Finanziamenti per aree di crisi industriale: snellite le procedure con la nuova riforma della 181/89

Promozione della ricerca, innovazione e formazione diventano requisiti d'accesso, e gli incentivi saranno vincolati a limiti di delocalizzazione. In dettaglio, ecco come cambia la 181/89

Semplificare l’accesso agli incentivi alle aziende che intendono investire sul territorio. È l’obiettivo posto in essere dal Ministero dello sviluppo Economico che, attraverso un decreto emanato dal ministro Giancarlo Giorgetti, riforma la legge 181/89 sulle procedure d’accesso agli incentivi statali. Lo scopo è quello di semplificare e accelerare i protocolli per le imprese che presentano richiesta di incentivi con l’intento di realizzare investimenti nelle aree di crisi industriale presenti sul territorio nazionale.

La manovra agisce principalmente ampliando il ventaglio di categorie in cui sarà possibile utilizzare i fondi. Oltre alla riqualificazione industriale, grazie alla riforma, le agevolazioni vengono estese anche a programmi di investimento produttivo e a progetti di tutela ambientale con importo superiore a 5 milioni di euro.

Riforma della 181/89: cosa sono le aree di crisi industriale complessa

Ma cosa sono le aree di crisi industriale complessa? Le aree di crisi industriale compressa riguardano territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale, non risolvibili con risorse regionali. Questo tipo di complessità può essere derivata dalla crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull’indotto economico del territorio.

La legge in oggetto risale al 15 maggio 1989 ed è finalizzata proprio al rilancio delle attività industriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e allo sviluppo imprenditoriale delle aree colpite da crisi industriale e di settore.

Nel 2012 fu riformata la disciplina degli interventi di reindustrializzazione delle aree di crisi, prevedendo l’applicazione del regime di aiuto di cui alla legge n. 181/1989 sia nelle aree di crisi complessa, sia nelle situazioni di crisi industriali diverse da quelle complesse che presentano, comunque, impatto significativo sullo sviluppo dei territori interessati e sull’occupazione. In questo secondo caso si parla di aree di crisi non complessa.

Come cambia la 181/89

Le domande presentate dovranno rispondere a requisiti determinati come la promozione della ricerca industriale, l’innovazione tecnologica e la formazione del personale. Tra le novità, anche l’inserimento della clausola introdotta dal ministro Giorgetti, che dà priorità nella richiesta di incentivi alle aziende che si impegnano ad assumere lavoratori di aziende del territorio interessate dallo stato di crisi.

Sveltite anche le procedure di valutazione delle domande presentate dalle imprese con tempi più brevi per le delibere e dell’erogazione dei contributi che potranno essere emessi sia attraverso un finanziamento agevolato oppure a fondo perduto. Misure anche per quanto riguarda la salvaguardia della competitività delle aziende interessate dai finanziamenti.

Con la riforma della legge 181/89 infatti verrà posta una limitazione alla delocalizzazione per tutte quelle attività beneficeranno dei contributi economici.

Giancarlo Giorgetti (particolare foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

La soddisfazione del ministro Giorgetti

Soddisfatto del lavoro svolto anche lo stesso ministro Giorgetti che ha annunciato l’emanazione di un successivo provvedimento ministeriale dove verranno indicati i termini e le modalità per la presentazione delle domande.

“Riformando la legge 181/89 siamo intervenuti per velocizzare le procedure amministrative. Abbiamo rimosso una serie di limitazioni per erogare in tempi brevi alle imprese i contributi e i finanziamenti agevolati destinati alla realizzazione di progetti di rilancio di aree industriali del Paese”, dichiara il ministro Giorgetti.

“Con questa manovra puntiamo a sostenere investimenti che, oltre a favorire la capacità d’innovazione e tutelino anche la sostenibilità ambientale del sistema produttivo del nostro paese. Un altro degli obiettivi principali – ha aggiunto il ministro – è che vengano salvaguardate le competenze dei lavoratori”.

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