Cuore business: e se lavoro e vita privata fossero più allineati? Ne parla il nuovo libro di Zezza

"È successo che gli esseri umani sono diventati grandi e complessi, e nelle scatole delle vecchie definizioni di lavoro non ci stanno più. Ci entrano “per forza” e ci passano la vita (115.704 ore, tredici anni), ma lasciando fuori qualcosa di importante: quel talento unico che ognuno ha e che, emergendo dal profondo del cuore, farebbe del lavoro un modo di prendersi cura del mondo".

Si chiama “Cuore Business. Per una nuova storia d’amore tra persone e lavoro” ma si potrebbe tranquillamente leggere come “sguardo al futuro, per un mondo più compatibile con la vita che fluisce anche fuori dall’ambiente di lavoro”.

Oltre la licenza poetica, parliamo del nuovo di libro di Riccarda Zezza, CEO e fondatrice di Lifeed, premiata da Fortune Italia come “Most Influential and Innovative Woman”, che ritorna in libreria dopo “MAAM, La maternità è un master” – per offrire ancora una volta una riflessione, quanto mai tempestiva, sulla ricchezza identitaria di ognuno di noi e su come influenzi il nostro lavoro.

Cuore business, un binomio possibile?

Ma perché vale la pena interrogarsi sul binomio “Cuore business”? A svelarne il motivo è la stessa autrice, che dichiara:

“È in corso una crisi nella relazione tra persone e lavoro. Ne vediamo i sintomi nel fenomeno del quiet quitting, nelle numerose e impreviste dimissioni, ma anche nel basso tasso di occupazione femminile e nella mancanza di motivazione dei giovani. Che cosa è successo?

È successo che gli esseri umani sono diventati grandi e complessi, e nelle scatole delle vecchie definizioni di lavoro non ci stanno più. Ci entrano “per forza” e ci passano la vita (115.704 ore, tredici anni), ma lasciando fuori qualcosa di importante: quel talento unico che ognuno ha e che, emergendo dal profondo del cuore, farebbe del lavoro un modo di prendersi cura del mondo.

Si tratta di una crisi epocale: la crisi di un intero sistema di regole e definizioni, e non basterà la tecnologia a ripristinare la relazione tra persone e lavoro. Il cambiamento dovrà essere culturale e profondamente umano”

Cuore business. Per una nuova storia d’amore tra persone e lavoro, edito da Il Sole 24 Ore, è in libreria da domani 28 aprile ed è un potente manifesto per ridefinire la relazione tra vita privata e lavoro e le conseguenze su carriere, leadership, società:

“Una lettura che combina una capacità unica di portare in vita le scienze comportamentali e sociali, distillate in suggerimenti pratici, basati sui dati, per persone interessate a migliorare i loro team, le organizzazioni e il lavoro” come spiega Tomas Chamorro-Premuzic, professore di psicologia aziendale alla Columbia University e all’UCL – University College London, nella prefazione a sua firma.

Zezza, dopo il successo del long seller “MAAM, La maternità è un master” ha fondato Lifeed, la società di education technology a impatto sociale che ha innovato la formazione, facendo emergere le competenze soft dagli eventi della vita.

Di cosa parla Cuore business?

Dai dati dell’Osservatorio Vita Lavoro di Lifeed e dalle ricerche scientifiche in corso dal 2012 e validate a livello nazionale e internazionale, nasce la riflessione di Cuore business. Per una nuova storia d’amore tra persone e lavoro che, in quattro capitoli, affronta:

  1. gli stereotipi legati ai nostri ruoli,
  2. le emozioni e come essere (umani) nel lavoro ibrido,
  3. le dinamiche sociali che riguardano le donne e il potere,
  4. il ruolo dei leader per le aziende e la società.

“La Festa dei Lavoratori – conclude Zezza – è un’occasione per riflettere sulla possibilità e la necessità che abbiamo di riportare il cuore in ciò che facciamo. Essere madre ha cambiato il mio modo di lavorare, avere un lavoro ha cambiato il mio modo di essere figlia, la mia fragilità di figlia ha cambiato il modo in cui faccio la manager e tutta la mia vita è fatta di pezzi che si tengono e compongono insieme. E tutti abbiamo questo problema. Tutti abbiamo questa possibilità. Prima del lavoro che facciamo, prima di come lavoriamo, prima, viene chi siamo”.

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