Il 9 marzo in Corea del Sud i cittadini si receranno alle urne per scegliere un nuovo presidente. Le elezioni sudcoreane non hanno mai accesso gli animi degli osservatori internazionali, né tantomeno quelli dei media occidentali.
Eppure questa volta una trovata tecnologica ha reso la tornata elettorale della penisola asiatica un unicum nella storia mondiale. Uno dei candidati si è infatti creato un avatar che, attraverso la tecnologia deepfake, è così realistico da confondere gli elettori su chi sia davvero in corsa per la presidenza.
Un avatar candidato alla presidenza?
Ma andiamo con ordine. La corsa alla presidenza a Seul è ridotta, in realtà, a due soli candidati che per ora si equivalgono nei sondaggi: Lee Jae-myung del DPK (Partito Democratico), delfino del presidente uscente Moon Jae-in e il conservatore Yoon Suk-yeol del PPP (Partito del Potere al Popolo). Dietro di loro, ben distaccati e quasi senza alcuna speranza, ci sono il magnate Ahn Cheol-soo fondatore della AhnLab, Inc., la più grande azienda di internet security del Paese, che ha deciso di candidarsi con il PP (Partito Popolare), e l’attivista sindacale Sim Sang-jung, unica donna in competizione, candidata dal Jp (Partito della Giustizia).
Quella che stanno conducendo i partiti questa volta è una campagna diversa anche nei contenuti per la storia della Corea del Sud. Da sempre infatti il confronto poteva anche essere aspro sulle questioni di politica economica, di diritti civili, di mercato del lavoro, ma mai, prima d’ora, si era assistito ad una divisone sulla politica estera.
Che per Seul significa: il rapporto con Pyongyang, con una guerra mai risolta con la Corea del Nord e con un armistizio che è il più lungo della storia. Il 38esimo parallelo è infatti il confine più labile, instabile e preoccupante del pianeta. Questa volta i partiti in campo sono molto divisi anche su questo: se Lee Jae-myung è intenzionato a continuare sulla linea della deterrenza affiancandosi e allineandosi agli Stati Uniti, Yoon Suk-yeol è invece convinto che riaprire i negoziati, smarcandosi dagli statunitensi possa essere la strada migliore.
Come nasce Ai Yoon
La politica sudcoreana non è mai stata coinvolgente per i giovani e in generale non ha mai accesso gli animi popolari e ancor meno è stata un esempio per i movimenti politici degli altri Paesi. Forse proprio per questo lo staff dei Yoon ha deciso di lanciare un’iniziativa senza precedenti che ha destato scalpore, interesse e preoccupazione nel mondo.
Alcuni giovani hanno infatti pensato che per rendere il candidato conservatore più cool e per poter attrarre i giovani e racimolare quel pugno di voti che garantirebbe la vittoria, c’era bisogno di qualcosa di innovativo. Ma cosa? Un avatar, una proiezione digitale di Yoon che potesse interagire con gli elettori, ai quali potesse rispondere ma, soprattutto, che riuscisse a garantire quell’alone di simpatia ad un personaggio che non ha quasi nulla dell’idea di smart tanto cara alle nuove generazioni.
Per assicurarsi una proiezione digitale quanto più realistica possibile, il comitato elettorale si è affidato alla tecnologia deepfake, che negli anni ha fatto enormi passi in avanti in questo campo. Yoon ha registrato oltre 3mila filmati, 20 ore di audio e di video, che sono stati consegnati ad una società specializzata nel settore. Così è nato Ai Yoon (Ai sta per intelligenza artificiale), l’avatar del candidato che parla con la voce di Yoon, che si muove come Yoon, ma che è più giovanile e social di Yoon.
La tecnologia deepfake e gli avatar
Il termine coniato nel 2017, indica una tecnologia che genera immagini in movimento del tutto verosimili a quelle reali con tanto di audio. Naturalmente per ottenere un risultato valido e di qualità c’è bisogno di input reali (immagini, filmati, registrazioni audio). Questa tecnologia si è evoluta negli anni attraverso la possibilità di implementarla con l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico degli avatar.
Inizialmente la deepfake è nata con l’obiettivo di utilizzare foto, video e audio di persone defunte e animarle, dando così vita a chi non ne ha più. Nel 2016 Eugenia Kuyda un’informatica russa, trasferitasi negli USA, utilizzò questa tecnologia, prima ancora che si chiamasse deepfake, per “riportare in vita” il suo amico prematuramente scomparso.
Dopo questa nostalgica trovata Kuyda lancia sul mercato Replika, un’applicazione utile a creare un amico virtuale, un software capace di riconoscere le emozioni dell’utente e di interagire sul piano affettivo. Dunque, tralasciando le questioni etiche, con una buona dose di materiale audio e video di una persona è possibile creare video completamente falsi o addirittura delle vere e proprie entità digitali del tutto indipendenti capaci di relazionassi in maniera indipendente con gli esseri umani.
Ai Yoon fa campagna elettorale
L’avatar del candidato sudcoreano sessantenne, non solo è realistico ma sembra aver molto più appeal dello Yoon in carne ed ossa. Il primo avatar ufficiale di una campagna elettorale è diventato immediatamente fondamentale nel dinamiche del voto.
E questo anche perché la Corea del Sud è il primo paese al mondo per la velocità media dei collegamenti internet, con un’infrastruttura leggera che permette connessioni ovunque e senza interruzioni e dove la rete rappresenta il vero luogo del confronto e della formazione dell’opinione pubblica.
L’avatar e il suo linguaggio nuovo
La somiglianza tra Yoon e il suo avatar è spaventosa. A rendere diverso Ai Yoon e il suo linguaggio, molto più fresco e la capacita di dare risposte originali che diventano immediatamente virali sul web. Lanciato il primo gennaio Ai Yoon ha da subito iniziato a fare numeri senza precedenti.
Il sito WkiYoon, quello attraverso il quale si può dialogare con l’avatar, ha totalizzato ben 7 milioni di visitatori per decine di milioni di domande. La cosa interessante è che, nella maggior parte dei casi, le domande poste sono del tutto diverse rispetto a quelle solitamente rivolte ad un candidato sudcoreano, in un ambiente politico che spesso in Corea del Sud è ancora molto tradizionale ed abbottonato.
Uno degli utenti ad esempio ha chiesto ad Ai Yoon chi avrebbe salvato dall’annegamento tra il presidente in carica e il suo delfino, avversario di Yoon per la presidenza. L’avatar ha risposto: «augurerei ad entrambi buona fortuna». La frase ha fatto il giro dei social ed è diventata immediatamente un mantra tra i giovani.
Baik Kyeong-hoon, capo della comunicazione di Yoon e suo ghostwriter, ha ammesso che nei discori è «più efficace Ai Yoon che Yoon». E infatti l’avatar ha conquistato le prime pagine dei giornali, le aperture delle homepage dei siti e i titoli dei telegiornali nazionali.
Il linguaggio di Ai Yoon è moderno e diretto, si richiama al mondo del gaming, si presta alle battute e ai doppi sensi, in sintesi, è più vicino a quello reale della società coreana. Ai Yoon forse sarà l’arma vincente dei conservatori di Seul per vincere il 9 marzo ma, certo, vedere un cybercandidato essere più empatico e vicino alla società reale rispetto ai candidati veri, non è proprio un buon segnale per la politica e non solo per quella sudcoreana.