Quella fra Ucraina e Russia assume sempre più i profili di una guerra 4.0, in cui a contare non sono solo le armi ma soprattutto la capacità di sferrare attacchi cybertecnologici. Ne è un esempio l’attacco di Anonymous contro la Russia delle scorse ore, ma anche le continue minacce ai server del Governo Ucraino avvenute nei giorni scorsi. Per comprendere quali potranno essere gli effetti sul lungo periodo su tecnologia e produzione, e approfondire il punto di vista del mondo imprenditoriale, ne abbiamo parlato con Fabio Zonta, Group Chief Procurement Officer di Engineering, la più importante azienda tecnologica italiana.
Quali effetti avrà la guerra fra Russia e Ucraina in termini di impatto sulla produzione e sui mercati europei?
“Quanto accade in questo momento tra Russia e Ucraina avrà ripercussioni prevalentemente sui costi di produzione, in quanto le fonti energetiche (gas soprattutto) potrebbero subire chiusure o comunque difficoltà di esportazione verso l’occidente. Saper affrontare questo tipo di sfide, così improvvise e difficilmente inseribili all’interno dei budget aziendali, dal mio punto di vista, deve rientrare nelle capacità del Procurement: saper differenziare le fonti di approvvigionamento e aver ampie capacità previsionali sono oggi due caratteristiche che trasformano la capacità della direzione acquisti da centro di costo ad asset aziendale utile alla competizione sul mercato. In Engineering, grazie al fatto che siamo il più grande system integrator italiano in ambito IT, ho potuto sfruttare la nostra capacità digitale per dotarci di sistemi predittivi che ci consentono di generare scenari in contesti di difficoltà di approvvigionamento”.
In un mercato del lavoro interconnesso e globale, come quello in cui Engineering si muove, che ripercussioni ci sono nell’immediato e quali invece prospettabili a lungo termine dalla “fine della pace” in est Europa e più in generale in Europa?
“Pur nella consapevolezza di interrelazioni ampie su base globale che interconnettono più o meno tutte le aziende, non vedo alcun grave pericolo per Engineering da questo punto di vista: la nostra solidità si basa sulla nostra italianità innanzitutto e ci consente di fornire servizi in tutto il mondo. Oggi, va detto che molti servizi sono in cloud (quindi sono localizzati in luoghi remoti) per cui prevedo un impatto minimo se non nullo da questo punto di vista. Infine, ritengo che tutto questo sia possibile sempre grazie ad un’attenta e costante osservazione dei mercati di fornitura, sia di risorse umane sia di risorse tecnologiche, che ci possano consentire una proattività nella proposizione dei servizi di Engineering”.
Molto si dice sulla “dipendenza” dell’Europa dalla Russia. Questo quanto è vero, soprattutto nel settore in cui operate?
“Nel nostro settore non abbiamo una grande dipendenza dalla Russia anche perché le principali tecnologie arrivano prevalentemente dagli Stati Uniti e dall’Europa occidentale e comunque il grande valore di Engineering è quello di realizzare attraverso i propri centri di ricerca e sviluppo le proprie soluzioni tecnologiche”.
Si tratta di una guerra 4.0, che si combatte non solo con armi fisiche ma anche minacce cyber. Quali scenari possono aprirsi ora con la Russia ormai a Kiev?
“Questa è un’ottima domanda. Ritengo che sarà soprattutto una guerra 4.0 e non solo fisica. I rischi di cyberattacchi sono reali ed Engineering a protezione sia dei suoi clienti sia della sua infrastruttura si è preparata con un ampio anticipo. In collaborazione con Marco Tulliani (Chief Information Security Officer) di Engineering abbiamo operato per verificare quali ulteriori misure si potevano introdurre e abbiamo scandagliato il mercato di fornitura reperendo tecnologie di ultimissima generazione di cui dotarci per essere pronti a qualsiasi potenziale evento di cyber attacco. Ritengo che questo sia il miglior esempio tanto della centralità degli acquisti quanto della capacità di supporto fattivo che possa portare a tutte le organizzazioni di un’azienda”.