La Commissione Europea intende “riavviare” la consultazione pubblica sulle regole UE di bilancio, perché “alcuni difetti identificati prima della crisi della Covid-19 ora sono diventati ancora più pronunciati. Dobbiamo avere un percorso di riduzione del debito che sia realistico per tutti gli Stati membri”.
A sostenerlo è il Vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis che conferma, a margine dell’Eurogruppo a Kranj, in Slovenia, che l’area individuata dall’esecutivo UE per “ammorbidire” le regole di bilancio e renderle più realistiche è quella del percorso previsto per la riduzione del debito pubblico.
Come potrebbero cambiare le regole di bilancio
La soglia massima, teorica, del debito è fissata da un allegato al trattato di Maastricht al 60% del Pil. Chi è sopra quella soglia, prevedono i regolamenti emanati successivamente, dovrebbe ridurre il debito ogni anno di un ventesimo della quota eccedente il 60%.
Un consolidamento giudicato da molti insostenibile, oggi che il debito medio dell’Eurozona è intorno al 100%. Gentiloni, che è socialista, aveva già fatto capire chiaramente a Cernobbio l’orientamento della Commissione, che è un organo collegiale. Orientamento che viene confermato oggi da Dombrovskis, lettone esponente del Ppe, comunemente considerato un ‘falco’.
“Dobbiamo – continua Dombrovskis – bilanciare la sostenibilità di bilancio con il bisogno di sostenere la ripresa economica. Durante l’autunno la Commissione prevede di rilanciare la consultazione pubblica e riiniziare il dibattito”.
La proposta della Commissione sulla revisione del Two Pack e Six Pack, l’apparato legislativo che regola il coordinamento UE dei bilanci pubblici, annuncia il Vicepresidente che “arriverà alla fine della consultazione pubblica e della discussione con gli Stati membri e con i vari stakeholder”.
“Un altro elemento importante – sottolinea ancora Dombrovskis – è costruire un accordo consensuale su dove vogliamo che ‘atterrino’ le regole di bilancio, per finire in una posizione migliore di quella in cui siamo ora” e non solo finire a discutere “in maniera divisiva”.