalute e informazioni sugli accordi fiscali anticipati per le persone più ricche.

L’obiettivo è rafforzare il quadro legislativo esistente, ampliando il campo di applicazione degli obblighi di registrazione e comunicazione e la cooperazione amministrativa complessiva delle amministrazioni fiscali riguardo le criptovalute.

Per questo motivo, è stato previsto uno scambio automatico obbligatorio tra le autorità fiscali di informazioni, con la segnalazione dei fornitori di servizi di cripto-asset: finora la natura decentralizzata delle criptovalute ha reso difficile il lavoro delle autorità tributarie nazionali.

E l’Euro digitale? A che punto siamo?

Torna, ogni volta che parliamo di criptovalute, anche un pensiero all’Euro digitale, la sperimentazione sulla criptomoneta europea che si aggiunge al mondo delle criptovalute. Attenzione: l’euro digitale rappresenterebbe uno strumento di pagamento elettronico emesso dalla banca centrale accessibile a tutti in ogni parte della zona euro, affiancando il contante senza sostituirlo.

Sul punto, fra l’altro, sappiamo che sarà adottato se porterà al mercato un valore concreto e percepibile: secondo un’analisi della Banca Centrale Europea i segmenti di mercato che risponderebbero agli obiettivi della sperimentazione sono riconducibili ai pagamenti tra le persone e quelli nei punti vendita e on line, almeno al momento.

Secondo un’analisi di Gabriel Debach, Italian market analyst eToro, pubblicata su Panorama lo scorso febbraio, fra le criptovalute l’Euro Digitale ha necessità di esistere perché la

“[…] Banca Centrale Europea [deve rispondere] alla competizione generata dalle criptovalute, stablecoins, Big Tech americane e dalle valute digitali di altre banche centrali mediante la volontà di creazione di una propria valuta digitale per mantenere il controllo sulla base monetaria. Pensiamo al rischio se tutti utilizzassero in Europa, al posto dell’euro, una valuta XYZ di una società privata o di una nazione estera…la BCE perderebbe il controllo sulla politica monetaria.

[Fra le prossime tappe] Nel 2023 la Bce continuerà la fase di indagine sull’euro digitale, con la conclusione attesa per l’autunno. Solo a quel punto il consiglio direttivo della Bce deciderà se passare alla fase realizzativa. L’eventuale decisione del Consiglio direttivo di emettere un euro digitale verrebbe presa in una fase successiva e solo dopo che il Parlamento e il Consiglio dell’Ue avranno adottato l’atto legislativo”.

Bisognerà quindi attendere gli ulteriori sviluppi ma, al momento, la stretta sulle criptovalute è un primo passo per regolamentare comunitariamente questo mercato in crescita.

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