Elezioni Italiane, l’analisi del voto: il centrosinistra

Il PD perde la sua quarta elezioni su quattro (2008, 2013, 2018, 2022) con il quarto Segretario diverso (Veltroni, Bersani, Renzi, Letta) ed il peggior risultato di sempre in valori assoluti (12 milioni di voti, 10 milioni, 7.7 milioni, 7.3 milioni) eppure ancora non riesce ad ammettere le proprie responsabilità. L'analisi di Felice Luca Maglione

Il 25 settembre 2022 si sono tenute in tutta Italia le elezioni di entrambi i rami del Parlamento per la XIX Legislatura. Le elezioni, le prime che si sono svolte subito dopo la stagione estiva (o durante, a seconda del vostro stato d’animo) hanno visto la netta prevalenza del (centro)destra con una grande prestazione di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni che, come scrive il New York Times era “prohibited favourite” (proibitivamente – per gli altri – favorita).

Dopo l’analisi del successo di FdI e del voto al centrodestra, continuiamo ora con il centrosinistra.

Partito Democratico

Il PD perde la sua quarta elezioni su quattro (2008, 2013, 2018, 2022) con il quarto Segretario diverso (Veltroni, Bersani, Renzi, Letta) e il peggior risultato di sempre in valori assoluti (12 milioni di voti, 10 milioni, 7.7 milioni, 7.3 milioni) eppure ancora non riesce ad ammettere le proprie responsabilità. 

Tra gli operai ed i disoccupati, il PD non risulta nemmeno sul podio delle forze più votate (in entrambi i casi è al quarto posto, secondo le analisi IPSOS) come racconta Claudio Bozza sul Corriere.

Inoltre, FDI risulta essere la forza piu’ votata tra insegnanti e impiegati della PA, storico zoccolo duro del PD, che risulta il partito piu’ votato in una sola categoria sociale: i pensionati. 

L’analisi della sconfitta dovrebbe partire dal capire cosa non ha funzionato; invece, i vertici del PD come di consueto stanno cercando di capire chi incolpare per l’ennesima batosta elettorale

L’esempio principe di questa situazione circense è la dichiarazione di Debora Serracchiani subito dopo la chiusura delle urne.

La Serracchiani, vicepresidente PD, parla di “serata triste per il Paese” (quello stesso Paese che, evidentemente, ha votato in massa per essere triste), propone una riflessione che dovrà essere fatta all’interno della Lega (e cosa c’entra la Serracchiani con la Lega non è dato saperlo), sostiene che il Terzo Polo non ha raggiunto l’obiettivo (e cosa c’entra la Serracchiani con il Terzo Polo, non è dato saperlo) e conclude in bellezza, affermando che con questa legge elettorale “il centrodestra è maggioranza in Parlamento, ma non maggioranza nel Paese”, una frase che definirei “paravento” (per non dire paradidietro). Verrebbe quasi da chiedersi chi ha pensato questa legge elettorale e chi l’ha supportata, cara Serracchiani. 

E soprattutto viene spontaneo chiedersi: se la destra non è maggioranza del paese (e in maniera meramente numerica, effettivamente non lo è), chi o cosa rappresenta il  PD che è riuscito a prendere poco più di un voto su 10?

Francesco Piccolo su Repubblica parla di imbalsamazione del PD, ma probabilmente il problema è diverso. Il PD è un partito senza alcuna identità (basta vedere la posizione ambigua sul rigassificatore, sul nucleare, sull’energia), che sostiene di essere a vocazione maggioritaria, ma che in realtà ha una parte massimalista (quella riformista non è pervenuta) che ha come unico scopo la salvaguardia della propria sopravvivenza.

Nonostante i cambi di Segretario (uno all’anno di media) il PD ha sempre la medesima classe dirigente nelle posizioni di potere (la famosa “ditta”: Bettini, Franceschini, Guerini, D’Alema). Il PD è un partito che da anni ha rinunciato a “conquistare gli elettori” e ha deciso di essere il partito della responsabilità (cosa che gli riconoscono tutti), dimenticando che il M5S (prima) e FdI (ora) sono movimenti che sono partiti dall’1 o 2% e sono arrivati al 25 o al 30 con la forza delle loro idee (che possono piacere o meno) e non certo rimanendo immobili e grigi.

Il PD dovrebbe cominciare a capire questo e darsi una svegliata.

Alleanza Verdi – Sinistra

L’AVS nasce da un accordo elettorale tra i Verdi di Bonelli e Sinistra Italiana di Fratoianni. Si sono definiti “Cocomeri” (verdi fuori e rossi dentro) ma nessuno è stato denunciato per questo. Sono riusciti comunque a superare lo sbarramento e mandare una pattuglia di 12 deputati e 4 senatori in Parlamento. 

Il programma di AVS è quello che può essere definito un programma ambientalista degli anni ’70. No nucleare, no rigassificatore, no TAP, no nuovi gasdotti, no inceneritore, no nuove discariche, ovviamente no combustibili fossili. Non si capisce bene come nella situazione attuale si intenda far arrivare energia alle imprese ed alle famiglie italiane. Considerando che sia Bonelli che Fratoianni hanno alle spalle più elezioni perse che voti, possiamo dire che l’attuale risultato sia stato un grande successo.

Più Europa

Più Europa non riesce a passare lo sbarramento del 3% (anche se nel momento in cui scrivo c’è un possibile ricorso al Senato, dove Più Europa ha ottenuto il 2,97%).

Va detto che il partito europeista si è inserito in una coalizione che non gli appartiene (Renew Europe era sostanzialmente il Terzo Polo) e che, probabilmente, fosse andato col Terzo Polo avrebbe ottenuto risultati migliori. L’appello lanciato da Calenda, che ha chiesto ai militanti di Più Europa di confluire nel Terzo Polo, potrebbe trovare terreno fertile per due motivi.

Motivo numero 1: Più Europa ad oggi è un mero cartello politico con delle ottime idee ma che puntava solo all’elezione di Benedetto della Vedova ed Emma Bonino in Parlamento (risultato raggiunto al 50%). Soprattutto dopo gli scandali congressuali del 2019 e del 2021, Più Europa ha perso tante energie che venivano sia dal mondo radicale che dal mondo liberale (Forza Europa) che non sono state adeguatamente sostituite. Alcune di queste forze sono confluite in Azione in passato (Giulia Pastorella, la vicepresidente di Azione e neoeletta deputata era nelle fila di Più Europa) e non c’è motivo per cui altre forze non confluiscano nel Terzo Polo in futuro.

Motivo numero 2: le idee di Più Europa sono forti soprattutto in materia di diritti, ovvero uno dei punti deboli del programma del Terzo Polo. Confluire nel Terzo Polo, rafforzando l’ala dei diritti (Fine Vita, supporto alla comunità LGBTQI+, legalizzazione della cannabis) potrebbe portare un reciproco vantaggio.

La speranza è l’ultima a morire.

Impegno Civico

Tabacci strikes again. Il Compagno BR1 ancora una volta riesce a farsi eleggere al Parlamento Italiano praticamente senza fare nulla, se non farsi trovare al posto giusto e nel momento giusto. E Luigi di Maio ci è cascato (come ci era cascata Più Europa nel 2018). Di Maio resta fuori dal Parlamento dopo due mandati da grande protagonista della politica italiana. Cosa farà adesso Luigi, nessuno ancor lo sa. 

Anni fa rilasciò un’intervista in cui diceva “abbiamo delle regole ferree, dopo il secondo mandato si va a casa”. Beh, va detto che è stato involontariamente coerente

Bonus Track: Movimento 5 Stelle

Come mai questa bonus track se questo articolo parla di centrosinistra?

La spiegazione è semplice. È molto, tanto, estremamente probabile che, dopo il Congresso del PD, chiunque sarà il Segretario avrà un obiettivo molto semplice: ricreare il Campo Largo e riproporre Giuseppe Conte come “fortissimo punto di riferimento dei progressisti”. 

Un po’ perché Conte ha fatto una campagna elettorale estremamente di sinistra, ma soprattutto perchè, come sopra già scritto, il PD ha completamente abdicato a quella parte (indispensabile) della politica di “conquistare i voti” dell’elettorato, e preferisce mettersi insieme ad altri partiti che facciano questa cosa per loro. 

Il M5S di Conte ha ottenuto il peggior risultato della storia. Sono passati da 11 milioni di voti a 4.5 eppure, per qualche strana ragione, Conte viene considerato uno dei vincitori di questa tornata.

Probabilmente in questo caso gioca molto l’aspettativa. Tutti si aspettavano un tracollo del M5S, complice la scissione di Di Maio e gli innumerevoli errori commessi in questa Legislatura (l’ultimo è stato fare da spalla a Salvini e Berlusconi per buttare giù Draghi in uno dei momenti più delicati della storia della Repubblica). E invece, specialmente al Sud, le istanze del M5S hanno trovato ancora una volta terreno fertile. 

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