Bozzaotra: “Covid e no vax, un fenomeno complesso di paure non nominate”
"Alle informazioni non chiare che circolano si legano gli affetti e le emozioni legate non solo al periodo di pandemia, ma anche alle nostre individualità. La paura, ad esempio, è oggi sia l’emozione più ricorrente sia l’emozione che non può essere mai nominata".
Ad oggi in Italia il novanta per cento della popolazione con più di 12 anni si è sottoposta almeno ad una dose di vaccino Covid. Scende di tre punti percentuali la popolazione che ha completato il ciclo vaccinale che prevede, salvo casi particolari, tre dosi. Sono ancora diversi milioni gli italiani che hanno scelto di non vaccinarsi per proteggersi dal Covid-19. Una scelta sulla quale è utile capire di più. Lo facciamo insieme ad Antonella Bozzaotra, psicologa dirigente Asl Napoli 1 Centro.
Molte persone hanno scelto di non sottoporsi al vaccino Covid e mostrano un atteggiamento di chiusura e diffidenza verso tale strumento. Quali possono essere le forme di disagio che caratterizzano tali persone?
“Tutti i fenomeni vanno letti secondo più punti di vista. Come nella violenza di genere il tema informazione è certamente centrale. Questo è un periodo storico in cui siamo immersi di informazioni, dove possiamo continuamente aggiornarci e dove noi possiamo continuamente scrivere informazioni. Alle informazioni non chiare che circolano si legano gli affetti e le emozioni legate non solo al periodo di pandemia, ma anche alle nostre individualità. La paura, ad esempio, è oggi sia l’emozione più ricorrente sia l’emozione che non può essere mai nominata”.
Qual è la miglior risposta per affrontare tale condizioni da parte delle istituzioni? E quale, invece, può essere l’atteggiamento di coloro che sono già vaccinati?
“Credo che le Istituzioni devono innanzitutto creare alleanze tra di loro e allo stesso tempo “essere aperte” ai cittadini e ai loro disagi, rispondendo alla complessità del fenomeno e venendo incontro anche a chi ha un pensiero diverso”.
Abbiamo la sensazione che molte persone non vaccinate soffrano per la loro scelta che, nel contesto attuale, li vede sempre più isolati. Come possono superare tale sofferenza?
“I fenomeni di discriminazione in questa fase pandemica sono all’ordine del giorno. Assistiamo quotidianamente alle difficoltà relazionali di entrambi le parti. Ovviamente dobbiamo stare attenti alle posizioni estreme, che nel loro portano all’isolamento“.
In uno scenario delicato e instabile dal punto di vista epidemiologico – ma anche economico e sociale – la figura dello psicologo è essenziale: come e quando è necessario rivolgersi a uno specialista?
“Il termine specialista mi lascia ad oggi perplessa. Il rischio è di incorrere in psicologi-psicoterapeuti tecnici, con compiti salvifici e velocemente risolutivi. Credo nell’importanza di affidare la propria storia che è sempre inserita in una cornice più ampia, cosi come il proprio disagio, fatto da intrecci e dinamiche sfaccettate ed eterogenee”.