Sciopero dei benzinai: dal 24 al 26 gennaio incrociano le braccia i lavoratori delle pompe di benzina del territorio nazionale. A partire dalle 19.00 chiuderanno distributori e self service delle nostre città, mentre dalle 22.00 la serrata riguarderà la rete autostradale. La conferma, o meglio la quasi totale certezza di un mancato dietrofront anche auspicato da molti, è arrivata ieri direttamente da Algeri, dove la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito la bontà del decreto Trasparenza: “Il provvedimento è giusto, non si torna indietro” le parole del Primo Ministro dall’Algeria dove era in visita in occasione del trentennale rapporto di amicizia tra l’Italia e il Paese nordafricano (momento utile anche per rinsaldare una linea comune sull’energia).
Nonostante Meloni abbia ribadito che “Nessuno vuole colpire la categoria, ma è necessario fare ordine” e sia tornata a parlare di “tutela dei tanti onesti”, la posizione del Governo continua a non andare giù ai rappresentanti del settore. A nulla sono serviti i confronti istituzionali fortemente voluti dopo l’annuncio del provvedimento, del DL Carburanti e anche alcune stoccate discutibili di esponenti della maggioranza nei confronti della categoria dei benzinai. Non è bastato nemmeno “l’ammorbidimento” della prima versione della norma voluta dal ministro Urso che ha “alleggerito” l’obbligo della comunicazione del prezzo medio regionale e le multe previsti nel provvedimento (da 516 a 200 euro). Le sigle sindacali di settore Faib Confesercenti, Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio in una nota congiunta a 24 ore dall’inizio della protesta non le mandano a dire: “Il Governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di trasparenza e zone d’ombra solo per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere colpe di speculazioni dei benzinai che non esistono”. “Ristabilire la verità dei fatti diviene quindi prioritario, per aprire finalmente il confronto di merito”, chiosano sottolineando ancora una volta di rigettare al mittente la responsabilità dei rincari e le accuse di manovre opache a scapito dei consumatori.
Intanto, verità dei fatti o meno, i prezzi sono in aumento: anche in queste ore i dati elaborati dall’Osservatorio del Mise registrano aumenti del costo del carburante (il quinto consecutivo), portando il costo della benzina servita mediamente a 1,981 € al litro e del diesel a 2,027 € al litro. E nel tutti contro tutti arrivano anche le associazioni dei consumatori che anche attaccano il Governo, ma per i motivi opposti. Secondo il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori Massimiliano Dona, ad esempio: “La verità dei fatti è che la lobby dei benzinai ha già vinto, visto che il Governo, dopo aver partorito un topolino, si è già rimangiato il decreto, riducendo le multe dai 516 euro attuali al ridicolo balzello di 200 euro“, e chiede al Governo di tornare al testo originale. Il presidente di Assoutenti Furio Truzzi si rivolge direttamente al Garante degli Scioperi chiedendo di precettare i benzinai. “Il maltempo che sta imperversando in Italia e l’allerta neve che interessa diverse regioni rendono del tutto inattuabile lo sciopero dei benzinai a prescindere da ogni ragione”, la spiegazione del numero uno dell’associazione dei consumatori che poi chiede l’intervento diretto dei prefetti.
Insomma, la situazione è caotica e alla fine il caso carburante è esploso e lo sciopero dei benzinai dal 24 al 26 gennaio ne è una prova. Se siete rimasti a secco, però, è necessario sottolineare che la serrata, benché fortemente diffusa su tutta la rete nazionale stradale e autostradale, è comunque soggetta ad alcuni obblighi di legge e che, quindi, alcuni distributori resteranno aperti. Più precisamente, deve essere “mantenuto in servizio un numero di stazioni di rifornimento non inferiore al 50% degli esercizi aperti nei giorni festivi secondo i turni programmati“. L’elenco delle pompe di benzina aperte è a disposizione delle Prefetture (per l’urbano) e delle Regioni (per la rete autostradale) e in queste ore sono le stesse che potranno decidere di renderlo pubblico per agevolare i cittadini, come hanno già fatto nel momento in cui vi scriviamo Lombardia, Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.