Un codice ATECO per Social Media Manager

Nasce ANSMM, l'Associazione Nazionale dei Social Media Manager. Alla guida Riccardo Pirrone (Taffo).

Un codice ATECO per Social Media Manager. La battaglia è di quelle serie, e a lanciarla è Riccardo Pirrone, la mente dietro la dissacrante comunicazione di Taffo (che, piaccia o no, comunque ha fatto parlare di sé) e il CEO di KiR Web. L’annuncio di una battaglia necessaria è contestuale all’annuncio della nascita dell’ANSMM, acronimo di Associazione Nazionale Social Media Manager.

In pochi anni, il ruolo (e la professione) di chi gestisce conto terzi i profili social è di fatto stata riconosciuta. Ben diverso, invece, il modo in cui queste professioni al momento sono inquadrate da un punto di vista di codice ATECO: si riconducono, come spesso capita per le nuove professioni, ad altri profili. Tra questi, sicuramente il più noto è il 73.11.02 (Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari), ma spesso le attività possono essere ricondotte a 70.22.09 (Altre attività di consulenza imprenditoriale e altra consulenza amministrativo-gestionale e pianificazione aziendale) o a 74.90.99 (Altre attività professionali nca). Non solo, ma spesso a lavorare sui social media – si prenda il caso di esponenti politici ad esempio – sono giornalisti che dovrebbero quindi ricondurre la loro attività libero professionale a un’attività giornalistica e anche qui, insomma, la situazione sarebbe complessa.

Competenze professionali per i Social Media Manager

Ma affrontiamo i problemi uno alla volta: l’ANSMM nasce con lo scopo dichiarato di diventare associazione di categoria dei professionisti del social media. Un primo passo verso la professionalizzazione? Sembra proprio di sì, ascoltando i promotori dell’iniziativa.

Si veda la crisi di governo di queste ore, spiega Pirrone: “Anche in una fase concitata come questa che stiamo vivendo in queste ore, la figura del social media manager deve essere in grado di moderare e trasmettere i messaggi chiave alla community che dialoga all’interno del social media”. Un modo alternativo per dire: “Meno improvvisazione, più competenze?”. Sembra proprio di sì.

La “legittimizzazione” tramite codice Ateco per Social Media Manager

“Vogliamo diventare associazione di categoria, con un codice Ateco per i Social Media Manager. Per tutelare ruolo e retribuzione del di chi fa questo lavoro, ma anche per intervenire nel dibattito pubblico e far capire che un social media manager ha competenze certificate“, insiste Pirrone (che della neonata associazione è presidente).

Una presa di posizione che apre di fatto un mondo. E in questo mondo, di forza, ci finiscono i tanti corsi, corsetti e corsicini che in giro per la Rete promettono “certificazioni” che valgono il tempo che trovano il più delle volte. Il tutto pur riconoscendo la nostra società, ormai intrinsecamente, l’importanza di una buona e corretta comunicazione ad ogni livello. Ed è questo gap che in qualche modo l’ANSMM vuole andare a colmare. Nelle intenzioni dell’associazione (senza scopo di lucro) come priorità c’è “il riconoscimento e la tutela della professione del social media manager, ormai centrale nel mondo della comunicazione e di fondamentale e delicata importanza per la vita di imprese, organizzazioni e istituzioni“.

Una (quasi) prima volta assoluta in Italia

L’associazione, nata in queste ore, vede nell’organigramma Renato Scattarella (vicepresidente), Tania Varone (segretario e tesoriere) e l’avvocata Alberta Antonucci (membro direttivo del Comitato). Si tratta di una (quasi) prima volta assoluta in Italia; In Rete c’è anche traccia di Assosocial, nata nel 2015 e che nello statuto ha obiettivi simili, che risulterebbe ancora attiva ma di cui non vi è traccia salvo il sito web con la lista dei pochi associati. Inoltre, l’iniziativa è stata anticipata qualche mese fa da un timido tentativo di mettere su un sindacato degli influencer (anche se lì siamo più sui content creator) che ha lasciato il tempo che trovava (anche se la promotrice è riuscita in quel caso a far parlare molto di sé). L’obiettivo è quello quindi di entrare nel dibattito pubblico come parte sociale a tutti gli effetti. Considerando la distanza che invece separa in questo momento i professionisti dei social media dal loro riconoscimento giuridico, la notizia non può che essere accolta positivamente come l’inizio di un percorso. Non semplice, certo, ma pur sempre un passo nella direzione giusta.

La situazione attuale

Anche se manca il codice ATECO, il profilo di ruolo professionale del Social media manager è già riconosciuto. Questo grazie alla Legge 4/2013 e alla norma tecnica UNI 11621-3, profilo n. 26.

“La norma – si legge – definisce i profili di ruolo professionale di terza generazione relativi alle professionalità operanti nel Web utilizzando i principi definiti nella UNI 11621-1.”

Esistono inoltre già associazioni che qualificano i propri associati in questi termini come IWA Italy.

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