Zuccalà (4ward 360): “Le nanotecnologie aiuto per accelerare sulla fusione nucleare e creare energia pulita”

"Accelerando la ricerca nel campo dei componenti per l’energia, come nel caso della fusione nucleare controllata che, in futuro, potrebbe fornire quantità pressoché illimitate di energia pulita in tutto il mondo, riscrivendo anche il ruolo geopolitico dei Paesi in via di sviluppo”.

Le nanotecnologie possono essere un valido supporto per i recenti processi di fusione nucleare: lo afferma Sabrina Zuccalà, Presidente del Laboratorio di ricerca internazionale di formulati nanotecnologici “4ward360”, dopo che per la prima volta nella storia nei giorni scorsi in un laboratorio della California è stata prodotta una reazione di fusione nucleare che riscrive il ruolo delle politiche energetiche del prossimo futuro, coniugando ulteriormente l’innovazione tecnologica con la ricerca energetica sostenibile.

La fusione nucleare e il ruolo delle nanotecnologie

L’esperimento sulla fusione nucleare condotto dagli scienziati statunitensi, infatti, ha replicato alcune condizioni che si trovano solo nelle stelle e nel sole producendo molta più energia di quanta è richiesta per ottenere la fusione nucleare. Un passo significativo per accelerare l’energia di fusione a zero emissioni di carbonio che alimenterà la nostra società.

“Grazie alle nanotecnologie saremo in grado di progettare e produrre nuovi materiali tailor-made con prestazioni sostanzialmente migliorate rispetto a quelli attualmente utilizzati e, in qualche caso, con proprietà inedite sin qui solo immaginabili, accelerando la ricerca nel campo dei componenti per l’energia, come nel caso della fusione nucleare controllata che, in futuro, potrebbe fornire quantità pressoché illimitate di energia pulita in tutto il mondo, riscrivendo anche il ruolo geopolitico dei Paesi in via di sviluppo”.

Al contrario di quello che avviene nella fissione nucleare – ha poi spiegato Zuccalà – in cui i nuclei pesanti vengono spezzati in frammenti più piccoli, nella fusione nucleare si uniscono i nuclei leggeri, come accade nel trattamento dell’idrogeno, per ottenerne di più pesanti. Questo processo porta alla formazione di nuovi nuclei la cui massa è minore rispetto alla somma delle masse di quelli di partenza: la massa che manca è emessa come energia, che può essere sfruttata.

“E’ una grandissima notizia – spiega Zuccalà – come sistema industriale italiano possiamo dare il nostro contributo nel progredire nella ricerca sull’energia da fusione e utilizzarla per produrre elettricità pulita, carburanti per i trasporti, energia e industria.

La caratterizzazione di superfici nanostrutturati, cluster e nanostrutture attraverso tecniche di deposizione da fase vapore, investigano la relazione tra la struttura alla nanoscala e le proprietà funzionali dei sistemi elettronici, ottici e chimici, nonché la loro interazione con la radiazione elettromagnetica e utilizzano principalmente tecniche microscopiche e spettroscopiche avanzate per lo sviluppo di nuovi materiali e nanotecnologie innovative, in vista di potenziali applicazioni in diversi campi della fusione nucleare”.

Exit mobile version