Nelle scorse ore è stata approvata la tanto attesa riforma fiscale, che troverà la sua piena attuazione nei prossimi 24 mesi: iniziata, ai suoi albori, dal Governo Draghi, è stata definitivamente posta in essere (almeno su carta) dall’attuale Governo Meloni.
Riforma fiscale, di cosa si tratta
In Consiglio dei Ministri, infatti, il delegato all’Economia e alle Finanze Giancarlo Giorgetti ha spiegato che i cardini su cui si basa la riforma fiscale sono da rintracciarsi in un ampio rilancio strutturale del Bel Paese sul piano economico e sociale. Nel dettaglio, fra gli obiettivi principali vi è la volontà di dare un forte
- impulso alla crescita economica;
- stimolo alla natalità;
Tali obiettivi, secondo il Governo, sono raggiungibili attraverso la riduzione del carico fiscale, mediante l’aumento dell’efficienza della struttura tributaria e con l’individuazione di meccanismi fiscali di sostegno a famiglie, lavoratori e imprese.
Peccato che, mentre la mano destra del Governo firma la riforma fiscale, con la mano sinistra non solo taglia le misure di sostegno per migliaia di cittadini come il Reddito di Cittadinanza (futuro MIA, come abbiamo già raccontato qui) ma resti ancorato nella convinzione che per fare più figli non sia essenziale il welfare familiare (congedi più lunghi e parificati fra i genitori, strutture pubbliche accessibili e potenzialmente gratuite, stabilità lavorativa, contratti seri, superamento del gender gap…) ma solo una manciata di spiccioli in più mentre i tassi di interesse di qualsiasi prestito e mutuo continuano ad aumentare. Ma questo vorrebbe dire inquadrare una questione complessa come la natalità in maniera complessiva e multi sfaccettata e, per esigenze di sintesi, non è questo l’articolo adatto.
Cosa cambierà con la riforma fiscale?
Con la riforma fiscale cambieranno i meccanismi di tassazione del reddito delle persone fisiche e giuridiche, ma andiamo con ordine. Il primo punto di interesse della riforma fiscale è la modifica degli scaglioni irpef, per i quali si prevede una revisione dell’intero meccanismo di tassazione del reddito delle persone fisiche, in modo da attuare gradualmente l’obiettivo della “equità orizzontale”.
Nel dettaglio, il Governo si pone l’obiettivo di:
- l’individuare una unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto, privilegiando, in particolare, l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione;
- riconoscere la deducibilità, anche in misura forfettizzata, delle spese sostenute per la produzione del reddito di lavoro dipendente e assimilato;
- dare la possibilità per tutti i contribuenti di dedurre i contributi previdenziali obbligatori in sede di determinazione del reddito di categoria e, in caso di incapienza, di dedurre l’eccedenza dal reddito complessivo;
- applicare in luogo delle aliquote per scaglioni di reddito, di un’imposta sostitutiva dell’IRPEF e relative addizionali con aliquota agevolata su una base imponibile commisurata all’incremento del reddito del periodo d’imposta rispetto al reddito di periodo più elevato tra quelli relativi ai tre periodi d’imposta precedenti, con possibilità di prevedere limiti al reddito agevolabile e un regime particolare per i redditi di lavoro dipendente che agevoli l’incremento reddituale del periodo d’imposta rispetto a quello del precedente periodo d’imposta;
- rivedere le tax expenditures (attualmente 600 voci e 125 miliardi di spesa).
Per quanto concerne invece l’IRES, quindi riguardo alla revisione del sistema di imposizione sui redditi delle società e degli enti, la riforma prevede che l’aliquota sarà ridotta qualora vengano rispettate, entro i due periodi d’imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito, entrambe le seguenti condizioni:
- una somma corrispondente, in tutto o in parte, al detto reddito sia impiegata in investimenti, con particolare riferimento a quelli qualificati, e in nuove assunzioni;
- gli utili non siano distribuiti o destinati a finalità estranee all’esercizio dell’attività d’impresa.
La condizione, collegata all’effettuazione degli investimenti – spiegano dal Governo – “ha l’evidente scopo di favorire la crescita economica e l’incremento della base occupazionale, con particolare riferimento ai soggetti che necessitano di maggiore tutela, ivi incluse le persone con disabilità, e senza interferire con i vigenti regimi di decontribuzione”.
In questo caso, a differenza di quanto avviene ordinariamente per la fruizione degli incentivi fiscali, la riduzione dell’aliquota precede l’effettuazione degli investimenti. Questi ultimi devono essere operati entro i due periodi d’imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito assoggettato a imposizione con l’aliquota ridotta.
Il punto della riforma fiscale che riguarda l’IVA parla di una revisione della definizione dei presupposti dell’imposta al fine di renderli più aderenti alla normativa dell’Unione europea e delle norme di esenzione; la razionalizzazione del numero e della misura delle aliquote; la revisione della disciplina della detrazione; la razionalizzazione della disciplina del gruppo IVA al fine di semplificare le misure previste per l’accesso e l’applicazione dell’istituto.
Sull’IRAP la riforma fiscale dispone una revisione organica dell’IRAP volta all’abrogazione del tributo e alla contestuale istituzione di una sovraimposta IRES tale da assicurare un equivalente gettito fiscale, per garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario, nonché il finanziamento delle Regioni che presentano squilibri di bilancio sanitario ovvero che sono sottoposte a piani di rientro.
Infine, si rivede anche lo Statuto del Contribuente con un consolidamento dei principi del legittimo affidamento del contribuente e della certezza del diritto, prevedendo il rafforzamento da parte dell’ente impositore dell’obbligo di motivazione, specificando le prove su cui si fonda la pretesa, e del diritto di accesso agli atti del procedimento tributario, funzionale al corretto dispiegarsi del diritto al contraddittorio.