San Valentino e le relazioni tossiche: come riconoscerle? Parla l’esperto di Serenis

"In una relazione è bene essere attenti al tipo di rapporto che vogliamo e al tipo di rapporto che stiamo vivendo. Purtroppo, non siamo tutti consapevoli delle nostre emozioni e di come tendiamo a reagire in determinate situazioni: un percorso psicoterapeutico serve proprio a risvegliare questa consapevolezza"

Oggi è San Valentino, la festa degli innamorati, di coloro che sono coinvolti in una relazione di amorosi sensi. Ma è anche la festa dell’amore, in generale: un giorno per celebrare uno dei sentimenti più nobili che possano legare due persone.

San Valentino è una ricorrenza che risale al 496 e che prende il nome dal santo Valentino di Terni che, secondo tradizione, avrebbe donato a una giovane donna la somma di denaro necessaria a procurarsi la dote per il suo sposalizio, diventando così il protettore degli innamorati. Ma l’amore, quello da celebrare e augurare, si costruisce su solide basi di fiducia e rispetto delle libertà altrui, elementi che, se vengono meno, possono trasformare un rapporto sano in malsano e abusivo.

Spesso, infatti, dietro una relazione che si crede sana vi sono dinamiche che possono essere lesive per la coppia e per chi le subisce. Ne parla il direttore clinico di Serenis – la startup che offre servizi di psicoterapia online – il dottor Federico Russo.

San Valentino: attenzione agli amori “tossici”

Come accorgersi in tempo di alcuni atteggiamenti tossici, come il narcisismo patologico e la manipolazione? Secondo il dottor Russo, vi sono alcuni segnali da considerare (soprattutto a San Valentino). Attenzione: con questo articolo non si vogliono stabilire diagnosi inappropriate, che spettano sempre e comunque ad un professionista qualificato.

  1. Comunicazione. Il tipo di comunicazione può rappresentare un primo segnale d’allarme. I comportamenti di invalidazione delle emozioni, di gaslighting, di svalutazione, soprattutto se rigidi e persistenti nonostante le discussioni volte a un loro cambiamento, possono suggerire l’esistenza di una persona chiusa, indisponibile alla discussione, a cui importa solo di sé, del proprio benessere e non dell’altra persona.
  2. Controllo. La tendenza di uno, o entrambi i partner, al controllo dell’altro, spesso è ciò che definisce la relazione come tossica. Controllare i messaggi, gli spostamenti, i like ai post, il numero di followers – magari conteggiati prima o dopo un litigio dovuto a dubbi di tradimento -, sono azioni volte a controllare l’altra persona e ad assicurarsi che si conformi all’idea di amore di uno dei due individui. Questa idea di amore però può essere troppo rigida, utopistica, irrazionale, fino ad avvicinarsi al delirio, come nella gelosia definita ossessiva.
  3. Manipolazione. Un altro aspetto rilevante è la manipolazione e la più nota negli ultimi anni è proprio il gaslighting. Si tratta di una serie di espedienti sottili, volti a svalutare l’altra persona, invalidarne le emozioni, manipolarne persino i ricordi fino a farle credere che si sia inventata tutto o abbia esagerato. Si può, di questo passo, arrivare a vivere una relazione tossica in maniera traumatica e sviluppare così sintomi da stress post-traumatico.
  4. Svalutazione. Su questa scia, il fatto che i propri bisogni non vengano ascoltati ma anzi ridicolizzati, negati e sminuiti è un altro indizio che depone per un tipo di relazione abusante da un punto di vista psicologico. L’atteggiamento critico e svalutante di una persona rispetto all’altra è infatti un serio campanello d’allarme, che può portare uno dei due a sentirsi inferiore, nutrendo un sentimento di inadeguatezza che può sfociare in stress e sopraffazione.
  5. Isolamento e rinuncia. Spesso, per non indisporre il partner, si finisce per accettare condizioni o capricci dettati in realtà da comportamenti manipolatori e di controllo, che man mano portano la vittima a isolarsi dalle amicizie, a rinunciare alla propria privacy o addirittura alle proprie passioni o sogni. Si vive così uno stress continuo che invade la quotidianità e fa stare sulle spine, con la costante apprensione di fare qualcosa di sbagliato o provocare reazioni spiacevoli nell’altro/a.
  6. Abuso. Il controllo può assumere forme di vero e proprio abuso. Al di là della più evidente violenza fisica, sono ormai tristemente noti degli schemi di comportamento psicologicamente abusanti, che si mettono in atto per assoggettare l’altra persona al proprio volere e renderla conforme alle aspettative. L’autore di questi comportamenti abusanti, la maggior parte delle volte, è identificato in narcisisti uomini, ma non bisogna cadere in una narrazione stereotipata perché non sono le uniche persone a mostrare tratti narcisisti o comportamenti abusanti e manipolatori.
  7. Disturbi psicologici. A complicare la situazione, c’è la possibilità che a incastrarsi con questi comportamenti siano persone con tratti di personalità borderline. A livello statistico e diagnostico, non ci sono differenze sostanziali tra uomini e donne, ma a livello clinico si tende ad assistere a una prevalenza di donne con tratti borderline che arrivano in terapia, coinvolte in relazioni tossiche con uomini dai tratti narcisistici. È molto raro vedere questi ultimi in terapia: può accadere laddove, a una certa età, le conseguenze negative dei loro comportamenti li hanno nel tempo portati a perdere persone significative, o a incorrere in guai legali, e per questo a cercare aiuto.

L’importanza di non semplificare e non confondere il bisogno con la dipendenza.

Vittime o carnefici? Non sempre la distinzione è così netta

Una postilla è necessaria: non sempre la distinzione fra vittime e carnefici è così netta. Si fa presto, tuttavia, a parlare di carnefici narcisisti e vittime borderline. Una tale semplificazione della realtà rende più facile identificare sé o l’altra persona in queste diagnosi e lasciare che sia questo a spiegare il tutto.

Difficilmente, però, la realtà è così netta ed è probabile che una persona abbia dei tratti di personalità che si avvicinano a quelli narcisistici o borderline, senza però configurarsi in un disturbo di personalità. L’apprezzamento, infine, non è un bisogno di per sé patologico, ma può diventarlo.

A chiunque fa piacere vedersi riconosciute delle qualità, ma ciò non implica una dipendenza, né porta a maltrattare il partner che non rivolge elogi. Allo stesso modo, la gelosia e la paura dell’abbandono sono comuni alla maggior parte delle persone, non solo a chi ha tratti borderline, e ciò non rende una persona automaticamente borderline.

In una relazione sentimentale non dovremmo fare diagnosi al partner. Google ci dà suggerimenti in linea col tipo di ricerca che facciamo, ma non sa davvero la situazione che stiamo vivendo. Di conseguenza, se abbiamo difficoltà con il partner e obbediamo a una narrazione semplicistica e stereotipata delle relazioni, è facile e pericoloso cadere nel tranello di riconoscersi in quadri che potrebbero non essere così simili ai nostri.

In una relazione è bene essere attenti al tipo di rapporto che vogliamo e al tipo di rapporto che stiamo vivendo. Purtroppo, non siamo tutti consapevoli delle nostre emozioni e di come tendiamo a reagire in determinate situazioni: un percorso psicoterapeutico serve proprio a risvegliare questa consapevolezza, che ci permette di fare scelte più in linea con la tutela della nostra salute psichica e della nostra crescita personale, e di non soccombere ai soprusi o alle manipolazioni altrui”, commenta Federico Russo, direttore clinico di Serenis.

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