Interviste

Young Platform: “Ecco come rendiamo le criptovalute accessibili a tutti”

"Ci focalizziamo molto su come familiarizzare i nostri clienti con questo nuovo strumento, in modo che possano investirci consapevolmente e con rischi bassi. Siamo convinti che quella delle criptovalute sia la più grande rivoluzione nel mondo finanziario degli ultimi anni".

Sono passati da una valutazione di mezzo milione di euro a ben 18,5 milioni in appena tre anni. Stiamo parlando di Young Platform, piattaforma che semplifica l’accesso al mondo delle criptovalute e che già dal nome svela uno dei suoi punti forti: un team di giovani e giovanissimi. Che cosa facciano e come sono riusciti a moltiplicare il loro valore in così poco tempo, lo chiediamo al Ceo e Co-founder della start up, il 24enne Andrea Ferrero.

Partiamo dalla cosa apparentemente più facile da spiegare: cosa fa Young Platform?

“Per dirla con parole semplici siamo un cambia valute. Attraverso la nostra piattaforma si possono convertire gli euro in criptovalute e viceversa, o scambiare una criptovaluta con un’altra. In realtà il nostro approccio è un po’ più elaborato e il nostro scopo è rendere questo mondo accessibile a tutti. Quindi ci focalizziamo molto su come familiarizzare i nostri clienti con questo nuovo strumento, in modo che possano investirci consapevolmente e con rischi bassi. Siamo convinti che quella delle criptovalute sia la più grande rivoluzione nel mondo finanziario degli ultimi anni. In questa fase iniziale c’è spazio per i piccoli risparmiatori che, una volta capito di cosa si tratta, possano investirci e guadagnarci”.

Le criptomonete sono un investimento o una speculazione?

“Nessuna delle due. Sono semplicemente un nuovo asset, anche se in realtà ha già dieci anni ed è quindi oramai stabile. Così come nei secoli siamo passati dal baratto alla moneta, fino all’euro, le nuove generazioni useranno, e stanno già usando, sempre più le criptovalute”.

Ma se compro un bitcoin e poi nessuno me lo ricompra, non rischio di restare con il cerino in mano?

Non c’è questa possibilità. Noi garantiamo sempre la liquidità e la possibilità di convertirlo. In questo momento la richiesta è molto alta e così la liquidità. Le criptovalute attualmente possono considerarsi in termini di convertibilità alla pari di un’azione di un grande gruppo tecnologico, tipo la Tesla o Google”.

Da mezzo milione a ben 18,5 milioni di euro di valutazione in meno di 3 anni, come avete fatto?

Abbiamo investito innanzitutto nei talenti. Il nostro gruppo è fatto di persone motivate e l’età media è di 27 anni. Questa è stata la prima chiave. Il mercato delle criptovalute è stato il secondo punto fondamentale. Perché è innegabile che è in ascesa e quindi ci siamo trovati con il vento in poppa. Infine, abbiamo avuto la fortuna di avere al nostro fianco persone più grandi di noi che ci hanno aiutato e indirizzato: dal Politecnico di Torino da cui siamo partiti, al commercialista, fino all’avvocato e a una vera e propria rete di professionisti che ci ha seguito”.

Tra i vostri investitori c’è anche Luigi Berlusconi, giusto?

Nell’ultimo aumento di capitale è entrato il fondo United Ventures SGR, mentre negli anni alcuni azionisti della prima ora hanno rivenduto parte delle loro azioni e sono entrati Luigi Berlusconi e altri startupper, la cui esperienza è stato un altro fattore importante per la nostra crescita”.

Per avere la licenza avete dovuto aprire una sede a Tallin, perché?

La nostra sede principale resta il Politecnico di Torino, ma l’Italia non prevede una licenza per una piattaforma come la nostra. Puoi operare con un parere legale che certifichi il rispetto delle norme antiriciclaggio, ma questo non ti permette poi di poter lavorare anche all’estero. Il nostro obiettivo è diventare la piattaforma leader nel Sud Europa per lo scambio di criptovalute e per fare questo avevamo bisogno di una licenza. Tre anni fa solo l’Estonia aveva una regolamentazione al riguardo, oggi anche Germania e Francia”.

Nel sistema delle piattaforme per lo scambio di criptovalute, l’Italia è competitiva?

Noi abbiamo il 36% del mercato nazionale e siamo tra i primi 3 operatori in patria. Gli altri due sono esteri. L’obiettivo è diventare leader nel Paese ed estenderci in Spagna e Francia. Il problema principale sono i capitali. I nostri competitor esteri godono di un numero maggiore di investitori, per cui se vogliamo crescere a un ritmo sostenuto anche noi dobbiamo rivolgerci a venture capital esteri”.

Quanti dipendenti avete?

“Al 31 dicembre 2021 eravamo 40, oggi siamo 45. L’obiettivo per fine anno è di superare le 110 persone assunte”.

Romolo Napolitano

Giornalista professionista dal 2011 è stato, non ancora trentenne, caporedattore dell’agenzia di informazione videogiornalistica Sicomunicazione. Ha lavorato 3 anni negli Stati Uniti in MSC. Al suo ritorno in Italia si è occupato principalmente di uffici stampa e comunicazione d'impresa. Attualmente è giornalista, copywriter e videomaker freelance. Si occupa, tra le altre cose, di tecnologie, nautica e sociale.

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