ANGI, Bankitalia e lo spettro del lavoro: 54% dei giovani “pessimista” e donne quasi al palo

L'Associazione dei giovani innovatori rende noti i risultati di uno studio sulla fascia d'età 18-34: su tutte, persiste il problema dell'esperienza richiesta non maturabile, mentre Bankitalia registra ancora una volta un calo nell'occupazione femminile

Un bilancio quasi nero quello sul lavoro nei postumi della pandemia: seppur in due indagini completamente differenti, sia ANGI (Associazione nazionale giovani innovatori) che Bankitalia hanno riscontrato non poche negatività.

Per la prima, il 64 percento dei giovani sostiene che a frenare il loro accesso al credito è la richiesta di “esperienza minima” praticamente impossibile da maturare, mentre poco più di uno su due ha la sensazione che le aziende siano poco aperte alle assunzioni: questi i due dati chiave che emergono dal rapporto dell’Osservatorio OpenUp 2021 dell’Angi

Problemi di sempre per rilevazioni attuali, verrebbe da dire, che portano a uno sconfortante risultato che recita che il 54,2 percento dei giovani tra i 18 e 34 anni è pessimista sul futuro dell’economia italiana.

Secondo Bankitalia, invece, l’occupazione femminile non beneficia della lieve ripresa delle assunzioni a tempo indeterminato. Un dato che riflette lo stato di Paese forse ancora misogino e soggetto a logiche che relegano la donna a ruoli di cura, al gender gap o a dinamiche per così dire trascurabili.

Le indagini

Già lo scorso luglio, in occasione del Web Marketing Festival, l’Osservatorio Giovani e Innovazione di Angi aveva presentato un articolato rapporto su un campione casuale di oltre 500 persone in cui si dimostrava che la maggior parte dei giovani intervistati (fascia 18 – 34) avvertiva come maggior problema della pandemia Covid la difficoltà nel cercare una nuova occupazione. In quell’occasione inoltre almeno un giovane su due individuava carenze da parte di Stato, Università e Aziende nel favorire il contatto tra mondo del lavoro e universo dello studio.

Nel nuovo studio, che richiama molti punti del precedente, sono state circa 1500 le persone che hanno composto il campione di studio, che include anche gli over 35. I dati sono stati introdotti in occasione della presentazione al pubblico del prossimo Premio Angi che, giunto alla IV edizione, sarà assegnato mercoledì 1 dicembre, presso l’Auditorium del museo dell’Ara Pacis a Roma.

Sembrerebbe un’immagine in controtendenza, quella che emerge dalle anticipazioni dello studio, rispetto a quella che emerge nelle stesse ore da Bankitalia e Ministero del Lavoro che recita un incoraggiante “dal 1 gennaio al 31 ottobre di quest’anno sono stati creati circa 600.000 posti di lavoro”.

Ma attenzione: finita la stagione estiva, in settembre e ottobre le attivazioni nette si sono ridotte (-230.000 unità), registrando tuttavia una contrazione inferiore a quella degli anni precedenti: nel periodo che va dal 1° gennaio al 31 ottobre di quest’anno sono stati creati circa 600.000 posti di lavoro, quasi 500.000 in più rispetto allo stesso periodo del 2020 e oltre 190.000 in più rispetto a quello del 2019.

Ad ogni modo, pesare ancora sull’accesso al credito, affermano da Angi, anche “le scarse risorse per avviare un’attività o un’impresa; i turn over occupazionali bloccati; la poca attitudine all’innovazione e al rischio”. C’è spazio anche per la questione di genere, con il 55,9 percento del campione che concorda nel ritenere che c’è “scarso livello di riconoscibilità delle donne come innovatrici nel mondo digitale”.

E pure fra le donne, Bankitalia riscontra non poche difficoltà: la dinamica dell’occupazione femminile ha gradualmente recuperato nel corso del 2021, ma soprattutto grazie a contratti di lavoro temporanei, molti dei quali sono scaduti nei mesi autunnali: tra le donne oltre l’82 per cento dei posti di lavoro creati nel 2021 erano a termine (72 per cento tra gli uomini).

Il lieve incremento del lavoro permanente ha invece favorito, seppur di poco, l’occupazione maschile: a settembre e ottobre le assunzioni a tempo indeterminato tornavano sui livelli pre-pandemici tra gli uomini mentre tra le donne erano di oltre il 3 per cento inferiori rispetto al 2019.

Tre gli elementi fondamentali, secondo gli intervistati, per un’impresa innovativa: in primis “investimenti in strumenti, macchinari e tecnologie all’avanguardia”; poi un “gruppo dirigenziale giovane”; infine la “conoscenza degli strumenti digitali”.

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