E la prima puntata del Festival di Sanremo 2023 è andata. Inizio istituzionale con il presidente Mattarella (che ha la faccia di colui che di solito a quell’ora sta già a letto) e addirittura con Gianni Morandi che canta l’inno nazionale. Mancavano Toto Cutugno e l’esercito a cantare “L’Italiano”. Arriva subito Roberto Benigni che ci emoziona raccontandoci i 75 anni della Costituzione italiana.
La conduzione non svetta. Amadeus-Morandi-Ferragni è un trio strano. Il Gianni nazionale fa un medley dei suoi pezzi più brutti. La Ferragni esordisce dicendo che segue il festival solo da quando lo presenta Amadeus, quindi i due festival condotti da Morandi li ha ignorati.
I Pooh ritornano insieme e dal palco dell’Ariston rileggono la loro storia. Le due o del nome, nel nuovo logo, sono diventate il simbolo dell’infinito. Roby stona tantissimo, non si decide ad abbassare i brani di qualche tono e gli escono gli occhi azzurri quasi fuori dalle orbite. Eppure, nonostante tutto, riescono a emozionare lo stesso. Soprattutto con quel capolavoro di “Uomini soli” dove il video ci restituisce la strofa cantata, nel vittorioso festival del 1990, da Stefano D’Orazio. La Ferragni indossa un vestito con le tette disegnate. Per inspiegabili motivi l’Ariston si collega con l’esterno per le esibizioni di Piero Pelù (in strada… ma perché???) e Salmo (in una discoteca… ma perché???).
La scena che rimarrà più impressa della serata è un Blanco, in preda a sé stesso, che prende a calci tutti i fiori che sono sul palco. Ma cosa gli è saltato in mente? Prendere a calci i fiori a Sanremo è come prendere a calci la mozzarella a Battipaglia! L’Ariston lo ricopre di fischi. Lui si giustifica dicendo che non sentiva bene l’audio e allora si è voluto…“divertire”. Se ci fosse stato Pippo Baudo al posto di Amadeus lo avrebbe preso per il bavero per accompagnarlo personalmente e direttamente (seguito dalle telecamere) alle porte del teatro. E avrebbe fatto bene. Morandi irrompe sul palco con la scopa per spazzare e mettere ordine nel macello.
Ma veniamo ai cantanti in gara…
ANNA OXA: Alla sua quindicesima partecipazione al Festival. Mancava da dodici anni. Il testo scritto da Francesco Bianconi dei Baustelle è molto raffinato. E lo percepiremo se la Oxa ci facesse capire una sola parola di quel che canta. E invece gli esce solo un “Guash oprotrop iruaaaaàààà”. I meme ci avvisano che prossimamente potremo sentire il pezzo sottotitolato in italiano. Già al solo presentarsi spettinatissima Morandi gli aveva chiesto: “Stai bene?”. Senza pietà.
gIANMARIA: Vincitore di Sanremo Giovani, il vicentino Gianmaria Volpato presenta un brano che racconta di come ha trascurato gli affetti per rincorrere i suoi sogni. La camicia è aperta a prova di tracheite. Piacerà alle ragazzine. Un giorno dovrà spiegarci perché il suo nome si scrive tutto in maiuscolo tranne la prima lettera.
MR. RAIN: Possibile outsider. Ci racconta l’esigenza di chiedere aiuto. Lo fa con l’ausilio di un coro di bambini (probabilmente in playback). Siamo quasi in quota Piccolo Coro dell’Antoniano (che cantò a Sanremo nel 2018 con Lo Stato sociale). C’è anche la scenetta con i bambini vestiti da angeli. Ricorda un po’ le drammatizzazioni che il parroco fa la domenica mattina alla messa dei bambini, però funziona.
MARCO MENGONI: Torna dieci anni dopo la vittoria. Probabilmente per rivincere di nuovo. Tolto il look da vetero Village People, funziona tutto alla perfezione: musica, testo, interpretazione. Per ora è il candidato principale per il gradino più alto del podio.
ARIETE: Brano scritto con Calcutta. Forse lo avrebbe cantato meglio lui, chissà. Lei ha un look da Giulietta Masina ne “La strada” di Fellini. Da risentire.
ULTIMO: Canzone scritta alle isole Eolie. Il robusto crescendo melodico al quale ormai ci ha abituati. E’ incazzato ma non si capisce con chi o con cosa. Anche lui si candida per il podio che quest’anno è composto da cinque posti anziché tre.
COMA_COSE: Fausto e California raccontano il superamento di della loro crisi sentimentale. Lo fanno con una ballad dolce e romantica che ci farà sognare e cantare. “L’addio non è una possibilità”. Bacio finale. Come non volergli bene?
ELODIE: Il brano racconta una delusione d’amore vissuta personalmente. Si presenta con un pellicciotto nero, sembra vestita da corvo. Poi per fortuna si spoglia. Il pezzo è carino e radiofonico. Serviranno più ascolti per apprezzarlo a pieno.
LEO GASSMANN: Con due esse e due enne canta una canzone scritta con Riccardo Zanotti dei Pinguini tattici nucleari. Pezzo carino che funzionerà moltissimo tra i ggggggggiovaniiiii!!!
CUGINI DI CAMPAGNA: Canzone scritta dai “La rappresentante di lista” (la loro “con le mani ciao ciao” riecheggia ancora tra le mura dell’Ariston). Hanno il merito di non fare il verso a loro stessi. E di non essere macchiette. Bravi!
GIANLUCA GRIGNANI: La canzone racconta del papà che lo abbandonò quando era piccolo. Struggente. Ma questo lo capiamo leggendo il testo dal Tv Sorrisi e Canzoni. Perché il buon Gianluca non ci fa capire molto. Temo che lui e la Oxa abbiano lo stesso logopedista. Peccato perché il brano sembra essere molto interessante. Da riascoltare su Spotify.
OLLY: Non si tratta dell’attaccante della New Time ormai meglio noto come Capitan Tsubasa, ma del ventunenne rapper genovese. Pezzo molto carino e radiofonico. Siamo in quota Dargen D’Amico.
COLLA ZIO: Colla Zio is new Ragazzi italiani. Chissà se tra vent’anni ascolteremo perplessi “Non mi va” come ora ascoltiamo “Vero amore”.
MARA SATTEI: Scritta con Damiano dei Maneskin. Un po’ in stile Michielin. Il pezzo funziona, in pieno stile sanremese. Lei molto brava ed elegante.
La classifica della sala stampa per ora vede ai primi tre posti Marco Mengoni, Elodie e i Coma_Cose. Tutto sommato giusta.
La prima puntata di Sanremo è andata. E’ finita alle due meno venti di notte. Non sono ancora troppo in debito di sonno (ma lo sarò presto). Mia figlia mi ha lasciato guardare tutto il festival risparmiandomi per una sera Baby Shark, Carolina, Topo Tip e Lulì Pampin (ce li siamo sparati nel tardo pomeriggio, ovviamente). La cena preparata da mia moglie è stata gustosa (secondo voi sono più indigesti i peperoni o i monologhi della Ferragni?). Non abbiamo ancora gli occhi da Ezechiele Lupo che avremo, presumo, tra un paio di giorni. Insomma ci siamo. E abbiamo ancora la forza di gridare al mondo “Perché Sanremo è Sanremo!”.