Il Codacons contro la shrinkflation: esposto a 104 procure e Antitrust

Aumenta il prezzo del prodotto, ma il consumatore non ne ha contezza perché nella confezione venduta al dettaglio ce n’è di meno: il Codacons ha deciso di dire basta al fenomeno della shrinkflation.

Il Codacons ha deciso di scendere in campo contro la shrinkflation, quel fenomeno noto anche come “package downsizing” (letteralmente “riduzione del pacchetto“). La shrinkflation, infatti, non è altro che quella pratica che si potrebbe riassumere in: “Aumenta il prezzo del prodotto, ma il consumatore non ne ha contezza perché nella confezione venduta al dettaglio ce n’è di meno“.

In altre parole, come recentemente ha affermato sulle pagine di F-Mag il consulente degli imprenditori Mauro Baricca, non si tratta altro che di “speculazione“. E non sarebbe un fenomeno recente, anzi: ma vista la situazione economica in cui vivono i cittadini italiani, il Codacons ha deciso di agire e di dire basta, con la finalità di difendere i consumatori.

Le azioni del Codacons contro la shrinkflation

“Sul fenomeno “shrinkflation”, ossia la riduzione delle quantità dei prodotti confezionati venduti al pubblico mantenendo invariati i prezzi, – afferma il Codacons in una notadovranno indagare la magistratura e l’Antitrust”.

Il Codacons, infatti, ha presentato infatti un esposto all’Antitrust e a 104 Procure della Repubblica di tutta Italia, chiedendo di aprire indagini volte a verificare se la prassi avviata dai produttori, detta shrinkflation, e tesa a ridurre le quantità dei prodotti venduti ai consumatori senza ridurre il prezzo delle confezioni, possa costituire fattispecie penalmente rilevanti, dalla truffa alla pratica commerciale scorretta.

“In sostanza il cartellino del prezzo resta esattamente lo stesso (in alcuni casi aumenta seppur di poco) mentre la confezione del prodotto – sia esso un flacone di detersivo, una bottiglia di vino o una scatola di fazzoletti, un pacco di biscotti ecc. – è leggermente più piccola, o contiene qualche unità di prodotto in meno. Un trucchetto che consente enormi guadagni alle aziende produttrici ma di fatto svuota i carrelli e le tasche dei consumatori, realizzando una sorta di ‘inflazione occulta'”.

Tutto ciò avviene sotto lo sguardo inconsapevole del consumatore, il quale nel momento in cui acquista ad esempio una busta di patatine fritte difficilmente si chiede che dimensioni aveva la confezione di quello specifico prodotto uno o due anni fa. Il raggiro sarebbe così servito senza che nessuno se ne accorga“, osserva il Codancons, secondo cui “i consumatori, infatti, tendono ad essere sempre sensibili al prezzo, ma potrebbero non notare piccoli cambiamenti nella confezione o non fare caso alle indicazioni, scritte in piccolo, sulle dimensioni o sul peso di un prodotto. Spesso, inoltre, ad una diminuzione del quantitativo di prodotto si associa un nuovo packaging e un restyling visivo così da rendere il tutto ancor più accattivante”.

Secondo una recente indagine dell’Istat i casi analoghi registrati in mercati, rivendite e super-mercati italiani sono stati 7.306, fa sapere il Codacons:

“I picchi si registrano nel settore merceologico di zuccheri, dolciumi, confetture, cioccolato, miele (in 613 casi diminuzione della quantità e aumento del prezzo) e in quello del pane e dei cereali (788 casi in cui, però, si è riscontrata solo una riduzione delle confezioni). Bibite, succhi di frutta, latte, formaggi, creme e lozioni sono le altre categorie di prodotti a cui è bene prestare particolare attenzione.

Un fenomeno, quello della shrinkflation, che è stato osservato anche durante il periodo di Pasqua: il peso di alcune colombe è passato magicamente da 1 kg dello scorso anno ai 750 grammi del 2022, mantenendo intatti prezzo e confezioni“.

Il Codacons ha dunque chiesto ad Antitrust e a 104 Procure di avviare indagini sul territorio finalizzate ad accertare se il fenomeno “shrinkflation” possa costituire ipotesi penalmente rilevanti come truffa e manovre speculative a danno dei consumatori, e la possibile fattispecie di “pratica commerciale scorretta”.

L’associazione ha chiesto inoltre all’Autorità per la concorrenza e alle magistrature locali di audire il presidente dell’Istat, nonché Mise, Mef, Federalimentare e le principali multinazionali italiane al fine di acquisire elementi circa il fenomeno in questione.

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