La Mappa dei Rischi 2022, lo strumento elaborato ogni anno da Sace, che è giunto alla sedicesima edizione e delinea i profili di rischio per le imprese italiane che esportano e operano in 194 mercati esteri, registra un segnale quasi positivo, turbato dall’ingerenza del conflitto fra Russia e Ucraina che preoccupa la stabilità globale:
“Nello scenario post – Covid si disegna un contesto macroeconomico globale che migliora progressivamente, con una crescita del commercio internazionale di beni che prosegue ed è tornato su volumi superiori a quelli pre-crisi, ma con i rischi all’outlook globale restano comunque significativi.
Continua, infatti, a pesare la dinamica di crescita del debito a livello globale degli ultimi anni, accentuata dalle necessità di spesa legate all’epidemia, la cui sostenibilità può, specie in alcuni Paesi emergenti, essere messa in discussione in una fase di riorientamento delle politiche monetarie. Sotto il profilo dei rischi politici, invece, si registra un ulteriore peggioramento rispetto al 2021, soprattutto nella determinante della violenza politica in alcune aree emergenti”.
Il rischio di instabilità nei mercati secondo la Mappa dei Rischi 2022
Nell’enucleare i rischi che minacciano la stabilità dei mercati e del commercio globale, la Mappa dei Rischi pone al primo posto l’escalation bellica fra Russia e Ucraina:
“Le principali geografie avanzate presentano un profilo creditizio sostanzialmente invariato mentre la escalation militare fra Mosca e Kiev nonostante un solido quadro fiscale e di riserve valutarie, per via delle sanzioni impatta il rischio di credito delle controparti pubbliche e private della Russia (passata da 62 a 70). Gli effetti della crisi in corso si riflettono in maniera altrettanto evidente anche sul rischio di credito dell’Ucraina (da 81 a 90).
Gli effetti economici della pandemia non hanno risparmiato una delle aree più dinamiche a livello globale come l’Asia con deterioramento del rischio sovrano della Cina (da 44 a 48) per via della presenza di un debito in crescita e degli eventi di default che hanno interessato alcuni importanti gruppi immobiliari cinesi negli ultimi mesi del 2021″.
La Mappa dei rischi 2022 di Sace si avvale di un set aggiornato di indicatori che valutano, insieme ai tradizionali fattori di rischio di credito e rischio politico, anche aspetti di sostenibilità ormai imprescindibili, definiti in collaborazione con la Fondazione Enel: cambiamento climatico, benessere sociale, transizione energetica.
Sul fronte Pil la Mappa dei rischi 2022 segnala a livello globale, dopo il forte rimbalzo del 2021 (+5,8%, ben oltre la contrazione del 3,5% del 2020), una crescita attesa al 4,2%. Una ripresa – si ricorda – trainata da solide condizioni di domanda a cui si sono contrapposte criticità dal lato dell’offerta.
Ma nonostante le difficoltà delle catene di fornitura globali, a cui si sommano prezzi dei beni energetici ancora elevati, il volume di scambi internazionali di beni è in forte espansione. Il volume del commercio mondiale di beni è andato oltre il recupero della perdita dello scorso anno, superando i livelli pre-pandemici e, nel 2022, è atteso crescere del 4,8% (dopo il +11% in media stimato per il 2021), mentre per i servizi la crescita prevista di circa il 15% non consentirà il pieno recupero della “perdita” del biennio 2020-21.
Sullo sfondo di questo scenario in cui resta un clima di incertezza ancora elevata, non passano inosservati l’aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali e acquistano sempre più rilevanza le tematiche relative alla lotta al cambiamento climatico e alla connessa sfida della transizione energetica.
Commentando il rapporto, l’ad di Sace Pierfrancesco Latini, definisce la Mappa dei Rischi
“una bussola a supporto delle imprese italiane per orientarsi in un contesto internazionale, oggi più che mai, sempre più fluido e incerto. Sono passati due anni dall’inizio della pandemia e il contesto macroeconomico globale è in progressivo miglioramento, seppur in maniera differenziata tra i Paesi. Tuttavia il 2022 sarà un anno caratterizzato ancora da rischi significativi, in particolare politici, soprattutto alla luce del conflitto russo-ucraino.
La strategia per l’internazionalizzazione delle imprese deve tenere conto, quindi, delle criticità sotto il profilo multidimensionale dei rischi e anche delle opportunità offerte dalla transizione energetica. In questo modo le nostre imprese potranno continuare a crescere sui mercati in maniera competitiva, sana e sostenibile”.