Riforma della Giustizia Tributaria, le perplessità: Catalano, “Renda la magistratura imparziale”

"Con la riforma, i tempi per discutere i contenziosi si sono accelerati. Oggi dal deposito alla discussione di un ricorso passa solo qualche mese, a differenza di ciò che accadeva in passato. Purtroppo, però, la mole del contenzioso è ancora elevata".

“Nella riforma della Giustizia Tributaria ci sono molte luci, ma qualche ombra ancora persiste. Ora il nuovo Governo prosegua su questo solco affinché si renda la magistratura tributaria effettivamente terza e imparziale, così da dare ai cittadini una risposta di giustizia che sia celere, effettiva e più giusta possibile”.

E’ quanto ha affermato il giudice tributario Marco Catalano nell’ambito del convegno “La riforma della giustizia tributaria” promosso dall’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli, presieduto da Eraldo Turi. Ma facciamo un passo indietro: la riforma della Giustizia Tributaria, approvata ad agosto di quest’anno, è stata ed è ancora un passaggio fondamentale dell’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza italiano.

Nell’ultimo decennio, infatti, i ricorsi sono aumentati e i tempi del contenzioso si sono allungati, due fattori che hanno avuto ricadute pesanti sul tessuto economico nazionale. E, in estrema sintesi, con la riforma della giustizia tributaria si intende dare un’accelerata per rendere l’ambiente economico più attraente per gli operatori economici e per gli investitori nazionali e stranieri. Perché ad oggi le lungaggini di un processo tributario che può durare anni, costare soldi e risolversi con un nulla di fatto, rappresentano uno degli ostacoli maggiori allo sviluppo del Paese. 

Ma come tante cose nel nostro Bel Paese, anche la riforma della Giustizia Tributaria non è esente da complessità.

I nodi da sciogliere della riforma della Giustizia Tributaria

A fare il punto della situazione è stato l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili di Napoli. Ma prima di andare oltre è necessario chiarire cosa introduce la riforma della Giustizia Tributaria: nel disegno di legge presentato al Governo dagli ex ministri Cartabia e Franco era prevista l’introduzione della professionalizzazione dei magistrati tributari. Fino a questo momento, infatti, questi giudici sono onorari e selezionati senza concorso, con contratti a sentenza.

Con la riforma della giustizia tributaria, per sintetizzarne i punti principali, viene introdotto un ruolo autonomo e professionale della magistratura tributaria con 576 giudici tributari reclutati tramite concorso per esami mentre 100 degli attuali giudici togati, 50 provenienti dalla magistratura ordinaria e 50 dalle altre magistrature, potranno transitare definitivamente e a tempo pieno nella giurisdizione tributaria speciale.

Giovanni Iaccarino, oggi commercialista ma con un trascorso da vicepresidente di sezione tributaria (l’equivalente della Corte di Giustizia Tributaria di primo grado) ha sottolineato in proposito come

“con la riforma si sono perse due occasioni importanti. Innanzitutto, si poteva rendere una volta e per tutte effettivamente autonomi e super partes i giudici tributari, che invece ancora dipendono anche nell’organizzazione dal Ministero dell’Economia e Finanze. Una grande anomalia perché il Mef è parte in causa in tutti i contenziosi. E ancora, non si è veramente velocizzato il contenzioso per importi inferiori a 50mila euro, cause che rischiano di attendere tempi lunghi tra notifiche, riesame dell’Agenzia delle Entrate, accertamento, eventuale richiesta di conciliazione ordinata dal giudice e poi discussione. Insomma – ha concluso Iaccarino – alcuni passaggi per la mediazione si potevano tranquillamente accorpare”

Inoltre, sul piano processuale le controversie di modico valore vengono devolute ad un giudice monocratico, si rafforza la conciliazione giudiziale e viene definitivamente superato il divieto di prova testimoniale. Risulta inoltre potenziato il giudizio di legittimità con la creazione in Cassazione di una sezione civile deputata esclusivamente alla trattazione delle controversie tributarie.

Orbene, spiega Immacolata Vasaturo, giudice tributario e presidente del collegio dei revisori dei conti dell’Odcec di Napoli,

“Il ‘bollino di affidabilità fiscale’ è sostanzialmente un punteggio, un rating assegnato ai contribuenti più virtuosi e, che così possono accedere a misure premiali anche in sede di contenzioso. Se, ad esempio, si ha un punteggio elevato, non si ricevono accertamenti su presunzioni semplici. La misura – ha aggiunto – interviene anche nel processo tributario e consente di escludere l’obbligo o la possibilità che il giudice chieda una garanzia per concedere un’istanza di sospensione di un atto impugnato”

Secondo Nuna Maione, presidente della Commissione Contenzioso Tributario, infine, “con la riforma, i tempi per discutere i contenziosi si sono accelerati. Oggi dal deposito alla discussione di un ricorso passa solo qualche mese, a differenza di ciò che accadeva in passato. Purtroppo, però, la mole del contenzioso è ancora elevata. Per velocizzare i tempi e per migliorare il sistema Italia anche nell’ambito del Pnrr era stata varata la riforma, anche se sono convinta che l’obiettivo resta difficile da raggiungere, nonostante gli sforzi che sono stati fatti finora”.

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