I Pandora Papers hanno scatenato un terremoto di portata globale. A poche ore dalla pubblicazione del lavoro di inchiesta giornalistico (in Italia coordinato in esclusiva da L’Espresso che ne spiega i minuziosi dettagli) che svela circa dodici milioni di documenti contabili relativi a paradisi fiscali offshore dei “ricchi e potenti” di tutto il mondo, promette di restare in cima alla lista dei trend politici, economici e sociali per diverso tempo, lasciando dietro di se una scia di consapevolezze, dubbi, rimostranze, lacrime e sangue.
L’indagine dei Pandora Papers, coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij), ha coinvolto 600 giornalisti di 150 testate nazionali tutto il mondo. Come spiega L’Espresso, l’inchiesta
“si chiama Pandora Papers perché scoperchia un vaso di veleni di portata mondiale. Più di 11,9 milioni di documenti con i nomi di oltre 29 mila beneficiari di società offshore, fino a ieri sconosciuti. Dietro le carte intestate ai fiduciari, emergono per la prima volta investimenti e patrimoni esteri di politici europei e sudamericani, dittatori africani, ministri asiatici, sceicchi arabi. Le casseforti segrete di 46 oligarchi russi. Le offshore che azzerano le tasse a una super casta di oltre 130 multi-miliardari americani, indiani, messicani e di altre nazioni”.
da L’Espresso “Pandora Papers, ecco i tesori nei paradisi fiscali di 35 capi di Stato e di governo e migliaia di vip”
Cosa hanno svelato i Pandora Papers
“Ci sono 35 capi di Stato o di governo. Più di 300 politici di oltre novanta nazioni: ministri, leader di partito, parlamentari. Insieme a generali, capi dei servizi segreti, manager pubblici e privati, banchieri, industriali. Le nuove carte, chiamate Pandora Papers, documentano una miriade di affari ricchissimi con i nomi dei beneficiari, finora tenuti segreti. L’elenco degli azionisti schermati dal velo delle società offshore comprende il premier della Repubblica Ceca, il ministro olandese dell’Economia, l’ex capo del governo britannico Tony Blair, il Re di Giordania e presidenti in carica di Paesi come Ucraina, Kenya, Cile, Ecuador. Nella lista spiccano i nomi di molte celebrità dello sport, della moda e dello spettacolo. Ma ci sono anche criminali. Ex terroristi. Bancarottieri. Trafficanti di droga. E boss mafiosi, anche italiani, con i loro tesorieri”.
da L’Espresso
Risulta semplice comprendere perché, nell’epoca degli opinion leader, dei trend topic e delle dichiarazioni a tutto tondo, i Pandora Papers rappresentano un terremoto di portata globale per la classe politica internazionale.
Sono state, infatti, immediate le difese e le alzate di scudi: il Cremlino ha immediatamente liquidato il contenuto dell’inchiesta come “affermazioni prive di sostanza“. Ancora, “non abbiamo notato” scrive l’agenzia Ria Novosti citando il portavoce, “patrimoni nascosti nell’entourage di Putin”. Fra le persone nominate nell’inchiesta, la presunta madre di una figlia di Putin, Svetlana Krivonogikh: i Pandora Papers sostengono che sia la beneficiaria di una società offshore costituita nel 2003, esattamente un mese dopo la nascita della bambina, che ha comprato per 3 milioni e 600 mila dollari una residenza affacciata sul mare nel Principato di Monaco.
In Turchia la situazione non sembra essere diversa. Mentre i media filogovernativi minimizzano la notizia o la ignorano, i siti indipendentisti hanno sottolineato la presenza di circa 220 turchi sotto accusa fra cui la proprietà della Ronesans Holding, che ha costruito il complesso presidenziale di Recep Tayyip Erdogan nella capitale Ankara. E che avrebbe trasferito alcuni profitti da progetti pubblici alle Isole Vergini.
Il presidente della Repubblica Dominicana, l’imprenditore Luis Abinader, difende la sua trasparenza dopo le rivelazioni dei Pandora Papers sulle sue attività nei paradisi fiscali. Stessa posizione del presidente cipriota Nikos Anastasiadis, che ha negato qualsiasi coinvolgimento nelle accuse mosse dai Pandora Papers e che citano lo studio legale da lui fondato.
Ancora, il primo ministro ceco, il miliardario Andrej Babis, ha respinto le accuse emerse nei suoi confronti dai Pandora Papers dicendo di non aver fatto ”niente di illegale”. E che si tratta solo di un tentativo di screditarlo in vista delle elezioni dell’8 e 9 ottobre. ”Non ho mai fatto nulla di illegale o sbagliato, ma ciò non impedisce loro di provare a denigrarmi di nuovo e a influenzare le elezioni parlamentari ceche”, ha scritto su Twitter. Invece, secondo i Pandora Papers, avrebbe usato società-schermo delle Isole Vergini Britanniche nel 2009 per acquistare una villa da 22 milioni in Costa Azzurra, non dichiarandolo.
Sono molte le levate di scudi (prevedibili) di capi di stato, imprenditori e politici emerse in queste ore e destinate ad aumentare. Ancora non si ha traccia di come si difenderanno le élite politiche da Dubai al Kenya, dal Montenegro all’Ucraina, dal Congo al Libano. Silenziosi sembrano essere anche i “vip” come Claudia Shiffer, Shakira, Julio Iglesias e l’italiano Carlo Ancelotti.
E, a proposito di italiani, non sembra essere finita qui:
“Nella montagna di documenti dei Pandora Papers ci sono molti altri nomi italiani, finora mai emersi: celebrità del calcio, moda e spettacolo, politici e loro familiari, evasori fiscali con i loro consulenti, mafiosi con i loro tesorieri. Le loro avventure nello spazio offshore verranno raccontate in esclusiva dall’Espresso“ avverte la testata.
Evasione fiscale, problema globale
Quel che è certo è che i Pandora Papers hanno evidenziato, con una perturbante potenza mediatica, quanto l’evasione fiscale sia un problema globalizzato e mal gestito dai Governi di tutti i Paesi (che, spesso, sembrano rendersi complici nel malaffare).
E mentre dalla Commissione Europea la vice portavoce capo della Commissione Dana Spinant e il portavoce Daniel Ferrie dichiarano di “continuare a lavorare per rafforzare la lotta contro l’evasione fiscale” e informa che “la Commissione sta preparando nuove proposte per rafforzare la lotta contro l’evasione fiscale, inclusa una nuova proposta entro fine anno sull’uso di società schermo a fini fiscali” dalla Casa Bianca twittano che”L’Agenda Build Back Better del presidente Joe Biden reprimerà i regimi fiscali iniqui. E’ tempo di trattare con gli americani laboriosi e di garantire che i super-ricchi paghino la loro giusta quota’‘.
Almeno otto Paesi, inoltre, hanno già annunciato che indagheranno sulle attività finanziarie dei loro cittadini e delle loro istituzioni citati nel Pandora Papers: le autorità di Pakistan, Messico, Spagna, Brasile, Sri Lanka, Australia e Panama, hanno promesso che apriranno velocemente delle indagini sulla scia dell’inchiesta che rivela come miliardari, politici e criminali sfruttino i paradisi fiscali per coprire evasioni fiscali e riciclaggio di denaro sporco.
Il Guardian evidenzia che le autorità della Repubblica Ceca hanno twittato che indagheranno sulle persone citate nell’inchiesta, tra cui il primo ministro Andrej Babis, che è nel mezzo di una campagna per farsi rieleggere. Anche il primo ministro pakistano, Imran Khan, ha promesso di fare luce su tutti i cittadini coinvolti e di prendere “provvedimenti appropriati” qualora fossero confermati dei reati.
Insomma. Staremo a vedere.