Grilli, vermi, locuste… ma cosa vogliono metterci nel piatto?

La farina di grillo non sarà l'unico alimento a base di insetti che potremmo trovare nel nostro carrello della spesa e, per molti, non solo non è sicura ma non regge sul tema della sostenibilità

Non solo grilli, ma anche vermi, locuste e insetti nella preparazione di farine alimentari per la panificazione, i biscotti, le pizze e quant’altro. L’allarme (e la preoccupazione) ormai sono straripati come un fiume in piena: a ragion veduta, gli italiani sono sempre più preoccupati di cosa potranno trovare nel piatto nel prossimo futuro, ora che l’Europa ha dato il via libera alla “cucina con insetti”, in barba a tutte le tradizioni della dieta mediterranea.

Grilli nel piatto… e poi?

Facciamo un piccolo passo indietro. Che nel prossimo futuro potremmo trovare farina di grilli nel piatto è ormai assodato: nei giorni scorsi, la Commissione Europea ha dato il suo beneplacito per l’utilizzo della farina di grillo (una sorta di polvere “sgrassata” dell’Acheta domesticus, il comune grillo domestico). Questa preparazione  “è autorizzata a essere immessa sul mercato dell’Unione Europea. La polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) è inserita nell’elenco dell’Unione dei nuovi alimenti istituito dal regolamento di esecuzione (Ue) 2017/2470”.

Ci siamo quindi chiesti: dove potremmo mai trovare questo nuovo mix proteico? La farina di grillo – o meglio, la polvere – sarà denominata sulle etichette come “polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico)” e verrà utilizzata per la preparazione di prodotti farinacei, come pane, biscotti, pizze e merendine. Yum!

Comunque, al di là dello shock culturale, è necessario sapere una cosa: come ricorda la Coldiretti, la farina di grillo non sarà l’unico alimento a base di insetti che potremmo trovare nel nostro carrello della spesa. Infatti, lo scorso anno era arrivato il via libera anche alla larva gialla della farina (Tenebrio molitor) essiccata termicamente, intera o sotto forma di farina, per il consumo umano e alle cavallette (Locusta migratoria) per uso alimentare umano.

Si tratta peraltro di alimenti che hanno ricevuto l’autorizzazione dall’Efsa, l’autorità alimentare Europea che però – precisa la Coldiretti – nel suo parere scientifico ha rilevato che il consumo di questi insetti può causare reazioni allergiche nelle persone allergiche ai crostacei e agli acari della polvere.

Le reazioni: non proprio un coro entusiasta

Trovare nel piatto, quindi, grilli, larve e locuste è una accelerazione che non sembra interessare i consumatori europei e soprattutto gli italiani che, per la grande maggioranza, non porterebbero mai a tavola gli insetti, considerati estranei alla cultura alimentare nazionale: il 54% è infatti contrario agli insetti a tavola, mentre è indifferente il 24%, favorevole il 16% e non risponde il 6%, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe.

Non solo: da più parti si sono levati cori di protesta: “Insetti nei nostri piatti, alimenti sintetici e semaforo alimentare: ecco le sconcertanti trovate dell’Unione europea per ammazzare le eccellenze del Made in Italy e dare il colpo di grazia ai nostri agricoltori ed artigiani del cibo, il tutto in nome di fasulle ideologie ‘salutiste’ e ‘green’ che si vogliono imporre ai nostri consumi alimentari, non solo a discapito delle tradizioni, ma senza avere alcuna consapevolezza delle gravi conseguenze economiche oltre che culturali di tali decisioni” commenta in una nota, il presidente di Confartigianato Imprese Piemonte, Giorgio Felici.

“Sappiamo benissimo che sia nella produzione, sia nel consumo dei cibi, non si può prescindere dalla sostenibilità, conosciamo le problematiche causate dalle coltivazioni intensive e dai grandi allevamenti, non ignoriamo che la storia dell’alimentazione è fatta di contaminazioni, di nuovi cibi che rivoluzionano le diete, di innovazione – prosegue – ma non crediamo che la soluzione possa consistere nel ‘novel food’ fatto di insetti e di robe sintetiche, che peraltro ci paiono in chiaro contrasto con i rigorosi standard igienici per gli alimenti e i serrati controlli voluti dall’Unione Europea”.

“E’ evidente che gli orientamenti dell’Unione europea in ambito alimentare finiranno per penalizzare i nostri prodotti tradizionali, Dop, Igp e Stg per questo ci aspettiamo che, sia la destra che si dice sovranista, sia la sinistra che si è riempita la bocca di Km0 facciamo un fronte comune per difendere il Made in Italy: insetti, cibi sintetici ed etichette allarmistiche devono trovare un semaforo rosso”.

Ma non solo.

L’alimentazione sostenibile è attendibile?

Nessuno vuole vietare un bel piatto di insetti a chi lo desidera, ma non si racconti la barzelletta della sostenibilità“. Lo scrive in una nota Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, nel commentare la notizia secondo la quale, dopo i grilli, anche le larve della farina hanno avuto il via libera come alimenti commestibili.

In un momento in cui la nostra produzione agroalimentare rischia di essere smantellata in nome di una sostenibilità ideologica che vorrebbe trasformare i nostri terreni agricoli in giardini improduttivi, esponendoci a quei rischi sull’approvvigionamento a cui la pandemia prima e la guerra poi ci hanno tragicamente abituati, è davvero pericoloso far credere che consumare grilli e larve sia la soluzione per salvaguardare il pianeta”, dice ancora Scordamaglia. “Si difenda piuttosto il modello agroalimentare italiano, esempio di sostenibilità a livello mondiale, in grado di vincere la sfida di produrre il cibo necessario a rispondere a un fabbisogno crescente impattando sempre meno”.

“Gli insetti sono sostenibili solo se li si raccoglie come i nostri progenitori, è in malafede chi sostiene il contrario – prosegue Scordamaglia – per usare gli insetti per sfamare 8 miliardi di persone li si dovrà allevare con metodi ben più impattanti ambientalmente in termini di energia, acqua e uso di antibiotici, generando impatti ben superiori al nostro allevamento tradizionale. Per non parlare dei problemi di sicurezza e dei fattori antinutritivi (si pensi alla chitina) che essi contengono. In questo scenario – conclude Scordamaglia – è chiaro che non saranno gli insetti a salvare il mondo, la vera battaglia è quella di continuare a innovare un settore agroalimentare che ha già raccolto da tempo la sfida della sostenibilità”.

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